CAPORALATO, PROCESSO COMMODO: CHIESTI 4 ANNI PER IL PRESIDENTE DELLA COOP

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Processo Commodo, lavoratori sfruttati: sono stati chiesti quattro anni di reclusione per Luca Di Pietro, presidente della cooperativa Agri Amici di Sezze

L’operazione di polizia, a seguito dell’ordinanza restrittiva emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina dr. Gaetano Negro, scattò a gennaio 2019 con l’arresto “eccellente” dell’allora segretario provinciale Fai Cisl Marco Vaccaro.

Le misure cautelari furono portate a termine dallo SCO e dalla Squadra Mobile di Latina, coordinati dalla Procura pontina, contro lo sfruttamento dei lavoratori agricoli nelle campagne dell’agro pontino e di tutta la regione.

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In manette finirono i fondatori della cooperativa Agri Amici di Sezze, accusata di reperire gli agricoltori poi sfruttati, Luigi Battisti e Daniela Cerroni. Ai domiciliari l’ispettore del lavoro Nicola Spognardi, Luca Di Pietro, formalmente presidente della suddetta cooperativa, e Chiara Battisti, figlia di Luigi. Tutti, tranne Di Pietro, hanno scelto il rito ordinario e sono sotto processo presso il Tribunale di Latina.

Per Di Pietro, invece, che ha scelto il rito abbreviato, il giudice dell’udienza preliminare Giuseppe Molfese dovrà valutare la richiesta fatto dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano che ha formulato la sua richiesta di condanna: 4 anni più 150mila di multa. Di Pietro, 50 anni, è accusato di aver trasportato i lavoratori sfruttati che venivano portati nei campi.

Infatti, oltre ai destinatari della misura cautelare, che permise di disarticolare il sistema di protezione e collusione che rendeva possibile lo sfruttamento selvaggio della manodopera straniera, vi furono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che avrebbero dovuto vigilare sulla legalità nel mondo del lavoro e tutelare i lavoratori.
Gli arrestati, per mezzo della cooperativa Agri Amici di Sezze, si adoperavano, secondo l’accusa, nel reclutamento e nello sfruttamento di stranieri centrafricani e rumeni, somministrando illecitamente la loro manodopera a centinaia di azienda agricole committenti, con un monopolio nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo.

La prossima udienza per Di Pietro è stata fissata il 23 marzo e dopo l’arringa difensiva ci sarà la sentenza pronunciata dal gup Molfese. Nell’attuale processo, come fu sottolineato, né Cisl né Comune di Latina si costituirono parte civile, a differenza dell’Inps la cui richiesta fu presentata e accolta dal Tribunale.

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