CLAN DI SILVIO/DI STEFANO, LE VILLETTE ABUSIVE NON ANCORA DEMOLITE DAL COMUNE E IL PROCESSO ARRANCA

Lottizzazione abusiva a Borgo San Michele: ancora rinviato il processo a carico della famiglia Di Stefano/Di Silvio

A febbraio 2021, i poliziotti diedero esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo relativo a sei villette realizzate in maniera del tutto abusiva da alcuni appartenenti al noto Clan Di Silvio e ai Di Stefano legati per parentela e organici al sodalizio rom, che vi dimoravano stabilmente.

Un’attività d’indagine svolta dalla Questura di Latina e dal Comando Polizia Locale aveva scoperto che in una strada secondaria di Borgo San Michele, una traversa di Via Monti Lepini, su un lotto di terreno a destinazione agricola, nel corso degli ultimi anni era stato realizzato un vero e proprio complesso edilizio, in assenza di qualsivoglia atto amministrativo e men che meno di autorizzazioni o licenze a costruire. Quattro famiglie della galassia dei Di Silvio, legate tra loro da vincoli di parentela ed un nucleo familiare di loro stretti conoscenti, avevano dato sfoggio di un totale disprezzo delle regole, costruendosi abusivamente e contro ogni vincolo idrogeologico le loro abitazioni, peraltro per nulla modeste.

Gli atti catastali permisero di dimostrare che nel 2017 non cresceva manco un muretto nella zona agricola a Borgo San Michele, mentre dal 2020 la situazione è cambiata e ha compromesso l’area creando la lottizzazione abusiva contestata dalla Procura e oggi dinanzi al Tribunale di Latina. La particella iniziale è stati, infatti, frazionata, tuttavia rimanendo intestata ai quattro proprietari: un’azione non permessa per i fondi agricoli e che cristallizza il nuovo stato dell’arte in una speculazione edilizia.

Ne è seguita la sospensione delle opere abusive ancora in corso di realizzazione, con tanto di simboli rom quali il leone, e lo sgombero. Dopodiché, il Comune di Latina le ha acquisite al proprio patrimonio per demolirle. Un’azione ancora non attuata dall’ente di Piazza del Popolo. Alla data del 30 giugno 2021 – si leggeva nell’ordinanza del Servizio Politiche di Gestione e Assetto del Territorio pubblicata il 2 luglio 2021 sull’Albo Pretorio del Comune di Latina – sono decorsi i 90 giorni dalla notifica dell’ordinanza n.62/2021 che intimava ai Di Silvio/Di Stefano di demolire i villini.

Ecco perché, “le aree lottizzate sono acquisite di diritto al patrimonio disponibile del Comune il cui dirigente o responsabile del competente ufficio deve provvedere alla demolizione delle opere”.

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Nel frattempo, se dal lato amministrativo nulla si è mosso e le villette sono ancora lì, il processo penale per lottizzazione abusiva è in corso, incardinato, dopo un paio di rinvii, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Roberta Brenda. Sul banco degli imputati ci sono Annamaria Di Silvio e Alessandro Di Stefano, rispettivamente moglie e marito, Sabrina Boffi, cognata dei due e sposata con Franco Di Stefano (fratello del primo), un’altra donna, non legata da vincoli di parentela, ma amica di famiglia, Stefania Frattarelli, e, infine, il padre dei Di Stefano, il catanese (ex collaboratore di giustizia ed ex affiliato ad una cosca siciliana) Salvatore Di Stefano trasferitosi da tempo qui a Latina, e Fabio Di Stefano.

Alessandro e Fabio Di Stefano hanno sposato rispettivamente la sorella (Annamaria) di Costantino “Patatone” Di Silvio e la figlia di Giuseppe “Romolo” Di Silvio, ritenuto al vertice della famiglia di Campo Boario/Gionchetto, Angelina. Entrambi, “Romolo” e “Patatone”, come noto, stanno scontando in carcere la pena per l’omicidio di Fabio Buonamano ucciso nell’ambito della cosiddetta “guerra criminale pontina” e risultano essere i capi del sodalizio. Fabio Di Stefano, che è tuttora in carcere, è stato indagato più volte dalla DDA capitolina e dalla Squadra Mobile di Latina: il suo ruolo è descritto come di peso per quanto riguarda lo spaccio di stupefacenti nelle dinamiche del clan di origine nomade, tanto da essere il reggente quando “Romolo” e i figli sono in carcere.

Fabio Di Stefano, detto “Il Siciliano”, è stato condannato a oltre 8 anni in Appello nel cosiddetto processo “Scarface” che ha contestato al clan di Romolo Di Silvio l’associazione mafiosa. Condannato, nello stesso processo, a 3 anni e 6 mesi in Appello anche Alessandro Di Stefano.

Il processo odierno, per un difetto di notifica a uno dei sei imputati, è stato rinviato al prossimo 16 gennaio quando verrà il vice commissario aggiunto della Polizia Locale di Latina e altri agenti della Polizia di Stato.

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