BANCAROTTA LATINA AMBIENTE, MIGNANO SE NE VA: LA GIUNTA INERTE NONOSTANTE IL PARERE DEL PROFESSORE

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Giacomo Mignano

Latina Ambiente: il caso della ex partecipata del Comune alla base delle dimissioni del consulente giuridico Giacomo Mignano

Influente come pochi nelle dinamiche del centrodestra latinense, sponda Fratelli d’Italia, l’avvocato Giacomo Mignano non ci sta: “Non sono attaccato alla poltrona e mi dimetto“. Così, in sintesi, ciò che dichiara Mignano che, la scorsa settimana, ha rimesso nelle mani della Sindaca di Latina, Matilde Celentano, il mandato di consulente giuridico a titolo gratuito che svolge dall’insediamento dell’amministrazione lo scorso anno. Ascoltato da sempre, la Sindaca si è presa qualche giorno per valutare le dimissioni di Mignano, ma al momento non c’è molto margine.

Ma cosa c’è alla base delle dimissioni di Mignano? Ovviamente il procedimento penale che lo vede tra gli indagati che stanno affrontando la zoppicante udienza preliminare che contesta a lui e a oltre una ventina di personaggi la bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento di Latina Ambiente. L’avvocato, ex Presidente dell’ordine delle toghe pontine, da oltre trentennio in rapporti lavorativi con la pubblica amministrazione latinense e di altri comuni, lo aveva sempre detto: se il Comune di Latina si costituisce parte civile, io non sarò più della partita. Una questione di opportunità, considerato che lui sarebbe, se rinviato a giudizio, da un lato consulente della Sindaca di Latina, dall’altro avversario in una causa penale.

A maggio scorso, per quanto riguarda il procedimento penale di Latina Ambiente, c’è stata l’ennesima udienza interlocutoria. Davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli, non si è potuto celebrare nulla, in ragione di un difetto di notifica per uno degli imputati: Claudio Quattrini, ex componente del consiglio d’amministrazione della ex partecipata del Comune di Latina che, come noto, si occupava del servizio d’igiene urbana nel capoluogo.

Il Gup Morselli aveva comunque stabilito alcune date per il proseguo dell’udienza preliminare. Un calendario che rischia di non essere definitivo, considerata la quantità di indagati e di legali nominati. Ad ogni modo la prossima data sarebbe quella di domani 11 luglio, sebbene, a quanto trapela, potrebbe di nuovo slittare per affollamento del ruolo e quindi dei procedimenti da trattare. Un ingolfamento a cui in Piazza Buozzi si è abituati, vista la mole di processi e la penuria di personale. 

Da calendario, il prossimo 3 ottobre dovrebbe essere ascoltato, come indagati, proprio l’avvocato Giacomo Mignano, e il consulente tecnico di un altro indagato, Marca Brinati. Mignano e Brinati sono difesi rispettivamente dagli avvocati Renato Archidiacono e Luigi Di Mambro.

Fissate per il 24 ottobre e il 21 novembre le date nelle quali, in teoria, dovrebbero discutere la Procura di Latina (con la richiesta di rinvio a giudizio) e gli avvocati difensori. Difficile, quindi, che l’udienza preliminare si concluda entro l’anno. Tra gli indagati, come noto, anche un altro collaboratore della Sindaco di Latina: si tratta di Stefano Gori, difeso dall’avvocato Orlando Mariani.

Lo scorso 29 aprile, il Comune di Latina aveva pubblicato la delibera di Giunta che dava mandato al sindaco Matilde Celentano di individuare un legale consulente speciale per motivare la mancata costituzione di parte civile nell’udienza preliminare già praticamente annunciata. Il legale consulente è il professore universitario, Federico Pernazza, il quale ha già dato parere. Un parere che è orientato a non far costituire il Comune di Latina, in quanto il caso giudiziario sarebbe materia da Corte dei Conti, menzionando la vicenda apriliana dell’Aser.

Ecco, allora, che sulla base del parere dell’avvocato Pernazza, Giacomo Mignano si aspettava un atto conseguente del Comune di Latina, ossia che la giunta di centrodestra – la sua famiglia politica – si riunisse per disporre una delibera che superasse quella del febbraio 2023 con cui l’allora commissario di Piazza del Popolo, Carmine Valente, dispose la costituzione di parte civile.

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Invece, dalla Giunta non c’è stato nessun atto, un segnale che Mignano ha interpretato come un’inerzia non sopportabile. Se rimane tutto così, infatti, come nelle altre udienze preliminari, l’avvocato del Comune, Francesco Cavalcanti, continuerà ad avere legittimo mandato a costituire parte civile il Comune di Latina. Contro Mignano, il consulente giuridico della Sindaca.

Al momento solo la curatela fallimentare di Latina Ambiente, tramite l’avvocato Stefano Preziosi, ha presentato la propria richiesta di costituirsi parte civile, mentre il Comune di Latina attendeva in ragione di questo stallo. Senza contare, peraltro, che la nuova amministrazione comunale a marca centrodestra ha eseguito una mega transazione per i debiti che il Comune di Latina aveva con la vecchia Latina Ambiente, il cui curatore fallimentare è il commercialista Lorenzo Palmerini, nominato dalla stessa amministrazione come nuovo Presidente di Abc, la società municipalizzata dei rifiuti che ha sostituito la predetta Latina Ambiente.

Insomma, un viluppo con alcuni profili di conflitti di interesse, tra collaboratori della Sindaca indagati e un Presidente che riveste un doppio ruolo già finito all’attenzione dell’opposizione. Un doppio ruolo che diventa triplo se si considera che Palmerini è anche consulente di Rida Ambiente, la società che gestisce l’impianto Tmb di Aprilia, la quale ha tutto l’interesse affinché i rifiuti indifferenziati (che la società apriliana accoglie, tra gli altri, anche dal Comune di Latina) non abbiano un decremento a Latina, laddove Abc dovrebbe spingere perché la raccolta differenziata aumenti.

Per quanto riguarda la transazione, il Comune è convinto di essere arrivato a una condizione “in bonis” e senza più debiti con la ex partecipata che gestiva, a Latina, il servizio d’igiene urbana. Sul lato penale, il Gip Morselli dovrà decidere chi dovrà essere rinviato a giudizio. Ma di tempo, come detto, ne occorrerà molto.

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L’INDAGINE – I coinvolti, nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Procura di Latina Marco Giancristofaro (iniziata nel 2016), sono i vari amministratori delegati che si sono succeduti negli anni Giuseppe Caronna, Bruno Landi e Valerio Bertuccelli; i vari Presidenti della società Vincenzo BianchiGiovanni RossiGiacomo Mignano e Massimo Giungarelli; i vari consiglieri del Cda (alcuni dei quali ex dirigenti o funzionari del Comune di Latina) Gianmario Baruchello, Marco BrinatiClaudio Quattrini, Marcello VernolaAlfio GentiliMaurizio BarraBruno CalziaVincenzo BorrelliLucio NicastroStefano GoriRomeo Carpineti, Francesco MaltoniLorenzo Le Donne e Giancarlo Milesi; i componenti del collegio di sindaci revisori Gabriele GiordanoElvio BiondiRuggiero Maurizio MoccaldiBruno Pezzuolo e il socio e procuratore della società di revisione Mazars & Guerard, Fabio Carlini.

In uno dei capi d’accusa viene spiegato che 22 degli indagati avrebbero occultato “perdite nel corso della gestione 2007-2013, perdite stimate in non meno di 18 milioni e mezzo di euro circa, mediante l’imputazione di ricavi e proventi Tia extra rispetto ai montanti Pef dello stesso periodo, con conseguente erosione del capitale sociale“. La perdita di capitale nel corso degli anni è stata di 18,5 milioni di euro.

In un altro capo d’imputazione, quello che coinvolge più indagati, c’è l’accusa grave di bancarotta fraudolenta. Secondo la Procura, gli indagati non rendevano possibile “la ricostruzione del patrimonio” e il “movimento degli affari, i libri e le altre scritture contabili della società Latina Ambiente spa in liquidazione tra il settembre 2006 e l’approvazione del bilancio 2012, i sindaci e la società di revisione omettendo ogni controllo di legalità e contabile di rispettiva competenza, limitatamente al periodo tra il 2006 e l’approvazione del bilancio 2010, attesa la mancanza di un sistema di rilevazione contabile analitico, tale da consentire la segregazione contabile dei costi inerenti la gestione Tia, e quindi la puntuale verifica del rispetto della copertura di tali costi con la tariffa di riferimento“.

Infine, nell’ultimo capo d’imputazione, che interessa una quindicina di indagati, c’è l’accusa di aver distratto oltre 300mila euro, negli anni di bilancio tra il 2009 e il 2011, a favore dell’azienda che deteneva il 49% della Latina Ambiente, la Unendo di Francesco Colucci. La distrazione delle somme dalla Spa sarebbe avvenuta tramite emissione di dividendi a fronte di contabilità ed esercizi di bilancio che, tra gli anni 2008-2009-2010, non avrebbero permesso la distribuzione di alcunché: risulta, infatti, chi i tre bilanci, riferibili ai tre anni summenzionati, hanno chiuso in perdita. Circa 800mila euro per il 2008, 351mila per il 2009 e oltre tre milioni di euro per il 2010 (3,2, milioni di euro). Perdite che hanno eroso il patrimonio netto dell’azienda e il capitale sociale arrivando a un valore medio negativo di oltre 9 milioni, se si includono anche gli aggravamenti successivi riconducibili agli anni 2011, 2012 e 2013.

Già dal 2007, il management avrebbe dovuto intervenire per proteggere il patrimonio aziendale, comportando così, per gli anni a seguire, il deprezzamento del valore societario dell’azienda che gestiva l’igiene urbana nel capoluogo di provincia (e non solo, fino al 2015 anche a Formia). Mancati interventi che, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbero determinato l’inchiesta penale.

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