L’ANBI è l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni che rappresenta e tutela gli interessi dei 142 Consorzi di bonifica, di irrigazione e di miglioramento fondiario operanti nel nostro Paese, tra cui quelli della provincia pontina, il Consorzio dell’Agro Pontino e quello del Sud Pontino.
Oggi, dalle pagine del Corriere della Sera, viene intervistato il Presidente Francesco Vincenzi che lancia un grido d’allarme sui cambiamenti climatici e sulle soluzioni da attuare per ovviare ai problemi che, vieppiù nella provincia pontina, si presentano in tutta la loro drammaticità alle prime piogge di una certa rilevanza: dalla bombe d’acqua alla tropicalizzazione del clima passando per la desertificazione, il Presidente non scorda niente e propone un grande piano nazionale di investimento – 3700 interventi per 8 miliardi – con un’attenzione particolare alle idrovore e ai canali, elementi che costituiscono, alla radice, larga parte del territorio pontino.
“I cambiamenti climatici con l’estremizzazione degli eventi atmosferici e l’urbanizzazione scellerata del territorio rendono l’Italia il Paese europeo più esposto ai rischi idrogeologici e mettono a dura prova il sistema di difesa idraulica, cioè l’immenso patrimonio di impianti e infrastrutture che i consorzi gestiscono e mantengono integro ed efficiente grazie ai contributi dei 9,5 milioni di consorziati – dichiara al Corsera, Vincenzi – È necessario un piano di investimenti pubblici per la manutenzione straordinaria della rete che trasporta l’81% dell’acqua per irrigare e delle idrovore“.
“Non piove di meno, piove “male”, con bombe d’acqua e alluvioni da un lato e desertificazione dall’altro – aggiunge il Presidente dell’Anbi, ricordando cattive esperienze che i pontini hanno via via vissuto negli anni – Situazioni la cui evoluzione è stata più rapida del previsto ed è destinata a peggiorare, non sappiamo quanto e in che tempi. Bisogna uscire dalla logica del breve periodo e dell’emergenza. Nel 2017, dopo l’estate più calda 12 regioni hanno chiesto lo stato di calamità naturale“.
Per avere un’idea, in tutto lo Stivale, i danni diretti e indiretti hanno raggiunto la cifra dei 5 miliardi avendo rinunciato alla prevenzione e favorendo la logica emergenziale più buona per le passerelle dei politici che per la manutenzione del territorio: “Risorse ingenti spese per intervenire dopo quando sarebbe stato possibile agire in prevenzione, risparmiando e creando sicurezza: l’emergenza costa sette volte di più, per non parlare di cosa significa per popolazione e istituzioni“.
Nella cartografia europea del rischio l’Italia è al primo posto in ragione della mancanza di strategia: “Il nostro paese potrebbe subire la maggiore perdita di valore dei terreni agricoli nel continente, tra il 34% e il 60%, cioè dai 58 ai 120 miliardi entro il 2100″. Ecco perché Vincenzi propone quello che chiama un “Patto per l’acqua”: “Un tavolo comune con gli attori di energia, industria, ambiente e turismo – dice Vincenzi – la legge stabilisce le priorità nell’utilizzo della ricerca idrica: dopo l’uso umano, quello agricolo e per il mantenimento del territorio. I cambiamenti climatici, con alluvioni e siccità, rendono sempre più evidente che l’acqua è una risorsa finita ed essenziale, da proteggere e da cui proteggersi, da rendere accessibile a tutti e risparmiare. Ci vuole una visione di lungo periodo“.