“DARK SIDE”, IL PROCESSO SUI RIFIUTI TOSSICI INTERRATI AD APRILIA: “IN VIA CORTA CAMBIÒ LA MORFOLOGIA DEL TERRENO”

La cava dei veleni di Via Corta

È iniziato il processo che vede sul banco degli imputati Antonino Piattella e tutti gli altri coinvolti nell’operazione “Dark Side”

Di fatto la prima udienza di dibattimento per il processo derivante dall’operazione “Dark Side” che contesta alla famiglia Piattella di Aprilia, più altre decine di imputati, il traffico illecito di rifiuti. Il processo che si svolge davanti al III collegio del Tribunale di Latina della terna di giudici La Rosa-Sergio-Romano ha visto l’esame di uno dei testimoni: l’agente della Polizia di Stato, all’epoca dei fatti in forza alla Squadra Mobile di Latina, Roberto Dalla Costa, interrogato dal Pm della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli. A maggio dello scorso anno, i principali imputati, tramite i loro avvocati difensori, avevano proposto di procedere al ripristino dei luoghi nella ex cava: in sostanza una bonifica in cambio di una eventuale pena più lieve.

L’ordinanza che fece scattare 22 misure cautelari risale a sei anni fa, era il 2017. L’imprenditore di Aprilia, Antonino Piattella (classe 1964), nel 2017, era stato tratto in arresto dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione Dark side”, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.i.p. presso il tribunale di Roma, nonché destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo, che aveva interessato i beni e le aziende nella sua disponibilità, poiché ritenuto al vertice di un sodalizio criminale dedito all’illecito smaltimento di rifiuti, che venivano interrati in una ex cava in via Corta alle porte di Aprilia, in località Tufetto, senza alcuna autorizzazione al loro trattamento e senza alcun tipo di preventiva “preparazione” del sito, volta ad evitare che i rifiuti potessero disperdersi ed entrare in contatto con l’ambiente, arrecando grave danno all’intera collettività.

Le attività investigative avevano consentito di accertare come l’imprenditore e i suoi sodali, avendo la disponibilità dei terreni, fosse il promotore e gestore dei traffici, conducendo le attività illecite con il sostegno e la partecipazione dei familiari i quali, oltre ad organizzare l’attività di conferimento abusivo, provvedevano ad incassare i compensi per i vari “scarichi” illeciti.

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L’operazione Dark Side, eseguita dalla Squadra Mobile di Latina, con il coordinamento della Dda di Roma portò a 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere e sei i divieti di dimora, più sequestri di società, fabbricati, terreni, automezzi, conti bancari e contanti per 15milioni (il Riesame annullò 8 di quelle ordinanze per altrettanti indagati). Gli inquirenti hanno ipotizzato reati che vanno dall’associazione a delinquere al traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio. Grazie all’uso di sistemi di videosorveglianza e intercettazioni fu scoperto un intenso traffico di veicoli pesanti che, anche in orario notturno, trasportavano illegalmente rifiuti tossici che venivano interrati nell’area di via Corta, attraverso pale meccaniche.

Le indagini condotte dai poliziotti del Servizio Centrale Operativo, della Squadra mobile di Latina e della Polizia Stradale di Aprilia, consentirono di delineare che al centro della filiera illecita vi erano un Antonino Piattella e il figlio Riccardo, entrambi a processo, insieme alla moglie Roberta Lanari. Ad essere imputati anche Elio BacciBiagio Carnevale, Donatella CarnevaleCatia CarnevaleGiampiero Bernacchia, Remo Sestini, Stefano MoreschiniSante LucidiDario Lucidi, Alberto Manzini, Giovannino Bonanni, Federico D’Errico Laterza, Micaela Moreschini, Massimo Giacomi, Ulisse Iacoangeli, Achim Viorel, Cristinel Esanu e l’ex amministratore della nota società Loas, Liberato Ciervo, imputato anche per il maxi rogo risalente all’agosto del 2020.

Tra gli indagati, risultava anche Antonio Martino, ex socio al 50% della Loas, il quale ha patteggiato la sua pena per il traffico illecito dei rifiuti, così come l’altro imputato Riccardo Cogoni.

Oggi, 11 aprile, dopo che nel maggio 2023 il processo era stato rinviato praticamente di un anno, il perito ha dato conto delle trascrizioni delle intercettazioni che costituiscono parte integrante delle accuse mosse dalla Procura. In seguito è iniziato l’esame del poliziotto che ha ricostruito le fasi delle indagini e relazionato sulla sua informativa di reato, scritta insieme al sostituto commissario della Polizia Stradale di Aprilia, Massimiliano Corradini, il quale, per gravi problemi di salute, non potrà testimoniare nel corso del dibattimento.

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Le indagini, così come ricostruito in aula, sono iniziate nel marzo 2016 con la Polizia Stradale apriliana che, ricevuta la notizia in merito a movimenti di mezzi pesanti sospetti in via Corta ad Aprilia, fece partire i primi appostamenti

Sin da subito fu notato che la morfologia del terreno era cambiata con la presenza di rifiuti all’interno della cava in disuso e che, in teoria, era chiusa da tempo. C’era un po’ di tutto, invece, tra escavatori e mezzi che si muovevano in una frenetica attività di sbancamento di terra, interramenti di rifiuti e mezzi che partivano da Aprilia e che tornavano carichi di altra monnezza.

È così che furono installate delle telecamere. La data da cerchiare col rosso è il 2 maggio 2016: da lì in poi furono registrati i primi andirivieni di mezzi e, grazie a immagini e intercettazioni telefoniche, fu identificato dapprincipio Riccardo Piattella, il figlio dell’imprenditore Antonino. “Guidava una smart intestata alla società di Piattella – ha spiegato l’agente di Polizia – più volte andava e veniva”. In varie fasi, gli investigatori ricostruirono i passaggi dentro e fuori la cava dismessa: si vedevano i semirimorchi che parcheggiavano all’interno dell’ex cava, sversavano, per poi andare via. Ad essere notati dentro il sito, all’inizio Riccardo e Antonino Piattella che avrebbero armeggiato in tutto il periodo investigato.

Le balle di rifiuti venivano scaricate nella cava e per dimostrarlo la Procura ha prodotto e depositato una rilevante quantità di immagini immortalate dalle telecamere piazzate dai poliziotti. Dopodiché, scattarono i pedinamenti che permisero di seguire gli spostamenti di alcuni degli imputati come Riccardo Piattella e Elio Bacci. In uno degli episodi descritti, i mezzi andavano sulla SS Pontina per andare a Velletri in un sito di stoccaggio rifiuti, ossia quello gestito dalla società Oasi srl di Biagio Carnevale che fu monitorata per lungo tempo. Ad essere immortalati dagli investigatori anche le consegne di buste contenenti denaro, ossia i soldi che i Piattella avrebbero ottenuto in cambio della cava dove molti degli imputati, con le loro aziende, sversavano.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 10 ottobre quando dovrà essere chiarita anche la nomina dell’avvocato disposta dall’ex Loas, Liberato Ciervo. Nel processo, come parte civile, c’è anche il Comune di Aprilia.

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