“CRAZY CARS”, FINISCE IN NULLA DI FATTO: TUTTI ASSOLTI

Auto rubate, estorsioni, minacce e contanti: si conclude con assoluzioni e un’unica condanna il procedimento nato dall’operazione denominata “Crazy Cars”

Era il 27 aprile 2021 quando la Squadra Mobile di Latina e gli agenti del Commissariato di Cisterna eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, nei confronti di Francesco Anelli (classe 1981) originario di Sezze ma nato e residente a Latina, Michele Vitale (classe 1962) di Latina, Mattia Italiani (classe 1993) di Sezze, Cristian Malandruccolo (classe 1985) di Sezze, Salvatore Lupoli (classe 1980) residente ad Aprilia e Alessandro Agresti (classe 1986) residente ad Anzio, nonché alla misura degli arresti domiciliari nei confronti di Giuseppe Cannizzaro (classe 1975) di Latina, Maurizio Agresti (classe 1959) residente a Latina e Mery Teresina De Paolis (classe 1990) residente ad Anzio. Risultavano indagati anche Ernesto Pio Gattor (classe 1998) di Latina e Mario Emanuele Galante (classe 1991) di Sezze per cui fu rigettata la richiesta di misura cautelare.

I destinatari della misura cautelare sono indagati, a vario titolo, per estorsione aggravataricettazione e trasferimento fraudolento di valori. Nel corso dell’operazione fu eseguito anche il decreto di sequestro preventivo di società, conti correnti, beni mobili ed immobili riconducibili alla famiglia Agresti, di un valore superiore a 2 milioni di euro.

A maggio 2021, dopo le misure annullate a tre indagat, (Matteo Italiani, Cristian Malandruccolo e Giuseppe Cannizzaro), tornarono in libertà anche il principale degli indagati, Alessandro Agresti, destinatario anche di un sequestro preventivo milionario (revocato anch’esso), il padre Maurizio Agresti e la moglie Mery Teresina De Paolis. Le accuse a carico di questi ultimi furono completamente archiviate dal Gip del Tribunale di Latina, peraltro su richiesta dello stesso sostituto procuratore Giuseppe Miliano che aveva coordinato le indagini.

E proprio, il sostituto Miliano ha richiesto l’assoluzione per i rimanenti indagati e il non luogo a procedere per un altro di loro davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, chiamata decidere, invece, sul destino processuale.

L’indagine nasceva dalla denuncia querela sporta da un cittadino rumeno dopo che il medesimo aveva rinvenuto un proiettile inesploso di un’arma comune da sparo, sulla porta d’ingresso della propria abitazione.

Secondo le indagini, tale intimidazione era finalizzata a costringere la vittima a cedere la propria vettura a uno degli indagati, rinunciando al compenso pattuito nella somma di circa 20.000 euro, che lo straniero avrebbe ricavato dall’incasso di 4 assegni di 5.000 euro cadauno, grazie anche alla complicità di altri due indagati. Nel prosieguo della medesima attività investigativa, si sviluppava un ulteriore filone d’indagine secondo il quale Alessandro Agresti, attraverso Maurizio Agresti e Mery Teresina De Paolis, rispettivamente padre e moglie, gestisse di fatto alcune società di compra vendita auto, con una rivendita commerciale sita alla periferia di Latina. L’intestazione fittizia dei beni da parte di Alessandro Agresti avrebbe costituito, secondo gli inquirenti, l’espediente da quest’ultimo utilizzato per eludere gli effetti ablativi delle misure di prevenzione patrimoniale, posto che lo stesso risulta soggetto gravato da numerosi precedenti penali, in prevalenza per reati contro il patrimonio.

Ora, il giudice per l’udienza preliminare, Castriota, ha accolto la richieste del Pm Miliano e del collegio difensivo composto dagli avvocati Marino, Frisetti, Vitelli, Palombi, Palmieri e Marcheselli, assolvendo tutti: Salvatore Lupoli, Ernesto Pio Gator, Michele Vitale, Emanuele Galante, Giuseppe Cannizzaro, Mattia Italiani e Cristian Malandruccolo (non luogo a procedere”. Assolti per necessità in quanto le intercettazioni che costituivano parte integrante dell’indagine non possono essere utilizzate nel procedimento.

L’unico a subire una condanna è stato Francesco Anelli che ha patteggiato una pena a 1 anno e 8 mesi. Anelli, che al momento degli arresti risultava irreperibile perché trasferito in Germania.

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