CONCORSOPOLI ASL DI LATINA, PARLA MOSCARDELLI: “SBAGLIAI A PRESENTARE TOMAO E DI DOMENICO A RAINONE”

Claudio Moscardelli
Claudio Moscardelli

Concorsopoli all’Asl di Latina: nuova udienza del processo che vede tra gli imputati l’ex senatore del Partito Democratico Claudio Moscardelli

È ripreso il processo che si svolge davanti al terzo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal Giudice Mario La Rosa. Al centro delle contestazioni della Procura, rappresentata in aula dal pm Valerio De Luca, titolare dell’indagine, la cosiddetta concorsopoli dell’Asl di Latina.

Il processo ha già visto l’esame dei testimoni della Procura e di quelli della difesa. Lo scorso 14 marzo, è stato esaminato l’allora funzionario dell’Asl di Latina, Mario Graziano Esposito, chiamato a rispondere di falsità ideologica in atti pubblici rivelazione di segreti di ufficio. L’altro imputato, Claudio Rainone, ha rinunciato ad essere esaminato, mentre oggi, 19 giugno, a distanza di quasi quattro anni dal suo arresto, è stato esaminato l’ex senatore del Partito Democratico, Claudio Moscardelli, accusato di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio in merito ai due concorsi dell’Asl che si svolsero nel 2020. L’esame dell’esponente politico, ancora influente nel PD di Latina (è lui il mentore dell’attuale segretario cittadino) e noto al momento anche per ricorrenti post pro Israele, è stato quasi una dichiarazione spontanea.

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L’ex senatore e componente della Commissione Antimadia del Parlamento, interrogato dal suo avvocato difensore, Renato Archiadiacono, ha iniziato riassumendo la sua carriera politica, per poi spiegare tecnicamente le modalità con cui viene scelto un direttore generale dell’Asl di Latina e un direttore amministrativo (scelto dal direttore generale). Moscardelli spiega: “Si valutava la dirigenza dell’Asl e, nella fattispecie, verso il direttore dell’Asl, Giorgio Casati, avevamo apprezzamento. All’epoca c’era una situazione di confronto-scontro con l’opposizione dell’epoca e sostenevamo il direttore generale per difenderlo dagli attacchi dell’opposizione”.

“Quando cambia il colore politico, ci sono cambi di dirigenza, e tutto ciò avviene attraverso rapporti e interlocuzioni”. Poi ammette: “Conoscevo Rainone, già nel 2017. Mi volle conoscere perché voleva incontrarmi come parlamentare d’area. Lo incontrai successivamente nel 2019 per i precari dell’Asl che rischiavano di non essere stabilizzati. Centinaia di lavoratori la cui mancata conferma avrebbe comportato deficit di servizi per i cittadini. Rainone fece una delibera per sopperire a quella situazione e fu Casati a parlarmi bene: era molto combattivo, molto sul pezzo, anche perché la sanità regionale veniva da dieci anni di commissariamento e si faceva fatica con il turn over”.

“Rainone l’apprezzavo, ma la stima in lui in era diffusa. Dopo maggio 2019 e successivamente alla stabilizzazione dei precari, feci presente il lavoro che Rainone stava facendo. Io avevo apprezzamento in lui”. “Si interessò della carriera di Rainone?” – gli chiede l’avvocato difensore: “Io ne ho parlato sempre bene, ho spese parole positive, ma questo non aveva nulla a che vedere con le scelte che sono state fatte. Sulla nomina del direttore sanitario e amministrativo, era il direttore generale a decidere”.

Rispetto alle intercettazioni e ai messaggi Whatsapp, Moscardelli spiega: “C’erano in previsione diversi movimenti nelle caselle dirigenziali. Ma su Casati c’era gradimento e non si prevedeva la sua sostituzione. Tutto cambia a settembre 2020 quando Casati, esasperato dai continui attacchi dal Presidente della Commisisione Sanità della Regione (nda: Giuseppe Simeone, all’epoca consigliere regionale di Forza Italia) comunica che voleva andare via. Io e altri ci siamo spesi per difenderlo, anche con interventi pubblici”.

“È la stessa direttrice amministrativa dell’epoca, Eleonora Di Giulio, ad aver testimoniato in aula che erano normali i movimenti di dirigenti da una Asl all’altra. Casati voleva andare via perché fu attaccato e lui appellò il Presidente della Commissione Sanità con frasi inopportune. Da qui, era certo che sarebbe andato via e con lei anche la Di Giulio. Con Casati mi è capitato di parlare con Rainone. Ad ogni modo, si era verificata un disagio di rapporti tra Di Giulio e Rainone perché non condividevano alcuni atti”.

“Ho sempre fatto interlocuzioni sulla sanità e sull’Asl anche quando ero segretario del Partito Popolare e della Margherita”. E Matteo Di Domenico e Giuseppe Tomao? “Erano due persone che stimavo: uno era un ufficiale della Marina e l’altro un giovane laureato in Economia e Commercio”. Una risposta che sorvola completamente sul fatto Tomao (attuale assessore all’urbanistica a Minturno) era Presidente del Consiglio Comunale di Minturno e Di Domenico figlio del Presidente del Consiglio Comunale di Gaeta, entrambi della sua corrente all’interno del Partito Democratico di Latina.

“Mi fecero sapere che erano preoccupati per l’orale dell’Asl. Io, sbagliando, chiesi al dottor Rainone di fare un incontro con loro. L’incontro durò pochi minuti e Rainone gli disse che faceva domande a piacere. La graduatoria del concorso uscì pubblicamente a novembre 2020, poi Di Giulio fece il provvedimento a dicembre. Non mi sono mai interessato alle loro destinazioni. Mi sono interessato su Tomao che abitava a Minturno: mi contattò perché dopo poco tempo che era agli uffici a Formia, il direttore amministrativo voleva dirottarlo a Terracina e mi chiedeva se era legittimo. Mi interessai tecnicamente”.

“Ricevetti dal dottor Rainone via Whatsapp la richiesta dei numeri di telefono di Tomao e Di Domenico, rimasi perplesso ma la considerai come una comunicazione di servizio”. L’interrogatorio si ferma dopo una mezz’ora perché viene acquisito il verbale di interrogatorio dopo l’arresto. Nessuna domanda da parte del pubblico ministero Valerio De Luca né dal Presidente del collegio, Mario La Rosa.

Il processo sui concorsi della Asl è nato, come noto, da due indagini separate (una della Squadra Mobile e l’altra della Guardia di Finanza di Latina), poi unite in un unico procedimento giudiziario, che hanno messo sotto la lente altrettanti procedure: quella da 23 posti come collaboratore amministrativo professionale cat. D indetto in forma aggregata tra Asl di Roma 3, Asl Latina (ente capofila), Asl Viterbo e Asl Frosinone e quella da 70 posti di assistente amministrativo-categoria C, indetto in forma aggregata tra Asl di Frosinone, Latina (ente capofila), Viterbo e Roma 3.

All’ex senatore dei Dem Moscardelli, nonché ex membro della Commissione parlamentare Antimafia, vengono contestate le ingerenze per far sì che due candidati al concorso da 23 posti – l’ex Presidente del Consiglio Comunale di Minturno Giuseppe Tomao e il figlio dell’esponente politica di Gaeta (Pina Rosato), Matteo Di Domenico (destinatari di un avviso conclusioni indagini per una costola del procedimento penale) – fossero agevolati nel superamento delle prove d’esame, con tanto di domande concordate con uno degli altri tre imputati: Claudio Rainone all’epoca Presidente della Commissione d’esame ed ex Direttore amministrativo facente funzione dell’Asl di Latina (oltreché a direttore Uoc Reclutamento, funzione da cui il manager della sanità è stato sospeso). Rainone e il funzionario dell’Asl Mario Graziano Esposito devono rispondere di falsità ideologica in atti pubblici rivelazione di segreti di ufficio. Moscardelli, invece, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione.

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Il processo riprenderà il prossimo 12 dicembre quando le parti discuteranno con requisitoria del pubblico ministero, parti civili e arringhe difensive.

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