È una brutta storia quella dell’accoltellamento di Danilo D’Amico, il volitivo esponente politico che da tempo punge, con le sue denunce pubbliche, l’amministrazione di Ponza.
Chiaro che collegare il feroce assalto subito dal militante di Fratelli d’Italia al suo impegno perdurante di Cyrano di Ponza contro la classe dirigente guidata dal sindaco Francesco Ferraiuolo è ad ora impossibile. E lo escludiamo.
Fatto sta che l’accoltellamento di D’Amico, che avrebbe dovuto trovare una solidarietà unanime, ha avuto anche degli strascichi social che definire sgradevoli sarebbe fare un torto alla sgradevolezza.
Come un cittadino di Ponza che non ha trovato di meglio che vergare dal suo profilo Facebook una satira di dubbio gusto (incassando anche qualche risata o approvazione), facendo il verso alle parole di solidarietà per D’Amico da parte dell’ex sindaco di Ponza Pietro Vigorelli, con i pesci spada a condurre un attentato, parallelo a quello subito dal militante di Fdi, rivolto però ai danni del simpatico signore (immagine in evidenza). Il titolo del post è eloquente e dovrebbe far ridere: Francesco Nocerino VITTIMA DI UNA VILE AGGRESSIONE DA PARTE DI UN PESCE SPADA.
Robe da paese, qualcuno dirà. Eppure, dopo la storiella dei pesci spada attentatori, il signore scrive parole che tendono pericolosamente a dismettere la farsa e, con tanto di stampatello, ammoniscono: A PONZA C’Ê L’ORDINE IL RISPETTO L’AMORE RECIPROCO. A PONZA SIAMO STANCHI DI QUESTI SOGGETTI CHE DIFFONDONO UTOPIE E CONTINUANO A ESSERE NOIOSI NOCIVI E PESANTI AMMAZZANDO L’ISOLA CON CONTINUE BALLE E UTOPIE. FINITILA I PESCI SPADA SONO ARRABBIATI.
Questa mattina, poi, il signore rincara la dose: “Spero venga fuori la verità. QUESTO SCEMO merita di essere cacciato da Ponza per la cattiva pubblicità“.
Non sappiamo di quale cattiva pubblicità parli, è certo che D’Amico non ha timore di fare le pulci a giunta e amministrazione di Ponza. Il politico isolano, infatti, non è uno che le manda a dire. Proprio l’8 ottobre, ad esempio, denunciava uno spreco che quella che lui chiama la Casa delle Barzellette (riferendosi al Comune di Ponza) avrebbe consumato indirizzando 53mila euro all’evento “Mare di Circe”. Soldi che, secondo D’Amico, dovrebbero invece essere impiegati per Ponza che “cade a pezzi”.
Non è che andava meglio per lui, all’interno del partito in cui è iscritto. D’Amico è uno che rompe e che non accetta ciò che gli impongono. Solo a giugno, dopo le Europee, nell’ambito delle baruffe interne al partito, lui e altri “dissidenti” furono definiti dall’ex senatore Andrea Augello, approdato in Fratelli d’Italia da Cuori Italiani, insieme al pontino Tiero, “quinte file del partito in provincia di Latina”. Il perchè? Lui e l’ex sindaco di Minturno Sardelli avevano osato rilasciare “dichiarazioni velenose e ridicole contro Enrico Tiero“, bersagliato per la sua disinvoltura politica che lo ha visto cambiare più partiti che paia di calzini.
Anche il senatore Nicola Calandrini, che ieri scriveva un accorato post di solidarietà per D’Amico, non era stato tenero, sculacciando D’Amico e i dissidenti per le polemiche all’indirizzo di Tiero. Che, di certo, anche lui non ama, ma per uno che ha sopportato Maiettopoli in silenzio come una vedova sarda dell’Ottocento, Fratone è un fastidio necessario.
Eppure per Danilo D’Amico siamo al secondo endorsement di solidarietà da parte di Giorgia Meloni in persona. Il primo fu dopo l’aggressione che il militante subì a dicembre 2018. Tanto che, già al tempo, sarebbe stato facile comprendere una cosa fondamentale nel solco della sempre in voga tradizione italiana che non risparmia nessun ambito: se ti picchiano sei quasi come Impastato, ma se dici qualcosa contro Tiero vai a casa.
Vabbe’, dialettica politica ai tempi dei social. In fin dei conti, c’è sempre una giunta che amministra e un’opposizione che contrasta, un partito che trama, disfa e affitta personaggi improbabili e un dissidente che non ci sta. Lì nell’isola e qui nel continente.
Epperò che il clima nei confronti di D’Amico non fosse dei migliori è evidente per un fatto avvenuto pochi giorni prima dell’attentato che ha reso noto, oltre isola, il battagliero esponente politico.
Incassata la solidarietà dei vertici locali e nazionali di Fratelli d’Italia, di Vigorelli e tanti altri, con il Prefetto Trio e i Carabinieri di Ponza già all’opera per fare luce sull’accoltellamento, è arrivata ieri anche la pacca sulla spalla del Sindaco Ferraiuolo. Tutto bene quel che finisce bene, pesci spada a parte.
Ma il 5 ottobre, ecco spuntare fuori una delibera di giunta (leggi qui) votata dai componenti della stessa – l’ass. Califano e il primo cittadino Ferraiuolo erano assenti ma non se ne sono dissociati (e ci mancherebbe, altrimenti si avrebbe un grave caso di insubordinazione o bipolarità) – che, alla maniera di altri esecutivi del territorio (vedi la Giunta di Sperlonga e la sua delibera contro i giornalisti), dispone l’incarico ad un avvocato esterno all’Ente per sporgere denuncia – querela nei confronti di D’Amico.
Il perché? Nessuno lo sa, in delibera quantomeno non c’è scritto, e il medesimo D’Amico se lo chiedeva dalla sua pagina Il Ponzese: “Quali siano le dichiarazioni e le attività contestate al sottoscritto non è dato a sapersi“.
Vecchio vizio quello di utilizzare un ente pubblico per battaglie politiche, perché a pagare il professionista legale saranno i cittadini. La premessa, scritta nell’atto, si individua nell’interesse dell’Amministrazione comunale di Ponza di procedere in giudizio contro il sig. Danilo D’Amico. Interesse di chi? Lo spiegano sempre nella delibera: “in particolare dei sig.ri Eva La Torraca, Michele Nocerino, Giuseppe Mazzella, Gianluca De Martino, Fabio Aversano e Carlo Marcone“. Ossia tutti componenti della Giunta – dal vicesindaco La Torraca agli assessori Mazzella (di cui D’Amico ricorda la sua prescrizione nel processo noto come quello alla cricca di Ponza) e Nocerino – e rappresentanti di maggioranza nell’assise dell’isola: De Martino, Aversano e Marcone. Ce ne era proprio bisogno?
E il sindaco Ferraiuolo, dopo la delibera contra personam, è disposto a ritirarla, anche in ragione dell’opportunità politica e umana visto il momento?
Per quanto non sappiamo cosa abbia detto D’Amico, sarebbe pacifico che chi si sentisse diffamato querelasse. Ma per conto suo, non per supposte e arroganti difese di città e territori o per tutelare, come nel caso di D’Amico, “i diritti e gli interessi degli amministratori del Comune di Ponza” (testuale in delibera). Senza, per di più, riunire Giunte le quali dovrebbero essere occupate unicamente a risolvere i problemi delle città e non querelare chi dissente o scrive o dice parole che danno fastidio. Pesci spada permettendo.