FINANZIERE CONDANNATO PER LE SOFFIATE: DOVRÀ RISARCERE ANCHE 50MILA EURO

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Finanziere condannato per aver rivelato notizie d’indagine in cambio di favori e regali: deve pagare 50mila euro

Nuovi guai per l’ex maresciallo della Finanza di Aprilia, Carmine Speranza. Accusato di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio, Speranza, all’epoca dei fatti in servizio alla Tenenza della Guardia di Finanza di Aprilia, è stato condannato, a settembre 2019, a 4 anni e 4 mesi dall’allora giudice dell’udienza preliminare Giorgia Castriota del Tribunale di Latina. Da questa vicenda, ne era scaturita per lui un atto da parte del comandante interregionale dell’Italia centrale della Guardia di finanza che disponeva il suo “ridimensionamento” d’ufficio nel ruolo dei militari di truppa dell’Esercito italiano senza grado. In seguito la Corte d’Appello ridusse la condanna a 3 anni e 8 mesi; infine, a giugno 2022, la Cassazione, respingendo il suo ricorso, ha reso irrevocabile la predetta condanna a 3 anni e 8 mesi.

A settembre del 2019, insieme al finanziere, furono condannati, nell’ambito della stesso processo (Super Job), 15 imputati per quasi sessanta anni di carcere complessivi con il rito abbreviato. Un sistema, quello di Super Job, portato alla luce dalla Procura di Latina – i sostituti procuratori Luigia Spinelli (ora a Roma) e Giuseppe Bontempo – che prevedeva cooperative intestate a prestanome le quali vivevano il tempo necessario per evadere il fisco, tramite reati contro la pubblica amministrazione, false fatture, evasione delle imposte, per un ammontare di circa 90 milioni di euro, di cui 15 furono sequestrati quando, a febbraio 2018, scattarono gli arresti per 18 persone (nove in carcere e nove ai domiciliari).

Speranza avrebbe rivelato, secondo la magistratura, l’indagine in corso di svolgimento ad alcuni coimputati in cambio di denaro, orologi e altre utilità come, persino, cibo e vino.

Ora, dopo la condanna in sede penale, al finanziere viene contestato anche il lato contabile dalla Corte dei Conti: l’uomo dovrà risarcire il Comando generale della Guardia di Finanza di Latina con 50mila euro, una somma equivalente al doppio delle regalie ricevute in cambio delle soffiate.

La Procura contabile – come spiega Il Mattino – contestava al miliare un danno da disservizio da 11.153 euro, pari al 20 per cento delle retribuzioni percepite durante il periodo coperto dalle indagini. Secondo i magistrati, avrebbe impiegato “energie lavorative per conseguire interessi privati propri e di terzi, al fine di trarne lucro personale”. Una circostanza che, secondo il giudice, non è stata provata dalla magistratura ordinaria, poiché “le competenze svolte nell’ambito del suo ufficio non gli avrebbero consentito un diretto coinvolgimento nella gestione delle verifiche fiscali delle cooperative, condizionandone gli esiti”.

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