Duplice omicidio di Cisterna di Latina, è iniziato il processo al finanziere di 26 anni che ha ucciso madre e sorella della ex compagna
Un processo atteso da tutta la comunità di Cisterna di Latina e oltre quello che vede sul banco degli imputati il 26enne militare della Guardia di Finanza Christian Sodano, accusato dell’omicidio volontario di Nicoletta Zomparelli (46 anni) e della figlia Renée Amato (19 anni), rispettivamente madre e sorella di Desirée Amato, ossia la ex compagna del finanziere di Scauri. L’omicidio si è compiuto il 13 febbraio del 2024 a Cisterna di Latina, un episodio di tale entità che ha attirato l’attenzione di tutti i media nazionali. Un duplice femminicidio, l’ennesimo, in una città, Cisterna di Latina, colpita anni prima dal delitto del carabiniere Luigi Capasso che sterminò le sue due bambine, Alessia e Martina, e tentò di uccidere la compagna Antonietta Gargiulo.
Fa da scenario al processo il Tribunale di Latina, che attende l’arrivo di Christian Sodan, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, scortato da quattro Carabinieri e con la sicurezza preparata per l’occasione. Il processo, nonostante alcune indiscrezioni di stampa piuttosto allarmanti, fila liscio. Deve giudicare un femminicidio il cui movente è ascritto, come spesso tristemente capita, nella gelosia di un ragazzo che non voleva che la sua storia finisse. Per vendetta, secondo l’accusa, ha ucciso madre e sorella della ex compagna, così ché la sua sofferenza non fosse sola, senza rendersi conto di aver segnato per sempre la vita di molte persone.
La Corte d’Assise è presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Mario La Rosa, oltreché alla giuria popolare chiamata a giudicare il killer di Cisterna, reo confesso. Il processo vedrà la contrapposizione delle parti sostanzialmente su due elementi: la premeditazione e la crudeltà dell’agire di Sodano, così come rappresentato dall’accusa, e le intenzioni suicide dell’uomo dopo aver commesso il delitto, così come anticipato dagli avvocati difensori Leonardo Palombi e Lucio Teson.
A sostenere l’accusa il pubblico ministero Marina Marra per una indagine firmata dal collega, al momento distaccato a Roma, Valerio De Luca. Diverse le parti civili, tutte accolte (tranne una) nonostante l’opposizione degli avvocati difensori su Comune di Cisterna (“Non si è mai costituito in nessun processo che lo hanno riguardato, neanche per quelli su reati contro la pubblica amministrazione e ambientali”, dice in aula l’avvocato Teson) e associazioni, tranne una, dalla Corte d’Assise: Giovanni, Massimo e Maria Pia Zomparelli, rispettivamente padre, fratello e sorella di Nicoletta, assistiti dall’avvocato Oreste Palmieri; Giuseppe Amato, marito e padre delle vittime, difeso dall avvocato Marco Fagiolo; la ex compagna di Sondano, nonché figlia e sorella delle vittime, Desirèe Amato, difesa dall’avvocato Chiara Fagiolo; il Comune di Cisterna, alla presenza del sindaco Valentino Mantini e della vice sindaco Maria Innamorato, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile; infine l’associazione “Insieme a Marianna”, assistita dall’avvocato Benedetta Manasseri. Rigettata dalla Corte d’Assise la costituzione di parte civile dell’associazione contro la violenza sulle donne “La Scuola di Atena”, difesa dall’avvocato Maria Belli.
“La nostra ammissione come Parte Civile all’interno del processo per Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato – ha dichiarato il sindaco Mantini – non fa altro che rafforzare l’azione sempre presente, prima del fatto, durante il fatto e anche in futuro della comunità di Cisterna per la sensibilizzazione, prevenzione e vicinanza alla famiglia – ha detto il Sindaco Valentino Mantini -.La nostra comunità deve essere e sentirsi soprattutto protetta: l’azione dell’amministrazione comunale sarà sempre più serrata rispetto alla violenza sulle donne e di genere. Siamo contenti per questa ammissione, continuiamo a stare accanto alla famiglia con la nostra vicinanza e il calore di tutta la comunità di Cisterna che, anche ieri, ha partecipato numerosa alle iniziative per il 25 Novembre. Questo sarà uno stimolo per incentivare l’azione già concreta dell’amministrazione comunale sul contrasto alla violenza sulle donne per la nostra comunità”.
Prima che iniziasse il dibattimento, l’avvocato Marco Fagiolo chiede alla Corte d’Assise che sia chiamato come responsabile civile anche il Ministero dell’Economia e Finanze dal momento che Sodano, in qualità di finanziere, è suo dipendente. Al centro del rilievo del legale la circostanza per cui Sodano aveva con sé la pistola d’ordinanza. La richiesta, però, dopo un quasi un’ora e mezzo di camera di consiglio viene rigettata dalla Corte d’Assise: il Mef non è responsabile, anche perché Sodano non aveva mostrato segni di squilibrio.
Il dibattimento si apre ma, all’inizio, la commozione è tanta: Desirée Amato, presente con i famigliari che le sono rimasti, è accanto al padre Giuseppe Amato. Non vuole vedere, ha appena 22 anni e probabilmente l’incubo è troppo fresco per poterlo rivivere e guarda il suo ex compagno che ha messo fine alla vita di madre e sorella.
La ragazza si copre e si accovaccia tra le file delle panche del Tribunale. Il prossimo 14 gennaio, data di rinvio del processo, quando dovrà testimoniare interrogata dal pm Marina Marra, lo farà con un separé. Su una cosa è sicura, la giovane: non vuole vedere Sodano che è presente in aula accanto agli avvocati difensori. Lo ribadisce lei stessa alla Pm Marra e al Presidente della Corte d’Assise, Soana.
Otto i testimoni ascoltati quest’oggi, tutti della pubblica accusa. Il primo testimone ad essere sentito è un investigatore di Squadra Mobile di Latina che ha partecipato alle indagini lampo che hanno assicurato alla giustizia l’imputato. “Ci siamo precipitati sul posto, in via Sgambati, a Latina, dove c’era stata segnalata la presenza di un ragazzo che aveva commesso un omicidio. Sapevamo che lì c’era il finanziere e che era armato. Subito, Sodano si è mostrato collaborativo, la sua arma era sul divano e ha ammesso il duplice omicidio”.
Dopodiché i detective della Squadra Mobile si sono recati sul luogo del delitto, in Via Monti Lepini, a Cisterna, a ridosso del quartiere popolare di San Valentino. I poliziotti nell’immediatezza hanno effettuato due sequestri: uno nell’immobile di Latina, di proprietà dello zio Carabinieri che lo ospitava e che subito ha chiamato le forze dell’ordine una volta saputo di ciò che aveva fatto il nipote, e un altro nell’auto di Sodano. Sul tavolo della cucina della casa di Latina, c’era un foglio in cui Sodano aveva scritto: “Avrei fatto di tutto per te”. Il riferimento è alla sua ex compagna Desirée alla quale ha tolto l’amore di madre e sorella. Inoltre, come ricorda l’agente della Squadra Mobile, sono stati trovati nell’auto di Sodano, tra le altre cose, anche un tirapugni e un manganello con la scritta Dux.
Sodano fu visto da una pattuglia dei carabinieri che gli segnarono di rallentare con l’auto, ma non fu fermato. A ricordarlo è sempre l’investigatore della Squadra Mobile. D’altra parte i militari non potevano sapere cosa fosse successo poco prima. Il giovane, come già emerso, era ospitato dallo zio in un appartamento in Q4 a Latina. Orfano dei genitori, il giovane ha avuto da sempre l’appoggio del parente, anche nelle fasi tremende del duplice delitto.
Il poliziotto ha anche ricordato che Desirée fu trovata a Cisterna nelle vicinanze della casa, era arrivata subito dopo perché era scappata vicino a un benzinaio. Fu Sodano a dire ai poliziotti che in casa c’era la fidanzata.
A seguire, altri testimoni, tutti della Polizia di Stato, tra cui due agenti della Polizia Scientifica che hanno svolto i rilievi fotografici, rinvenuta la pistola, sei cartucce, un anello da donna ed eseguito i prelievi di polvere da sparo sulle mani di Sodano. I rilevi, ovviamente, analizzati dalla Scientifica di Roma, hanno avuto tutti esito positivo. Sodano ha sparato, ma su questo non ci sono stati mai dubbi.
Di particolare interesse giudiziario, la testimonianza del medico legale dell’Università di Tor Vergata, Fabio Guidato, nominato dal pubblico ministero Valerio De Luca il giorno stesso della mattanza. Il medico ha descritto minuziosamente la sua autopsia sui cadaveri, un passaggio duro per i famigliari ma necessario per stabilire la premeditazione o meno degli omicidi.
Guidato ha spiegato che su Nicoletta Zomparelli sono stati esplosi tre colpi: uno sul braccio destro, uno sul collo, poi uscito dalla mandibola, il terzo all’interno dell’orbita dell’occhio. Per la donna il colpo letale è stato quello che l’ha raggiunto sulla testa. Secondo la consulenza medica, la donna era ancora in vita quando ha subito il colpo letale che, quindi, non è stato l’ultimo.
Per quanto riguarda Renée Amato, i colpi sono stati quattro: il primo al collo, il secondo alla mascella, esploso a 50 centimetri, il terzo alla mandibola destra dal basso verso l’alto, il quarto colpo alla gamba. Le ha sparato quando era a terra e chiaramente il colpo ravvicinato è stato quello decisivo per porre fine alla sua giovane vita.
Ad essere ascoltati anche due poliziotti della Scientifica di Roma che hanno ricostruito materialmente spiegato con tanto di slide la scena del crimine. Immagini captate dalle telecamere di video-sorveglianza presenti nelle vicinanze della villetta di Via Monti Lepini. A seguire, come ultimo testimone, un poliziotto che si è occupato degli accertamenti balistici e che ha spiegato le traiettorie dei proiettili letali. In tutto sette colpi che hanno messo fine alla vita di una mamma e di sua figlia, le quali hanno lasciato un marito e una figlia. Questi ultimi, presenti in Tribunale, hanno assistito con compostezza e dignità la vicenda che ha segnato le loro vite.
LE INDAGINI – Non sarebbe stato mosso a pietà dalla condizione quasi esanime della 19enne Renée Amato, il maresciallo della Finanza, Christian Sodano, accusato del duplice omicidio compiuto alla vigilia di San Valentino nel quartiere omonimo di Cisterna di Latina.
La spirale di ossessività e risentimento che Sodano coltivava nei confronti della ex fidanzata Desyrée Amato, la 22enne di Cisterna di Latina che, martedì 13 febbraio, si è vista uccidere praticamente davanti ai suoi occhi la madre Nicoletta Zomparelli (46 anni) e la sorella minore, Renée Amato (19 anni), non sarebbe l’unica componente della mattanza della villetta di Via Monti Lepini.
A dispetto di quanto sostenuto da Sodano, che aveva dichiarato agli inquirenti di aver premuto di nuovo il grilletto contro Renée per non farla soffrire, il 26enne avrebbe sparato di nuovo contro la sorella minore della sua ex fidanzata quando questa era ancora in grado di poter sopravvivere.
A differenza della madre, Nicoletta Zomparelli la quale, secondo gli esami balistici, sarebbe morta praticamente sul colpo e per di più sfigurata in viso dal momento che è lì che uno dei proiettili che l’ha raggiunta. La donna ha provato a pararsi il viso con una mano, un tentativo disperato che non ha retto alla furia di Sodano.
L’arresto di Sodano, come noto, risale a martedì 13 febbraio, quando gli agenti della Squadra Mobile di Latina, guidati dal vice questore Mattia Falso, su disposizione della Procura, hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti del 26enne, militare della Guardia di Finanza, Christian Sodano, gravemente indiziato per il duplice omicidio della sorella e della madre della sua fidanzata, commesso nel pomeriggio di ieri a Cisterna di Latina.
Un arresto in seguito convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, che ha disposto il carcere per il pericolo di fuga dell’imputato, che ebbe l’idea di scappare appena commesso il delitto, e il rischio che potesse uccidere di nuovo. Secondo le dichiarazione della ex fidanzata, Desy Amato, infatti, il 26enne avrebbe avuto intenzione di uccidere il padre, Giuseppe Amato. L’uomo, invece, era fuori dall’abitazione e stava tornando dal lavoro quando, prima di tornare a casa, si era fermato nello stesso distributore di benzina dove la figlia, Desyrée, era corsa per chiedere aiuto, in fuga dalla furia di Sodano.
Ad ogni modo, secondo gli accertamenti e gli esami balistici della Polizia Scientifica, disposti dal sostituto procuratore di Latina, Valerio De Luca, Renée Amato non era in fin di vita. Udite le grida di Desy alla vista della pistola presa da Sodano nella sua auto parcheggiata sotto la casa a Cisterna, accorsero in suo aiuto la madre e Renée, le quali, come noto, sono state fatte oggetto di alcuni colpi d’arma da fuoco da parte del finanziere. Dopo averle colpite, il 26enne si è diretto verso il bagno, prendendo a calci la porta, provocandone la rottura di una parte.
A quel punto, Desy scappata di nuovo ha raggiunto la camera della sorella al fine di fuggire dalla finestra, ma è stata anche qui raggiunta da Sodano per poi riuscire a fuggire un’ultima volta e rifugiarsi dietro una legnaia del giardino di casa. Da lì ha udito l’esplosione di altri due colpi di pistola ed è quindi fuggita in strada, passando da un buco della rete di recinzione dell’abitazione.
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Eppure, emerge ora che quei due colpi non sarebbero stati sparati per non far soffrire Renée, distesa in una pozza di sangue insieme alla madre ormai esanime. Renée stava probabilmente in posizione semi eretta, forse in ginocchio, e probabilmente avrebbe potuto anche sopravvivere, anche se sarà l’autopsia a confermare o meno questa tesi. I colpi, quindi, sarebbero stati esplosi con un surplus di ferocia e determinatezza tanto che Sodano potrebbe essere accusato non più di un duplice omicidio d’impeto, ma di un disegno ben premeditato come in parte è emerso dalle chat recuperate dagli investigatori. Il movente sarebbe stato vendicarsi della fine della relazione sentimentale voluta da Desy Amato.