DALL’ESTREMA DESTRA ALL’EUROPA, UN GRILLINO PER BRUXELLES NELLA GAETA DOVE TUTTO È POSSIBILE

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Gianluca Macone
Gianluca Macone

Gaeta si conferma la città dei paradossi o delle possibilità se preferite, la terra di confine tra Regni che si oppongono, si incontrano e poi si fondono, come ai tempi dei Borbone e dei Savoia, dove può mancare l’acqua per giorni e giorni, ma i turisti la invadono in estate e inverno, terra di briganti e sede dell’arcidiocesi, due mari, una montagna, un Consiglio comunale “fascio-comunista”, e una convivenza idilliaca tra sovranisti e populisti.

La città dove il sindaco Cosmo Mitrano ha raggiunto, non lontano dal giro di boa del suo secondo mandato, un consenso ormai quasi trasversale, e forse mai raggiunto prima. Uno strapotere territoriale che nemmeno nel momento di massimo splendore del Movimento Cinque Stelle, che ha consentito di raggiungere il 33 percento alle elezioni nazionali un anno prima, ha permesso ai pentastellati l’ingresso di almeno un portavoce all’interno del Consiglio comunale gaetano. Eppure in quella lista figuravano Raffaele Trano, che appena un anno dopo riusciva ad ottenere l’elezione alla Camera dei deputati ed oggi compone la maggioranza di Governo e anche Gianluca Macone. Chi è Gianluca Macone? È un altro attivista del meetup gaetano, 39 anni, avvocato di un istituto di credito, e candidato, per ora, alla competizione interna sulla piattaforma digitale “Rousseau” del MoVimento per le imminenti elezioni europee (è stato selezionato ma non ha superato la prima fase anche Maurizio Matarazzo, fratello dell’ex consigliere comunale dell’Udc Giuseppe Matarazzo).

Su 2600 candidati certificati dal Movimento, Macone è riuscito a entrare nella ristretta rosa di nomi per il Lazio, che fa parte della circoscrizione centrale insieme a Marche, Umbria e Toscana e alla quale spettano 14 seggi. Si tratta per ora di un ottimo piazzamento, visto che la lista “Lazio” conta appena 10 nomi, tra i quali quello del vice-presidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo. Macone è nella rosa dei dieci in virtù della prima votazione che è stata su base regionale (non si conoscono i dati sul numero di voti), ora dovrà passare il secondo step, ovvero quello della selezione su base circoscrizionale. Bisogna dire che già a partire dal primo posizionamento in graduatoria a Macone è stato riconosciuto un livello alto rispetto alla valutazione sulla base di una scala di crediti, è terzo sulla prima pagina, accanto al vicepresidente del Parlamento Castaldo. I primi quattro figurano tutti nella rosa finale dei dieci, chiaramente anche ottenere un terzo posto di partenza alla prima pagina di candidati non è come essere alla 16esima pagina. Una sorta di Pole Position. Ora Macone farà affidamento nella filiera costituita con Raffaele Trano che in Parlamento potrà lavorare ai fianchi dei colleghi umbri, marchigiani e toscani. Così senza nemmeno un rappresentante in Consiglio comunale, Gaeta potrebbe averne addirittura uno in Parlamento e uno a Bruxelles. Eppure bisogna dire che oggi sono più lontani i tempi in cui un Mitrano saltellante cantava “chi non salta un grillino è” e Trano, festante per l’elezione in Parlamento gli replicava “chi non salta Forza Italia è”. Ovviamente con il suo braccio destro, rigorosamente destro, Macone.

Raffaele Trano e Gianluca Macone

La distanza dal vecchio bipolarismo oggi si è accorciata, sempre equidistante, ma più vicina alla destra e alla sinistra, e non solo perchè Macone si presenta nel suo video di promozione elettorale con suadente e rassicurante tonalità vocale che manco l’arcivescovo di Gaeta, ma anche perchè egli incarna perfettamente l’evoluzione del portavoce medio nella fase più democristiana e politicamente accondiscendente di un Movimento che oggi governa, rispetto alle battaglie della prima età, quella dei “Vaffanculo” e delle scatolette di tonno. Eppoi dopotutto i voti sono come i soldi, hanno lo stesso valore a prescindere da dove vengono, o come direbbero i latini “non olet”. Anche perchè oggi, in particolar modo sui territori locali e regionali, i Cinque Stelle – e lo confermano le elezioni in Abruzzo, Sardegna, Basilicata – pagano il conto di una regola sacra, per ora, quella di rimanere fedeli ad uno dei principi fondativi, la lista unica, facendo tuttavia registrare numeri sempre crescenti e sorprendenti per branchi solitari, come in Basilicata ad esempio, contro vere e proprie corazzate di partiti mischiati a liste infarcite di portavoti che però puntualmente vincono la tornata. Un fatto che ha aperto le maglie dell’ortodossia, come su altri temi, e che lo stesso Di Maio ha annunciato foriera di una possibile apertura quantomeno ai movimenti legati alle battaglie storiche dei grillini, dall’acqua pubblica all’ambiente.

Gianluca Macone e gli esponenti di Casapound sudpontino Stefano Zangrillo, Marco Moccia e Mauro Pecchia

Macone non vedeva l’ora, perchè anche lui intrattiene frequenti e duraturi rapporti di amicizia con l’amministrazione Mitrano e la sua giunta. E non solo, perchè ancora più a destra, Macone ha ben accettato il sostegno e la collaborazione di Casapound a sfilare ad esempio assieme alla manifestazione, promossa dallo stesso Macone, a difesa del Ppi dell’ospedale di Liegro. Ovviamente un tema come la salute, e lo ha giustamente sottolineato Macone, non ha bandiere politiche e quindi sul territorio è bene che incassi la sensibilità civica di tutti. Ma non è stato un boccone così amaro per la sua estrazione politica, perchè Macone nel suo curriculum parla di movimenti studenteschi ai tempi del liceo, ma non dice tra le fila di chi. L’aspirante europarlamentare infatti ha militato nella destra di Alleanza Nazionale, dalla quale altri “camerati” hanno poi proseguito su altre strade ma in fondo oggi parlano la stessa lingua. In particolare Macone ha fatto parte dell’ala più estremista del Fronte della Gioventù, il sodalizio giovanile del partito, per intenderci quella di riferimento a Gasparri, La Russa e Rampelli, molto più a destra di Storace. Gianluca Macone è stato uno dei fedelissimi dei “Gabbiani” di Williams di Cesare, noto costruttore del territorio (ultimamente ha realizzato la famigerata fontana luminosa e la pista ciclabile a Gaeta) allora candidato con l’estrema destra al consiglio comunale di Gaeta – e che aveva in Macone un fido collaboratore – eppoi passato alla Margherita, al Pd e al Movimento Cinque Stelle.

Un trasformismo alla Arturo Brachetti, che può tornare utile al pacato Macone, d’altra parte la politica è anche questo, compromessi e capacità di dialogare con tutti. Al bando i duri e puri. E in questo Gaeta emana una specie di magia, si è già più volte affermata storicamente come un laboratorio di scontri e di incontri. Anche recentemente quando ancora il bipolarismo esalava gli ultimi respiri, Gaeta era da tempo già approdata al “partito della Nazione“, con una delle principali promotrici del circolo del PD in città, Pina Rosato, assorbita dalla destra, con anfratti di ultradestra di Mitrano, finendo a fare il presidente del Consiglio già sul finire della passata amministrazione comunale, partendo da uno degli scranni dell’opposizione. Oggi riconfermata come presidente. Ora, non ce ne voglia Macone, ma questi conferma l’attitudine propriamente gaetana di essere tutto e il contrario di tutto e davvero forse pochi come lui hanno in questa fase la capacità di rappresentare al meglio un Movimento che si trasforma e si adatta allo spazio e al tempo, agli interlocutori, alle circostanze, ai collegi, alle circoscrizioni, ai compagni di governo, alle decisioni e alle scelte impopolari, rinunciando, se necessario, ai valori fondativi, alle prese di posizione, all’estrazione politica, machiavellicamente proiettati verso quel fine che giustifica ogni mezzo. La crescita è funzionale alla capacità di adattamento, Macone lo sa bene e non si preclude alcuna possibilità di vittoria.

 

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