Comprare, deturpare un monumento e addirittura farselo riconoscere dalle Istituzioni come una dimora storica, con tanto di menzione sul sito ufficiale della Regione Lazio la quale, poi, in ragione delle polemiche che ne seguirono, ritirò la predetta menzione.
È accaduto proprio questo al Castello di Gianola, da molti anni al centro di una vera e propria battaglia tra il privato, l’avvocato Gennaro Orefice, e gli enti locali, nonché molti privati cittadini di Formia. Il cosiddetto Castello di Gianola, ubicato nell’omonimo parco all’interno della riserva del parco regionale Riviera di Ulisse, è una edificazione risalente al XVII secolo e realizzata su una villa marittima risalente al I secolo avanti Cristo. Più di 2mila anni di storia.
La Regione Lazio, come accennato, dopo la prima “svista”, annullò l’ammissione del Castello di Gianola nella lista degli 80 siti riconosciuti come “Dimore storiche”, facenti parte della seconda edizione dell’omonima manifestazione di promozione, valorizzazione e visita prevista tra il 25 e il 28 aprile 2019. La decisione arrivò dopo la segnalazione del Comune di Formia e la pubblicazione di un articolo di Latina Tu datato 18 aprile, circa le gravi e irrisolte violazioni ai numerosi vincoli insistenti nell’area e all’ecosistema autoctono compreso nella zona protetta.
Un’area nella quale sussistono tre ordinanze di demolizione delle numerose opere abusive compiute, sottoscritte nell’ultimo decennio dallo stesso Ente parco, dal Comune di Formia e in ultima battuta pure dal Tar nel 2018 (in attesa della sentenza, in ragione del ricorso al Presidente della Repubblica, che confermerà o meno il primo verdetto del Tribunale Amministrativo).
Al contempo l’attuale proprietà non ha mai provveduto allo stato di ripristino dei luoghi, tentando di farsi riconoscere l’enorme abuso commesso persino come un presidio monumentale intatto e degno di promozione culturale.
Un caso che non poteva non richiamare anche l’intervento della politica regionale, con un’interrogazione a risposta immediata, molto dettagliata nella ricostruzione cronologica dei fatti, accaduti nell’ultimo decennio, e presentata l’11 luglio 2019 dai consiglieri Gaia Pernarella e Valentina Corrado. Il titolo dell’atto parlava chiaro: “Reiterate attività edilizie abusive presso il complesso monumentale denominato ‘Castello di Gianola’ – Formia (LT)”.
Un atto che ha avuto le sue prime riposte durante il Consiglio regionale del 25 settembre scorso, quando la consigliera Pernarella è intervenuta e ha ricevuto al risposta dell’Assessore Politiche abitative, Urbanistica, Ciclo dei Rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero Massimiliano Valeriani.
Pernarella ha posto all’attenzione dell’Aula quella che lei stessa definisce “una questione annosa”, evidenziando alcuni punti fondamentali per comprendere il papocchio di Gianola:
- un manufatto di proprietà privata, che era un’antica torre di avvistamento, e che il proprietario ha pensato, nel corso degli anni, di trasformare in qualcosa di definibile come un complesso privato con gran parte delle opere realizzate in maniera abusiva, che però porta avanti – le prime attività su questo complesso, le prime richieste autorizzative sono del 2003 –in maniera difforme dalle autorizzazioni richieste;
- premessa la sentenza del Tar del Lazio, risalente al 2018, che ha stabilito la competenza delle attività e dei manufatti in capo al Parco Regionale sul lato “nulla osta”, la consigliera regionale ha chiesto chiarimenti sul ruolo della Soprintendenza rispetto alle sue posizioni ondivaghe, tramite pareri persino non di propria competenza. “Devo riconoscere, per onestà intellettuale, che dai miei accertamenti, dagli accessi agli atti – ha detto Pernarella in Aula – la Direzione regionale e il Parco Riviera d’Ulisse hanno fatto tutto quanto era nelle loro possibilità. L’unica cosa che non mi è chiara è che tipo di rapporti la Direzione regionale abbia intessuto in questi anni con il Ministero e perché la Regione, se lo ha fatto, non ha chiesto spiegazioni al Ministero per l’invasione di competenza. Qui parliamo di pareri paesaggistici, parliamo di attività di tutela. Questo complesso è situato non solo all’interno di un parco, ma anche a ridosso di una zona archeologica vincolata“. Ha poi concluso, non senza una critica nei confronti dell’ente regionale: “Vorremmo capire come mai le Istituzioni non si parlano oppure non hanno agito in maniera univoca su questa circostanza. Io, ovviamente, da semplice cittadina ho anche scritto una nota all’ex Ministro (ndr: Alberto Bonisoli). Mi premurerò di farlo nuovamente con il nuovo Ministro (ndr: Dario Franceschini) perché credo e ritengo che se non siano le Istituzioni le prime a tutelare parti veramente interessanti e veramente importanti del nostro territorio probabilmente i cittadini si vedranno sempre abbandonati dalle Istituzioni, soprattutto perché, in questo caso, anche l’Amministrazione comunale di Formia e tutte le Amministrazioni, tutta la parte politica che si è susseguita anche di diverse estrazioni politiche, nei confronti di questa attività che si ritiene abusiva del proprietario del complesso si è comportata in maniera univoca. La mia domanda semplicemente è come e se la Regione si sia interfacciata con il Ministero”.
Talché l’assessore Valeriani, ammettendo di non aver conosciuto la situazione prima dell’interrogazione, ha chiarito un punto fondamentale: “Devo fare una sottolineatura che riguarda la competenza. Si tratta di un vincolo monumentale, che è di competenza totale, esclusiva, non delegabile ad altri, del MiBACT. Quest’ultimo, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro rispetto alle sollecitazioni che ha fatto ripetutamente la nostra Direzione, anche con richieste di incontro. Lei, alla fine della sua illustrazione, ha detto che scriverà al nuovo Ministro. Bene, saremo in due a farlo, lo farò anch’io, scriverò una lettera al nuovo ministro Franceschini chiedendo un incontro per capire quali sono gli intoppi di questa interlocuzione e qual è, a questo punto, l’intenzione del Ministero per intervenire e porre fine a una querelle che va avanti da troppo tempo e che riguarda un illecito evidente che forse andrebbe in qualche modo rimosso”.
Tutto chiaro e probabilmente imbarazzante per alcune Istituzioni, in primis per la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, la quale è arrivata ad autorizzare i lavori pur riconoscendoli senza alcuna autorizzazione, ma con il pagamento di una sanzione di mille euro e che già precedentemente si era messa di traverso con lo stesso ente Parco delegittimandolo di fatto dalla propria autorità di controllo e difesa di un’area afferente alla Riserva del Parco. Oppure del sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano (che del parco è stato commissario dal 2010 al 2013 e ha dimenticato o forse non si è accorto allora delle battaglie del parco) il quale sfilò lungo il Castello nella nota trasmissione Formia TV presso il Castello di Gianola.
In attesa e nella speranza che la prossima puntata dal Castello degli abusi, con starring d’eccezione il Ministro Franceschini, sia anche l’ultima.