Corruzione in Tribunale: rimessi in libertà sia l’ex giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota che Silvano Ferraro
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia, Natalina Giubilei, che ad aprile aveva firmato l’ordinanza di arresti per Giorgia Castriota e Silvano Ferraro, collaboratore nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria e compagno della giudice, ha deciso di concedere la libertà a entrambi.
Non più arresti domiciliari dove erano ristretti dopo la decisione del Riesame di Roma dello scorso maggio che aveva tolto loro la misura più dura del carcere. Castriota e Ferraro sono stati liberati per il venir meno delle esigenze cautelari.
Tutti e due, come noto, erano finiti in carcere nell’ambito di un’indagine della Procura di Perugia nella quale sono stati contestati a vario titolo i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità. Ai domiciliari, invece, finì l’amica del giudice, Stefania Vitto che, il mese scorso, ha ottenuto la revoca della misura restrittiva ed è tornata in libertà.
Castriota, ex gip-gup del Tribunale di Latina sospesa dal Csm, e Silvano Ferraro, Entrambi, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, avevano ribadito che i gioielli o l’orologio di lusso erano regali fatti da Ferraro a Castriota nell’ambito della loro relazione sentimentale e che non c’è mai stato accordo corruttivo né tangenti in cambio degli incarichi nelle società sequestrate all’imprenditore di Nettuno, Fabrizio Coscione.
Le indagini avviate dalla Procura di Perugia – coordinate dal sostituto procuratore Gennaro Iannarone e dal Procuratore Capo Raffaele Cantone – sono state delegate ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Perugia ed erano in corso, da parecchi mesi, nel massimo riserbo.
Il procedimento penale trae origine dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili al medesimo gruppo operante nel settore della logistica, sottoposte a sequestro nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari, presso la Procura della Repubblica di Latina. Nello specifico, l’imprenditore, Fabrizio Coscione di Nettuno lamentava irregolarità e condotte non trasparenti che vi sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto da lui prospettato, sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari.
Secondo quanto emerso dalle investigazioni, il conferimento degli incarichi nelle società sequestrate a Vitto e Ferraro (compagno-amante di Castriota) sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con il decreto legislativo n. 159/2011, il quale stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi net tempo e connotato da reciproca confidenza, nonche il rapporto di frequentazione tra commensali abituali“.
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