Formia, il nipote del fondatore del Clan dei Casalesi sbotta contro la consigliera comunale: “Noi Bardellino siamo persone perbene”
È passato inosservato almeno alle grandi latitudini dell’informazione locale ma, lo scorso 9 luglio, Angelo Bardellino, figlio di Ernesto Bardellino e nipote del fondatore del Clan dei Casalesi, Antonio Bardellino, ha sentito il bisogno di attaccare frontalmente l’ex sindaco e attuale consigliere comunale Paola Villa (Un’Altra Città e Movimento Cinque Stelle).
L’esponente politica formiana, tre giorni prima (6 luglio), aveva scritto una nota pubblicata su Facebook all’indomani della commissione regionale “anti-mafia” in Regione nella quale, diciamo la verità, a parte l’intervento del Presidente dell’Osservatorio Regionale Gianpiero Cioffredi, che ha ripercorso lo stato dell’arte delle mafie in provincia di Latina e sul litorale sud-capitolino, e della promotrice dell’incontro Gaia Pernarella (consigliere regionale), non vi sono state riflessioni dirompenti e memorabili. Anzi, il vellutato è stato il tono che più di tutti ha avuto la meglio.
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A risultare più interessanti, per lo studio del fenomeno politico e del rapporto della politica con la questione delle infiltrazioni camorristiche, ndranghetiste e mafiose nel territorio, sono stati di più, ad esempio, l’assenza del Sindaco di Anzio Candido De Angelis e il silenzio del Sindaco di Sperlonga Armando Cusani. Altra storia che meriterebbe altrettante chiose. Ad ogni modo, il giorno successivo a quella commissione regionale, la consigliera Paola Villa, come accennato, pubblicò sul suo profilo la succitata nota (leggi di seguito al link), da un titolo eloquente: “Quel salto di qualità che non c’è stato”.
Villa, tra le altre cose, ricordava il ferimento a colpi di arma da fuoco di Gustavo Bardellino, ossia un tentato omicidio avvenuto a Formia che, ad oggi, è rimasto un caso insoluto e che squarciò molto del politicamente corretto nel quale spesso si vogliono inabissare i problemi di Formia e del sud pontino. E ricordava, Villa, di come la famiglia legata al capo dei capi casalesi è inserita nel tessuto economico della città. Un accenno che, diversamente al tentato omicidio, sul quale la famiglia Bardellino non ha detto una parola, ha provocato la reazione scritta a furor di social da parte di Angelo Bardellino.
“La famiglia Bardellino – scriveva il 6 luglio Villa rispondendo indirettamente all’intervento in Regione Lazio da parte del consigliere regionale formiano Giuseppe Simeone – è a Formia per sua scelta e non per soggiorno obbligato. Venne alla fine degli anni 70, trovò terreno fertile per investire, con la Immobiliare Tirreno Sud e non solo ottenne facilmente dagli uffici comunali licenze edilizie ad esempio per costruire parco Solemar. Ottenne la residenza non perché “la magistratura costrinse il sindaco di allora a darla”, come lei dichiara in commissione, ma ottenne la residenza nonostante l’informativa delle forze dell’ordine“.
“Occhi, orecchie e bocche si chiusero – continuava Villa – quando a Gianola un locale di quasi 300mq si trasformò in pochi mesi, in una mega discoteca di 5000mq, il Seven Up. Senza che nessun amministratore, politico, imprenditore, dirigente comunale facesse una piega. Assurdo come venga distorta la storia ed i suoi protagonisti, eppure è tutto scritto, ripetuto abbondantemente nei rapporti pubblici semestrali della DIA. Oggi – ribadiva Villa – questa famiglia continua a fare affari, continua a stare “di sentinella” presso le proprie attività, intestate a terzi, attività dove si noleggiano auto, motorini e furgoni, attività dove si curano i denti, attività di divertimento e di ristorazione, tutte presidiate dal “bossetto” di turno alla luce del sole. Continua a restare in questo luogo scelto forse per il suo clima, forse anche per la sua bellezza, forse per la sua vicinanza alla provincia di Caserta, ma sicuramente scelto anche per quelle “ambiguità” diffuse con la politica e per quel “salto di qualità” che non ci sarebbe mai stato, pregiudicando sviluppo, economia e lavoro, pregiudicando presente e futuro, quel “salto di qualità” per cui ancora oggi, noi non ci arrendiamo”.
Parole nette da parte di Villa che negli anni non ha mai risparmiato niente ai Bardellino a tal punto che Angelo, il figlio maggiore dell’ex sindaco di San Cipriano D’Aversa, con interessi anche nel mondo della musica e del cinema e condannato con sentenza passata in giudicato per estorsione in concorso con utilizzo di armi da fuoco, ha risposto direttamente Il 9 luglio. Un unicum in effetti, nonostante da anni l’esponente politica ha sempre battuto sulla presenza a Formia della sua famiglia e di altre legate direttamente o indirettamente alla camorra campana.
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Angelo Bardellino rimprovera a Villa il suo presunto accanimento “in maniera gratuita” così da “appagare una sua frustrazione personale che la porta a pensare che attaccare una famiglia perbene come la nostra le possa appagare il senso di vuoto che ha dentro”. La ragione dell’accanimento e della “speculazione”, secondo Bardellino, sarebbe quella “di ottenere consensi elettorali”.
Il figlio di Ernesto Bardellino continua parlando anche della sua vicenda giudiziaria personale sostenendo di essere l’unico pregiudicato in famiglia e che comunque di essersi presentato “spontaneamente quando tale provvedimento divenne definitivo nel 2019”. Come se scontare una condanna arrivata sino in Cassazione fosse stata da parte sua una concessione a quella magistratura che dice di rispettare: in realtà, una scelta obbligata che qualsiasi comune mortale avrebbe dovuto fare.
Ma per Angelo Bardellino le vicende che vengono ricordate sono storie “di 50 anni fa di qualche nostro familiare che non compete noi, ognuno è artefice delle proprie scelte e delle conseguenze che ne conseguono”. Un punto sul quale, Bardellino dovrebbe aver da ridire anche con la Direzione Investigativa Antimafia che nella Relazione pubblicata a gennaio 2020, nel ricordare il suo arresto insieme ad altri “4 soggetti”, lo definiva come “ritenuto esponente di spicco del clan dei Casalesi“. Come noto, oltre che a Bardellino “ritenuto esponente di spicco”, in quel giugno 2019, finirono in carcere anche Tommaso Desiato, Franco D’Onorio De Meo e Giovanni Luglio condannati tutti per estorsione in concorso con utilizzo di armi da fuoco (il procedimento era ciò che rimaneva della imponente inchiesta “Formia Connection”).
Tuttavia, ciò che preme a Bardellino è di chiarire su un punto che Villa solleva. “Lei – scrive Angelo Bardellino – mi chiama in causa dicendo che Bardellino, in questo caso sono io, ho attività di prestanome di dentista e di noleggio auto e moto, e che vengono gestiti da bossetti di turno alla luce del giorno. Le faccio presente che i bossetti che lei allude sono dei medici che hanno fatto tanti sacrifici per laurearsi e svolgere le proprie funzioni professionali con dedizione e impegno da oltre 30 anni, e che il sottoscritto è regolarmente inserito nella società in qualità di socio, lavorandoci con mansione di ragioniere ed altro, e che tutta la documentazione societaria e dell’investimento fatto è stato dettagliatamente mandato a tutti gli organi di polizia competenti“.
Ora, premesso che per aprire un’attività non vi è bisogno di inviare la documentazione agli organi di polizia, se non per particolari situazioni, il problema sollevato da Villa non è di poco conto. Per i Bardellino è una persecuzione, ma allora perché la loro famiglia compare nei resoconti dell’Osservatorio regionale antimafia e nelle relazioni della Dia, quasi come fosse un fatto assodato da anni? E perché non chiedono chiarezza e rispetto, così come fatto da Angelo Bardellino nei confronti di Paola Villa, in riferimento al tentato omicidio di un loro parente come Gustavo Bardellino, dal non troppo vago sapore di ritorsione? All’indomani di quel 15 febbraio, fu l’ex Pm della DDA di Napoli Cesare Sirignano, che conosce bene la zona di Formia e del sud pontino, a rilasciare importanti dichiarazioni: “Troppo presto per fare ipotesi ed evocare conflitti, tuttavia l’episodio rappresenta di per sé un fatto oltre che grave per le modalità, anche sintomatico di una rottura con il passato, in cui solo in casi davvero eccezionali vengono colpiti parenti o congiunti di elementi di vertice di una organizzazione mafiosa o legati alla sua storia come nel caso dei Bardellino. Occorre attendere l’esito delle indagini – ha spiegato – per comprendere cosa sia realmente accaduto e se questo episodio costituisca o meno un sintomo di una malattia più grave che non tarderà a manifestarsi“. Perché Angelo Bardellino non ha detto nulla al riguardo dal momento che preme a lui scrivere di essere una persona perbene?
Hanno querelato o si sono indignati per le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Basco (senza contare quelle dell’ex affiliato al Clan Di Silvio di Latina) che chiama in causa almeno un componente della famiglia per affari illeciti di pizzo, estorsioni e droga?
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Eppure a meritare il pubblico j’accuse con tanto di rimando ad aspetti personali della sua vita – (“questo buon senso e questa delicatezza – scrive Angelo Bardellino a Paola Villa – lei non l’ha mai avuta, dovrebbe essere la qualità principale di una professoressa che insegna come lei, pur non essendo madre”) – è solo Paola Villa la quale, peraltro, nelle settimane successive al 9 luglio, ha denunciato la ricomparsa di una sbarra in via Giorgio La Pira a Formia dove “ci sono diversi villini e proprio a metà della strada c’è un complesso immobiliare con tre unità abitative confiscate alla criminalità organizzata o meglio, per dirla a chiarezza di atti e fatti, confiscate alla famiglia Bardellino. Nel complesso, negli appartamenti non oggetto di confisca, vivono ancora oggi Ernesto Bardellino e la sua famiglia”.
A commentare lo sfogo di Angelo Bardellino tanti amici e conoscenti della famiglia: molti gli attestati di stima e i salamelecchi per la famiglia intera, qualche personaggio più o meno noto e anche la moglie di un consigliere comunale della Lega a Formia.