Momenti difficili e commoventi durante il processo per l’omicidio di Desirée Mariottini, la teenager di Cisterna morta nel tugurio di San Lorenzo
Ieri si è celebrata, a porte chiuse, una nuova udienza del processo che vede sul banco degli imputati Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati, a vario titolo, di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori.
La vicenda è nota: Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina, morì, tra il 18 e il 19 ottobre 2018, in un covo di droga e disperazione presso il quartiere popolare romano di San Lorenzo.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti capitolini, alla ragazza era stato dato un mix di psicofarmaci per patologie come bipolarismo e schizofrenia. Gli indagati – questa è l’accusa – sapevano che quella miscela avrebbe potuto uccidere la giovane Desirée, ma non gli sarebbe importato. E l’ipotesi, ancor più truce, è che lo abbiano fatto apposta per poterla violentare a turno.
Ieri, a testimoniare, c’era la mamma dell’adolescente di Cisterna, Barbara Mariottini la quale ha dimostrato grande dignità e compostezza, nonostante il calvario di dover ripercorrere le vicende di violenza e degrado che hanno portato Desirée a morire.
Barbara Mariottini ha raccontato anche particolari teneri del rapporto tra lei e la figlia come la “vacanza felice a Terracina“, oppure i disagi della sua povera figlia per un handicap al piede che non la faceva camminare perfettamente. Da ultimo, la caduta di Desirée verso le droghe – cocaina e hashish – e le denunce di Barbara per provare a salvare la figlia da un destino che, poi, purtroppo, si è rivelato tragico. “Ho chiesto aiuto a tutti quelli presso cui era possibile farlo” – ha detto nell’aula bunker del Tribunale di Roma.
Ci sono poi altri episodi dolorosi di cui Barbara Mariottini ha dato testimonianza: come quando si rivolse al padre di Desirée da cui era separata per chiedergli aiuto poiché la figlia non tornava a casa. L’adolescente fu trovata dal padre che, poi, però, fu denunciato perché aveva il divieto di avvicinamento. Oppure quando, poco prima di morire, Desirée fu fermata alle autolinee di Latina e denunciata per possesso di sostanze stupefacenti che, in realtà, sarebbero state di due amiche maggiorenni.
L’avvocato Claudia Sorrenti, che assiste la mamma di Desirée, ha dichiarato che l’udienza ha permesso di approfondire la vita della giovane di Cisterna ma i fatti drammatici della notte fatale non sono stati ancora chiariti. Per gli avvocati della difesa, invece, il dibattimento in corso sta facendo emergere il dramma umano della famiglia della vittima.
Tra quattro giorni, lunedì 27 gennaio, saranno ascoltati in Aula il nonno e il padre di Desirée oltre che gli agenti della Squadra Mobile che hanno svolto le indagini coordinati dai pm di Roma, Maria Monteleone e Stefano Pizza.