La guerra criminale di Fondi rivissuta nelle carte dell’indagine disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma
Nella primavera del 2021, nella città di Fondi si consumava una serie di attentati dinamitardi in danno di soggetti collegati al gruppo criminale Ferri-Pannone (smantellato con l’operazione Jars), ovvia conseguenza di quanto si apprendeva proprio a conclusione della prima indagine denominata “Escape” (poi unita a quella denominata “Risiko”, il cui mix porta all’operazione dei 16 arresti eseguiti ieri, 26 novembre), ossia che i gruppi rivali Del Vecchio-Lauretti e Ferri-Pannone entrambi operanti nella città di Fondi, erano giunti a scambiarsi attentati con armi da fuoco.
I numerosi attentati incendiari, registrati in Fondi dal 3 marzo 2021 e sino al 31 luglio 2021, sono stati compiuti, non a caso, ai danni di soggetti che il collaboratore di giustizia Salvatore Ia Iannicelli indicava come affiliati al gruppo criminale Ferri-Pannone o comunque appartenenti alla cerchia familiare dei medesimi.
“A Fondi – ha spiegato agli inquirenti il collaboratore di giustizia, Alessandro Simonelli, a dicembre 2021 – è scoppiata una vera e propria guerra per il controllo delle piazze di spaccio. A Fondi comandavano tre gruppi: quello facente capo a Massimiliano Del Vecchio e Johnny Lauretti, quello che fa capo a Marco Simeone, quello che fa capo ad Alessio Ferri. In passato tutti stavano sotto ai fratelli Zizzo e non vi erano conflitti. Quando i fratelli Zizzo sono stati eliminati vi sono stati gli scontri per il predominio sulle piazze di spaccio. Tutte le esplosioni che ci sono state recentemente a Fondi sono da ricondursi alla guerra per il controllo del territorio in quanto sono state commissionate da Del Vecchio e Lauretti ai danni dei gruppi rivali facenti capo a Simeone e Ferri”.
Una guerra fatta per il controllo dello spaccio nella città della Piana, evidentemente molto numerosa dal punto di vista delle sostanze stupefacenti. Era l’anno 2021.
Il 3 marzo, in via Mantegna n. 3, un ordigno artigianale inesploso all’interno del poliambulatorio “Polaris medical service”. Lo stesso giorno, fu incendiata l’autovettura Lancia Musa, intestata a Maurizio Fusco. Il successivo 26 marzo, alle ore 00:50 circa, fu fatto esplodere un ordigno davanti il portone dell’abitazione dello stesso Fusco.
Il 30 marzo, in via Tommaso Landolfi, ignoti attentatori fecero esplodere un ordigno dinanzi l’abitazione di Marco Simeone, facente parte del gruppo Ferri-Pannone: un evento mai denunciato alle Forze dell’Ordine.
L’1 aprile, in via XXIV Maggio, ignoti malfattori incendiarono l’autovettura Smart ForTwo, di proprietà di Guido Quadrino, 41enne considerato nella cerchia di Ferri-Pannone.
Il 10 aprile, in piazza Chiusano, prese fuoco l’autovettura Fiat Punto. Due giorni dopo, il 12 aprile, in via Salvemini n. 10, fu rinvenuto un ordigno artigianale sul cofano dell’autovettura Fiat 500 L, riconducibile ad altro uomo del gruppo Ferri-Pannone, Francesco Paolo Petrillo.
Il 18 aprile, in via Guado III°, si sviluppò un incendio a bordo dell’autovettura “Mercedes classe A” della moglie di Walter Nallo, pregiudicato.
Il 22 aprile, in via Modigliani n. 35, ignoti posiziorono un ordigno artigianale sul cofano motore della Opel Mokka, di proprietà del padre di un altro dei coinvolti dell’operazione Jars, Armando Ciccone detto Piffone.
Il 2 maggio, alle ore 23:25 circa, in via Madonna delle Grazie n. 155, ignoti incendiarono l’autovettura BMW 320 di proprietà di una donna, moglie di un uomo con precedenti per spaccio.
Il 31 luglio, alle ore 02:10, sconosciuti fecero esplodere un ordigno che danneggiava l’autovettura Nissan Qasqai della madre madre di Yuri Nallo.
Tramite intercettazioni e sommarie informazioni, gli inquirenti si convincono che quegli attentati sono dettati dalle ritorsioni del gruppo Lauretti-Del Vecchio contro chiunque abbia intenzione di minacciare il predominio dello spaccio in città. Convinzioni confermate anche dai collaboratori di giustizia ed ex affiliati del gruppo Lauretti-Del Vecchio, Alessandro Simonelli e Salvatore Iannicelli.
“So per certo – ha detto Simonelli agli inquirenti – che Benedetto detto Pallino è stato l’autore dell’esplosione consumata ai danni di Maurizio Fusco e Masino Rotunno detto “nonno coca” che era ai domiciliari e spacciava in casa. Spacciava anche Fusco. Queste due persone erano soci in affari ed è stata esplosa una bomba che ha deflagrato la macchina e il portoncino. Ho saputo dallo stesso Benedetto detto Pallino il fatto di aver lui consumato questi attentati. Ha utilizzato un ordigno messo a disposizione da Lauretti. La maggior parte degli atti intimidatori sono stati consumati da Benedetto detto Pallino. Ricordo che ha aperto lui il discorso mentre mi trovavo sulle scalette di S. Maria a Fondi, ne ha fatto oggetto di vanto perché era un incarico di “prestigio”.
Attentati che sarebbero stati coordinati da Jhonny Lauretti, sebbene Massimiliano Del Vecchio, nel racconto dei pentiti, rimane saldamente “la mente” del gruppo.