Beni confiscati a Latina: il Comune ha costituito un gruppo di lavoro con il compito di individuare l’utilizzo del patrimonio acquisito dall’Ente. Alcuni dei beni confiscati, però, versano in condizioni di abbandono
“È opportuno e necessario costituire un Gruppo di Lavoro tra i Servizi dell’Ente che, per finalità connesse alle funzioni di propria competenza, possano essere interessati all’utilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e assegnati al patrimonio del Comune“. Così si legge in una delibera di Giunta approvata all’unanimità dall’esecutivo Coletta lo scorso 11 marzo.
Il Gruppo di Lavoro per l’utilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e acquisiti al patrimonio del Comune sarà composto da otto componenti e presieduto dal Dirigente del Servizio Patrimonio. Il vice presidente sarà, invece, il Dirigente del “Servizio Decoro, qualità urbana e bellezza. Beni comuni”.
Gli altri componenti saranno i dirigenti di Ambiente, Attività produttive, Politiche di gestione e assetto del territorio, Programmazione del sistema di welfare, Pubblica istruzione e politiche giovanili, Appalti e contratti.
Il Gruppo di Lavoro dovrà indicare le relative progettualità di tipo istituzionale, sociale, formativo, culturale, ambientale proponendole alla Giunta affinché venga fornito un indirizzo specifico sull’utilizzo di ciascun bene così che i Servizi possano provvedere alle conseguenti attività.
Sarà necessario che la nuova task force acceleri poiché alcuni beni confiscati e acquisiti dal Comune versano in condizioni fatiscenti come, ad esempio, il campo che fu dell’As Campoboario Sl Srl, ossia la società appartenuta a Gianluca Tuma e Costantino “Cha Cha” Di Silvio che disponevano del bene pubblico senza un contratto di concessione, detenendo persino i marchi figurativi e verbali del Latina Calcio (all’epoca U.S. Latina) di Pasquale Maietta e Paola Cavicchi. E pensare che su quel campo l’amministrazione Coletta vorrebbe realizzare, tramite il noto Progetto Upper, un parco produttivo.
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Ad ora, non si è visto niente: il campo e i locali sono abbandonati, degradati e la vegetazione è talmente alta che si fa fatica a vedere l’orizzonte. Tutto a un passo da Via Muzio Scevola e dalle altre abitazioni dei Di Silvio a Via Coriolano.