ARRIVANO LE CONDANNE DI SUPER JOB. TRA IMPRENDITORI, COOP MORDI E FUGGI E UN FINANZIERE “INFEDELE”

Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina
Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina. L'operazione Super Job è stata condotta dal Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di Finanza di Latina e dalla tenenza di Aprilia

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, ha emesso, nella giornata di ieri, una sentenza di condanna per 15 imputati nel processo Super Job (quasi sessanta anni di carcere complessivi con il rito abbreviato), quel sistema portato alla luce dalla Procura di Latina – i sostituti procuratori Luigia Spinelli (ora a Roma) e Giuseppe Bontempo – che prevedeva cooperative intestate a prestanome le quali vivevano il tempo necessario per evadere il fisco, tramite reati contro la pubblica amministrazione, false fatture, evasione delle imposte, per un ammontare di circa 90 milioni di euro, di cui 15 furono sequestrati quando, a febbraio 2018, furono arrestate 18 persone (nove in carcere e nove ai domiciliari).

Oltreché all’imprenditore di Pavia, Enrico Fiorillo, nell’indagine furono coinvolte persone tra Latina, Aprilia e Cisterna: sei commercialisti, un finanziere all’epoca in servizio alla tenenza della Guardia di Finanza di Aprilia, Carmine Speranza (accusato di corruzione e rivelazioni di ufficio), un intermediario residente a Londra, un dipendente dell’Agenzia delle entrate e alcuni presidenti di cooperative. 

Le pene più alte sono state disposte dal gup Castriota all’indirizzo di Enrico Fiorillo, condannato a 6 anni di reclusione (condannata la madre di Fiorillo, Clementina Sprela), e il commercialista Fabio Cardenia, 6 anni e 8 mesi. A seguire il finanziere sospeso Carmine Speranza (4 anni e 4 mesi), 4 anni per Salvatore Martano, 4 anni e 4 mesi per Corrado Stoppa, Andrea e Alessandro Aquilini.

Condanne più lievi per Simona Nardi (3 anni e 4 mesi), Giacomo Carosi (un mese di meno rispetto alla Nardi) e per Federico Paoloni, Graziella Caddeo, Rinaldo Moscatelli e Marco Cristofaro (3 anni). 2 anni e 8 mesi sono stati inflitti, invece, a Vincenzo Marrazzo.

Ogni società – spiegava il giorno degli arresti, il colonnello Michele Bosco, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Latina – nasceva sapendo di dover passare il testimone a quella successiva. Le società nascevano ad Aprilia e morivano all’estero, nel Regno Unito, e prima di cessare l’attività lasciavano in eredità alla cooperativa nascente un credito Iva. La nuova cooperativa si gonfiava quindi di fatture false consentendo di creare fondi neri che venivano a loro volta trasferiti all’estero”. Le false fatture servivano, quindi, a creare falsi crediti Iva da utilizzare per compensare debiti di natura tributaria e previdenziale, il tutto bilanciato con i ricavi derivanti dall’emissione delle predette false fatture, con il risultato di una frode milionario ai danni dell’erario pubblico

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