DUPLICE OMICIDIO DI CISTERNA, DESIRÈE RACCONTA LA STRAGE: “SODANO MI HA PUNTATO CONTRO LA PISTOLA, POI HA UCCISO MIA MADRE E MIA SORELLA”

Renée Amato e Nicoletta Zomparelli
Renée Amato e Nicoletta Zomparelli

Duplice omicidio di Cisterna di Latina, prosegue il processo al finanziere di 26 anni che ha ucciso madre e sorella della ex compagna

È ripreso il processo che vede sul banco degli imputati il 26enne militare della Guardia di Finanza Christian Sodano, accusato dell’omicidio volontario di Nicoletta Zomparelli (46 anni) e della figlia Renée Amato (19 anni), rispettivamente madre e sorella di Desirée Amato, ossia la ex compagna del finanziere di Scauri. L’omicidio si è compiuto il 13 febbraio del 2024 a Cisterna di Latina, un episodio di tale entità che ha attirato l’attenzione di tutti i media nazionali. Un duplice femminicidio, l’ennesimo, in una città, Cisterna di Latina, colpita anni prima dal delitto del carabiniere Luigi Capasso che sterminò le sue due bambine, Alessia e Martina, e tentò di uccidere la compagna Antonietta Gargiulo.

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Oggi, 14 gennaio, dinanzi alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Mario La Rosa, oltreché la giuria popolare, è stata ascolta la testimone principale: Desirée Amato, figlia e sorella delle due vittime, presente durante la mattanza che quasi un anno fa ha cambiato per sempre la vita a lei e al padre, Giuseppe Amato, ascoltato come testimone dopo la deposizione dell’unica figlia che gli è rimasta.

Desirée, appena 23enne, racconta, si ferma solo una volta per piangere e riprendere fiato. È il momento del ricordo degli spari quando il suo ex fidanzato ha posto fine alla vita delle amate madre e sorella. “Abbiamo pranzato insieme quel giorno con mia madre e mia sorella”. La discussione sulla fine della sua relazione con Sodano era iniziata il 12 febbraio. “Lui mi ripeteva: “sei sicura?“.

Interrogata prima dal pubblico ministero Marina Marra, poi dagli avvocati di parte civile e, infine, dagli avvocati difensori di Sodano, Leonardo Palombi e Lucio Teson, la 23enne si dimostra lucida e anche capace di personalità quando dice con fermezza ma educazione a uno legali difensori di farla finire di parlare.

Ciò che esce fuori è un ragazzo possessivo il quale aveva instaurato con lei un rapporto morboso, che non le permetteva di essere se stessa. Quando le disse, in quel fatidico giorno di 11 mesi fa, “vado in macchina a prendere il caricatore del telefono“, la ragazza, che ha testimoniato con un separè in legno per evitare di incrociare lo sguardo con il giovane, ha oggi la certezza che Sodano si stava apprestando ad andare in auto a prendere la pistola d’ordinanza con cui ha fatto fuori la madre e la sorella.

Lei, Desirée, aveva deciso di lasciarla tempo addietro e quando Sodano le chiedeva “sei sicura?”, la ragazza le rispose: “Per adesso è così, poi si vedrà”. Ricorda, la 26enne, anche l’anello della madre che Sodano le aveva regalato come gesto di riconciliazione. Eppure, la loro storia era già finita: si sono conosciuti nel locale dove la 26enne lavorava, ad Anzio, come ragazza immagine. Era l’aprile del 2023. Ad agosto dello stesso anno si mettono insieme, ma i rapporti diventano difficili già a novembre 2023. L’ultimo tappa forzata è un viaggio a Cuba fatto dalla famiglia Amato con Sodano al seguito. Oggi, Desirée racconta che lei aveva già deciso di lasciarlo, ma fu la madre a convincerla a farlo venire con loro oltreoceano: “I biglietti erano stati già comprati, si doveva fare, ma io ero distaccata e sapevo cosa dovevo fare al ritorno a Cisterna”.

Quel 13 febbraio 2024, dopo aver pranzato insieme – tutti, tranne il padre che era a lavoro fuori casa – “Sodano era normale, poi ha tirato fuori l’arma. Eravamo fuori casa quando me l’ha puntata contro e io fatto un gesto per respingerlo“. Dopo “io entrai dentro casa e lui dietro di me. Mi buttai per terra e mi riparavo il viso mentre lui impugnava l’arma”. Desy, a questo, piange e deve fermarsi. “Ho tirato un urlo e mia sorella è uscita dal bagno e lui le ha sparato immediatamente, dopodiché spara a mia madre. Io sono andata in bagno e ho chiuso la porta…ho sentito due colpi a mia sorella e una a mia madre….lui ha spaccato la porta del bagno a calci, mi diceva esci, io sono uscita dalla porta del bagno, sono andata in camera di mia sorella e lui mi ha seguito e mi diceva “sparami te adesso.” Aveva poggiato la pistola sul letto e mi diceva: “sparami te“.

A quel punto, dopo aver visto madre e sorella per terra, “sono andata via dalla porta, ma non ho potuto prendere la macchina, mi sono nascosta dietro la legna in giardino, ho sentito altri 2 spari e lui mi chiamava“. La mattanza si era appena compiuta, con i due spari che hanno finito la sorella ancora in vita. “Sono scappata passando sotto una rete e sono arrivata dal benzinaio chiedendo aiuto. Quando sono andata via la prima volta mia sorella si muoveva e quei due colpi che ho sentito ho pensato che fossero contro il cane”.

Christian Sodano
Christian Sodano

Facendo un passo indietro, Desirée ricorda che, vedendo la madre e la sorella per terra, “ho chiesto di chiamare qualcuno per soccorrerle, ma Sodano mi diceva di restare in casa. Alla fine, penso sia stato il benzinaio, quando sono scappata lì, a chiamare i soccorsi”. Ed è al distributore di benzina che la ragazza ha visto il padre, nel frattempo tornata da lavoro e ignaro di tutto.

Sodano, spiega Desirée, “era geloso e avevo deciso di lasciarlo, mi sentivo sempre con gli occhi addosso. Volevo lasciarlo perché non mi piaceva il suo atteggiamento. Mi scrisse “ogni scelta ha la sua conseguenza” e continuava a minacciare me e i miei cari“. La prima grande discussione c’è stata novembre 2023: “Io ero partita 2 giorni e ho detto a lui che mi sarei fermata a Firenze perché lui voleva parlarmi”. Nella stessa circostanza emerge un particolare inquietante: Sodano avrebbe interpellato un collega della Guardia di Finanza chiedendogli di vedere, attraverso un programma in uso ai militari, di vedere dove in realtà la ragazza si trovasse: è così che ha scoperto che la ragazza non si trovava a Firenze, ma era a Roma.

Non solo. “In una foto che scompare e si può vedere solo una volta, Sodano – spiega Desirée – si puntava una pistola al collo. Si trovava casa mia a Cisterna, mentre io ero a danza”. Il giovane era ossessivo, voleva sempre sapere dove si trovava la 23enne e la tempestava di messaggi. “Penso che Sodano portasse sempre con lui la pistola d’ordinanza, certe volte la tirava fuori. Lui mi ha parlato dei genitori deceduti ma non lo faceva spesso. Mi diceva in un messaggio: “Dio mi ha tolto tanto”. Appena mi staccavo da lui se la prendeva con me. Una sera mi disse: “ora tu non vai a mangiare fuori e stai con me perché è tutto il giorno che non mi hai calcolato”. Desirée doveva stare con lui, la controllava e la imbeccava: “Sin dall’inizio della relazione, mi diceva chi era mio zio, Gennaro Amato (nda: pluripregiudicato), e mi diceva anche di mio padre”.

Il pubblico ministero ha chiesto alla Corte d’Assise che fossero acquisiti i messaggi e gli screenshot tra Desirée e Sodano, in quanto la ragazza ha fatto fatica a ricordarli tutti. “Mi diceva di rimanere a casa e cercava di non farmi uscire con i miei amici. Se salutavo un amico maschio, mi metteva il muso e litigavamo. Il 12 febbraio 2024 è stata la prima volta che dormiva in casa da me, ma dormimmo sul divano. Lui rimase a dormire per chiarire. Parlavamo quella sera perché dovevamo lasciarci e lo decisi prima di partire per Cuba”. Il rapporto ossessivo di Sodano si esplicitava anche in altri comportamenti, come quando disse alla ragazza di bloccare il telefono dell’amica con cui lavorava nel locale ad Anzio, o come, dopo i litigi, andava dalla madre, Nicoletta Zomparelli, per lamentarsi”.

Sodano ebbe da ridire anche quando la ragazza andò in vacanza con l’amica a Milano. Dopo essersi conosciuti nel locale ad Anzio, dove Desirée lavorava come ragazza immagine, Sodano divenne “la causa delle mie assenze perché non voleva che andassi lì, non accettava il mio lavoro”.

E alla domanda sul perché ha deciso di interrompere la relazione con Sodano, la ragazza è diretta: “Per le minacce e perché mi sentivo controllata”. Non cede alla confusione, Desirée, neanche quando deve ricordare un particolare macabro, “Non era vero che Sodano aveva dei sacchi che usava per la pesca e li aveva sempre in macchina. Io quei sacchi non li avevo mai visti”.

Ad ogni modo, dopo che il 13 febbraio, finito di pranzare, Desirée ha esplicitato il proposito di lasciarlo, è accaduto l’ineluttabile, l’orrore a Cisterna. Un orrore che solo per poco il secondo testimone di giornata, Giuseppe Amato, marito e padre delle due vittime, non ha visto. “Stavo tornando da lavoro e mi sono fermato a fare benzina, è stato lì che il benzinaio mi ha detto che mia figlia scappava”.

A parlare per ultimo in una giornata intensa è stato uno dei poliziotti della Squadra Mobile che ha collaborato al primo intervento fatto e agli altri accertamenti. Il processo riprenderà il prossimo 18 febbraio quando saranno ascoltati tutti i rimanenti testimoni dell’accusa e ci sarà l’esame dell’imputato, Christian Sodano.

Nel processo, come noto, sono diverse le parti civili: Giovanni, Massimo e Maria Pia Zomparelli, rispettivamente padre, fratello e sorella di Nicoletta, assistiti dall’avvocato Oreste Palmieri; Giuseppe Amato, marito e padre delle vittime, difeso dall avvocato Marco Fagiolo; la ex compagna di Sodano, nonché figlia e sorella delle vittime, Desirèe Amato, difesa dall’avvocato Chiara Fagiolo; il Comune di Cisterna, alla presenza del sindaco Valentino Mantini, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile; infine l’associazione “Insieme a Marianna”, assistita dall’avvocato Benedetta Manasseri.

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LE INDAGINI – Non sarebbe stato mosso a pietà dalla condizione quasi esanime della 19enne Renée Amato, il maresciallo della Finanza, Christian Sodano, accusato del duplice omicidio compiuto alla vigilia di San Valentino nel quartiere omonimo di Cisterna di Latina.

La spirale di ossessività e risentimento che Sodano coltivava nei confronti della ex fidanzata Desyrée Amato, la 22enne di Cisterna di Latina che, martedì 13 febbraio, si è vista uccidere praticamente davanti ai suoi occhi la madre Nicoletta Zomparelli (46 anni) e la sorella minore, Renée Amato (19 anni), non sarebbe l’unica componente della mattanza della villetta di Via Monti Lepini.

A dispetto di quanto sostenuto da Sodano, che aveva dichiarato agli inquirenti di aver premuto di nuovo il grilletto contro Renée per non farla soffrire, il 26enne avrebbe sparato di nuovo contro la sorella minore della sua ex fidanzata quando questa era ancora in grado di poter sopravvivere.

A differenza della madre, Nicoletta Zomparelli la quale, secondo gli esami balistici, sarebbe morta praticamente sul colpo e per di più sfigurata in viso dal momento che è lì che uno dei proiettili che l’ha raggiunta. La donna ha provato a pararsi il viso con una mano, un tentativo disperato che non ha retto alla furia di Sodano.

L’arresto di Sodano, come noto, risale a martedì 13 febbraio, quando gli agenti della Squadra Mobile di Latina, guidati dal vice questore Mattia Falso, su disposizione della Procura, hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti del 26enne, militare della Guardia di Finanza, Christian Sodano, gravemente indiziato per il duplice omicidio della sorella e della madre della sua fidanzata, commesso nel pomeriggio di ieri a Cisterna di Latina.

Un arresto in seguito convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, che ha disposto il carcere per il pericolo di fuga dell’imputato, che ebbe l’idea di scappare appena commesso il delitto, e il rischio che potesse uccidere di nuovo. Secondo le dichiarazione della ex fidanzata, Desy Amato, infatti, il 26enne avrebbe avuto intenzione di uccidere il padre, Giuseppe Amato. L’uomo, invece, era fuori dall’abitazione e stava tornando dal lavoro quando, prima di tornare a casa, si era fermato nello stesso distributore di benzina dove la figlia, Desyrée, era corsa per chiedere aiuto, in fuga dalla furia di Sodano.

Ad ogni modo, secondo gli accertamenti e gli esami balistici della Polizia Scientifica, disposti dal sostituto procuratore di Latina, Valerio De Luca, Renée Amato non era in fin di vita. Udite le grida di Desy alla vista della pistola presa da Sodano nella sua auto parcheggiata sotto la casa a Cisterna, accorsero in suo aiuto la madre e Renée, le quali, come noto, sono state fatte oggetto di alcuni colpi d’arma da fuoco da parte del finanziere. Dopo averle colpite, il 26enne si è diretto verso il bagno, prendendo a calci la porta, provocandone la rottura di una parte.

A quel punto, Desy scappata di nuovo ha raggiunto la camera della sorella al fine di fuggire dalla finestra, ma è stata anche qui raggiunta da Sodano per poi riuscire a fuggire un’ultima volta e rifugiarsi dietro una legnaia del giardino di casa. Da lì ha udito l’esplosione di altri due colpi di pistola ed è quindi fuggita in strada, passando da un buco della rete di recinzione dell’abitazione.

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Eppure, emerge ora che quei due colpi non sarebbero stati sparati per non far soffrire Renée, distesa in una pozza di sangue insieme alla madre ormai esanime. Renée stava probabilmente in posizione semi eretta, forse in ginocchio, e probabilmente avrebbe potuto anche sopravvivere, anche se sarà l’autopsia a confermare o meno questa tesi. I colpi, quindi, sarebbero stati esplosi con un surplus di ferocia e determinatezza tanto che Sodano potrebbe essere accusato non più di un duplice omicidio d’impeto, ma di un disegno ben premeditato come in parte è emerso dalle chat recuperate dagli investigatori. Il movente sarebbe stato vendicarsi della fine della relazione sentimentale voluta da Desy Amato.

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