DALLE SPIAGGE AI CENTRI COMMERCIALI, SIAMO TUTTI TERRACINA: “TRASFORMANO IL VOTO IN PAGLIACCIATA”

Scritto e a cura di Adriano Pagano

Free Beach. Spiaggia Libera. Così è stata ribattezzata la maxi inchiesta della Procura di Latina che ha smantellato l’amministrazione comunale di Terracina, con svariati arresti, dal sindaco in giù, e il cui terremoto politico ha fatto registrare conseguenze e indagati in tutta la Provincia pontina.

Dopotutto le principali caratteristiche dello scandalo di Terracina rappresentano certe dinamiche peculiari alla quasi totalità delle moltissime altre amministrazioni comunali del territorio. A cominciare dal solito reato, uno su tutti, quello preferito da queste parti, ovvero la manipolazione degli appalti. C’è poi il ruolo della politica, che si è appropriata di un potere arrogante e assoluto, usato per aggirare le leggi, farsi gli affari propri, agevolare i propri amici e alimentare bacini elettorali di clientele e interessi privati. Insomma è una specie di lungo filo rosso.

Nicola Procaccini e Roberta Tintari
Nicola Procaccini e Roberta Tintari

Ma torniamo alle spiagge libere, perché questo caos comincia proprio da lì. E perché anche queste, a Terracina come altrove, sono la principale fonte di potere e la più grossa lobby da accontentare per avere il proprio tornaconto elettorale e quindi politico, proprio in riva al mare, dove assegnare ad amici compiacenti pezzi di beni pubblici, come appunto sono le concessioni demaniali per farci lidi, ristoranti, bar, campeggi e via discorrendo. Insomma, parliamo di Terracina, ma potrebbe essere una descrizione buona per molti, molti altri Comuni costieri.

Non a caso proprio a Terracina, esattamente una settimana fa era andata in scena la tappa pontina di un Flash Mob nazionale, denominata “La presa della Battigia”, organizzata ed eseguita da migliaia di cittadini stanchi, decisi a denunciare un abuso in piena regola, quello dello strapotere dei Signori del Mare, privati affidatari di concessioni e autorizzazioni per noleggio attrezzature che occupano arenili liberi, negano gli accessi alle spiagge, e insomma si comportano come fosse roba loro, ovviamente con la piena complicità della politica.

Come già successo a molti di noi, a Gaeta ad esempio, a centinaia di persone, ecco perché nel 2020 nasce il comitato per le spiagge libere, che oggi conta migliaia di iscritti, dopo le innumerevoli minacce ricevute dai noleggiatori della spiaggia di Fontania, abusatore seriale, o di Sant’Agostino a Gaeta, di Bazzano a Sperlonga, di Gianola a Formia, di Scauri a Minturno.

Insomma la lobby delle spiagge sposta il voto, e se per caso osi mettere il tuo ombrellone come e dove ti pare, trattandosi appunto di una Spiaggia “Free”, questi arrivano a pestarti, ti minacciano o nella migliore delle ipotesi ti impediscono di entrare, con la certezza dell’impunità tipica di chi non ha paura di nulla, forte delle sue protezioni.

Considerate il plotone di ricchi e potenti proprietari di resort e stabilimenti di lusso tra l’Ariana e l’Arenauta, che nonostante la tragedia del crollo di Cala Rossano a Ventotene e la morte delle piccole Sara e Francesca, sono riusciti a far scomparire nel cassetto una relazione geologica durissima, sul pericolo di crolli in città, tanto da farla diventare – quella relazione – un titolo per un film pornografico, come ho già raccontato.

Vincenzo Zottola

A comandare il plotone, ovviamente Vincenzo Zottola, ex presidente della Camera di Commercio di Latina, ex presidente di Confcommercio Lazio e proprietario del lussuosissimo Aeneas Landing, oltre che autore insieme ad altri – da Lunatia al Papardo – a enormi sbancamenti delle falesie dell’Arenauta. Zottola oggi è ovviamente indagato anche lui in quel rifugio di gigli di campo che è diventato il Consind, dove assieme al presidente già indagato per lottizzazione abusiva e altri condannati per usura ha votato la porcata della stazione. Auguri!

Tra gli ombrelloni la commistione tra politica e interessi privati è pure più profonda. Restiamo a Gaeta, dove Giuseppe Valente di Fontania è fratello della ex assessora regionale alle politiche del lavoro della prima amministrazione Zingaretti, e nulla gli è mai accaduto nonostante le decine di violazioni alla sua concessione e pure un procedimento penale per aver usato una villa Romana come deposito per lettini. L’ex assessore comunale Mammoletta, sostenitore della prima ora prima di Massimo Magliozzi e poi pure di Mitrano, è titolare del lido Luna Rossa, o Fulvia Frallicciardi, titolare di un lido a Serapo ed ex assessore provinciale; l’ex vice sindaco ed attuale consigliere comunale Angelo Magliozzi – secondo più votato – è titolare di un altro lido a Serapo; c’è il presidente dell’Apt di Gaeta fedelissimo di Mitrano e tra i principali percettori di finanziamenti pubblici per eventi e manifestazioni, Christian Rosato, che vanta un altro resort di lusso in riva al mare, Bahia Blanca, oltre che il celeberrimo Christian Bar, il concessionario del Cycas Luigi Caetani è stato candidato per l’attuale sindaco Leccese, e come poteva mancare proprio il fratello dell’attuale consigliere, ex assessore ed ex sindaco Massimo Magliozzi, Damiamo, destinatario di almeno un paio di concessioni demaniali per bar e ristoranti, oltre che a capo della società che dovrebbe costruire un super porto turistico di lusso, Marina di Gaeta, e infine lo stesso presidente del Consiglio comunale di Gaeta appena eletto, Davide Speringo, avrebbe almeno tre concessioni, anzi mini-concessioni a lui più o meno direttamente riconducibili.

Gianna Conte
Gianna Conte

Ecco, Speringo, quando è stato votato presidente del Consiglio gaetano, tutti si sono chiesti perché, visto che per consuetudine quello è un ruolo che spetta a chi ha preso più voti, dunque nella fattispecie alla fedelissima dell’ex sindaco Mitrano, Gianna Conte, che ha portato a casa 531 preferenze, rispetto alle appena 232 di Speringo, solo settimo. Eppure la Conte, silenziosamente, ha accettato di buon grado ma non capiamo perché. Nemmeno il tempo di ragionare su questo interrogativo, che tra le decine e decine di indagati sulla vicenda delle concessioni demaniali a Terracina spunta anche Marco Crocco, che della Conte è marito e socio in affari con il papà, dunque suo suocero.

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Crocco con la sua ditta di costruzioni Appalti e Servizi, secondo le accuse della Procura avrebbe ricevuto l’incarico di realizzare un’opera fittizia, ovvero l’ammodernamento dell’area pescherecci di Terracina che nella realtà si trasforma però magicamente in una pista e un ponte ciclopedonale. Parliamo dell’appalto più grosso finito nelle maglie delle indagini e che viene affidato al marito di Miss Preferenze a Gaeta. Crocco è indagato per falsità ideologica in certificati, commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità, in concorso col direttore dei lavori Gaspare Di Micco.

Infatti Marco Crocco e Gaspare di Micco avrebbero dichiarato falsamente che i lavori dell’appalto riguardante il ponte e la pista ciclopedonale si sarebbero conclusi ad agosto 2019. Inoltre la sua Appalti e Servizi, non sarebbe stata in possesso dei requisiti tecnici richiesti (mancava la Soa Os/21) e non avrebbe ricevuto richieste di presentare l’autorizzazione demaniale per la consegna dell’area, né le sarebbero stati chiesti i pareri, il nulla osta e altri adempimenti.

Mi era già capitato di occuparmi della Appalti e Servizi di Marco Crocco nei miei reportage relativi alla ricostruzione di tutte le anomalie, le violazioni di legge e le stranezze che hanno riguardato la realizzazione del centro commerciale in località la Piaja a Gaeta, costruito dopo l’abbattimento della ex Panapesca e i cui lavori di demolizione furono affidati proprio a Crocco. D’altra parte l’ex patron del Gaeta calcio può vantare una discreta notorietà in città e un lungo portfolio di incarichi già ricevuti quale in città ha per conto dell’amministrazione comunale dove la moglie faceva l’assessora. Basti pensare al rifacimento di piazza Mazzoccolo, dove Crocco ha rifatto il piazzale proprio di fronte alla pizzeria appena acquistati dall’ex vicesindaco Angelo Magliozzi.

E dunque il duo talentuosissimo alla regia dell’operazione “Spinfor”, l’ex sindaco Cosmo Mitrano e il presidente del Consorzio di Sviluppo industriale Salvatore Forte, poi entrambi indagati nella lottizzazione della ex stazione sempre a Gaeta, avevano Crocco in famiglia, o per meglio dire la famiglia di Crocco in casa.

Ma nel centro commerciale di Gaeta è protagonista anche un altro importante esponente della politica di Terracina, ovvero Gianfranco Sciscione* (leggi chiarimento dell’autore in fondo all’articolo), che è stato coinvolto con uno dei suoi punti vendita della catena di fast food, “Old Wild West”, ex presidente del Consiglio comunale, editore di LazioTv e già Presidente dell’Ater, eminente e storico rappresentante della politica di Terracina, che delle amministrazioni di Nicola Procaccini – ex sindaco di Fratelli d’Italia e oggi europarlamentare finito al centro delle indagini – ha fatto parte (Sciscione invece non è indagato).

Insomma, il solito dedalo di politici e nomi che tornano, si uniscono, si scontrano e si intrecciano. Sindaci e partiti, costruttori e appalti, spiagge e concessioni. Questa Provincia e le sue amministrazioni locali si muovono ormai all’unisono, come un unico organismo, mosso dagli stessi fili. Il loro potere diventa gestione suprema. Decidono chi e come.

Dopotutto questo legame indissolubile tra politica e amici degli amici non inquina solo la gestione delle spiagge, semmai il campo è quello più ampio del mondo delle concessioni. Pensate agli allevamenti di itticoltura, che nonostante una legge che li vuole fuori dal golfo da oltre un decennio, è esattamente un decennio che nessuno fa rispettare quella legge, anzi gli rinnovano sistematicamente concessioni che non potrebbero nemmeno esistere.

Trasformano il voto in pagliacciata, dove la farsa va in scena con una bella maschera che serve a nascondere il volto di una manipolazione con quello del consenso democratico. Foraggiano appalti, imprese amiche, e titolari di concessioni, sempre gli stessi, che ricambiano con un consenso di plastica nelle urne, che possono poi sbandierare come fosse davvero un voto libero e deliberato della città e non la spedizione a comando di sudditi interessati da qualche cambiale pronta a essere incassata. Ma sembra che il mondo delle indagini finisca a Terracina, ultima spiaggia … “libera”. Dopo, il nulla!

*: A seguito di una nota pervenutaci dal legale del signor Gianfranco Sciscione teniamo a precisare che la sua posizione – come peraltro già si evince in maniera piuttosto chiara dal testo in questione – non è né mai stata associata all’indagine Free Beach, né all’amministrazione comunale finita al centro della suddetta indagine, né alla coalizione politica dell’ex sindaco Tintari che ha poi vinto le elezioni del 2020. Sciscione viene citato solo in qualità di politico invitato a insediare una attività commerciale, che fa capo ai figli, all’interno del centro commerciale di Gaeta, laddove l’imprenditore indagato Marco Crocco era stato chiamato per i lavori di demolizione, e come parte di almeno una amministrazione comunale di Terracina targata Procaccini, anche questi coinvolto nell’indagine. Sciscione prese le distanze dall’amministrazione Procaccini, già a marzo 2019. Tanto si doveva

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