Nell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia, è evidente la presenza di armi spesso affidata ai giovani de sodalizio
Degli attentati scampati, per un motivo o per l’altro, da due criminali di peso a Latina come Maurizio De Bellis e Gianfranco Mastracci si è detto (leggi approfondimento di seguito).
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Tuttavia, nella maxi indagini di Carabinieri e Polizia, figurano anche personaggi in erba, che tentano di farsi le ossa negli ambienti criminali e che spesso sono solo utilizzati da gente più esperta come Alessandro Artusa, forte del suo “curriculum” criminale con tanto di omicidio alle spalle, e Roberto Ciarelli, figlio del boss Ferdinando “Furt” Ciarelli e nipote di un altro pezzo da novante del crimine pontino, Armando “Lallà” Di Silvio.
Tra i più giovani, peraltro raggiunto da custodia cautelare in carcere, troviamo Daniel De Ninno, 27 anni, chiamato da Artusa “Il Mostro”, il quale avrebbe messo a disposizione del gruppo di Latina, legato al sodalizio fondano Del Vecchio-Lauretti, il proprio appartamento, ubicato a Campo Boario, all’interno del quale custodiva la droga, confezionava le dosi e dove, per un certo periodo di tempo, erano state custodite le pistole per conto di Artusa e Ciarelli, una delle quali poi sequestrata a Alexandra Luna Costantin.
A seguito dell’allontanamento di Gianfranco Mastracci da Latina, Ciarelli e Artusa avrebbero deciso di spostare l’arsenale di armi in forza al gruppo, sino a quel momento custodito in località Sezze Scalo e presso l’abitazione del padre di Mastracci, presso la casa di Daniel De Ninno, al momento a processo anche nel processo “Scarface”.
Il 24 giugno 2021, i Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Latina, coadiuvati dai militari della stazione di Podgora e Pontinia, aveva arrestato la 39enne Alexandra Luna Costantin, volto già conosciuto alle Forze dell’Ordine, fermandola con una pistola.
L’episodio, per cui gli investigatori stavano indagando, era stato spiegato dalla 39enne – che ha rilasciato dichiarazioni spontanee pur avvalendosi della facoltà di non rispondere nell’ambito dell’interrogatorio di convalida dopo il suo arresto – come un fatto fortuito: la donna avrebbe trovato l’arma per poi prenderla con sé mettendola dentro la borsetta.
In realtà, con l’inchiesta che ha smantellato il gruppo fondano-latinense (Costantin è indagata per spaccio insieme al padre Bruno Costantin), si sa che non sarebbe stato affatto così. Quell’arma, infatti, sarebbe servita, o almeno così ritengono gli investigatori dell’Arma, a compiere un attentato. Attentato che avrebbe avuto come protagonisti Alessandro Artusa, Roberto Ciarelli e Pietro Zucconi (non indagato).
Le fonti di prova di quell’attentato emergono nei dialoghi tra presenti intercettati all’interno dell’autovettura BMW in uso ad Artusa regalatagli da Massimiliano Del Vecchio, nella quale, il 24 giugno 2021, venivano registrate conversazioni riconducibili ad un’azione punitiva nei confronti di alcuni soggetti, mai identificati.
Dalle prime conversazioni intercettate tra Zucconi e Artusa, o a bordo della vettura, emerge come i due fossero in procinto di compiere qualcosa insieme a Roberto Ciarelli senza conoscerne i dettagli, probabilmente ad Anzio nei confronti di “due pischelli”.
Successivamente si sarebbero recati, insieme a Roberto Ciarelli, prima ad Alatri, dove incontravano alcuni soggetti, non identificati, per conto dei quali avrebbero più tardi compiuto una spedizione punitiva in danno di altri soggetti, ugualmente non identificati.
Nel viaggio di ritorno a Latina, Artusa e Zucconi rientravano a Latina e il primo telefonava ad Alexandra Luna Costantin alla quale chiedeva di andare a casa sua per fare un servizio. La donna, incaricata da Artusa, andò da De Ninno a prendere la pistola, per poi essere fermata dai Carabinieri. Un legame quello tra Costantin e il gruppo che si evidenzia con il fatto che, una volta arrestata, fu tranquillizzata con la presenza di un avvocato che l’avrebbe difesa.