Cisterna: in carcere il noto imprenditore di Cori Antonio Sciarretta. Dovrà scontare una pena pari a quattro anni ed otto mesi
La Polizia del Commissariato di Cisterna, in esecuzione del provvedimento emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma, ha tratto in arresto Antonio Sciarretta, settantenne imprenditore di Giulianello (Cori), che dovrà espiare in totale quattro anni ed otto mesi di reclusione per un cumulo pene comminato a seguito di nove condanne penali, divenute definitive.
L’uomo, un tempo editore del giornale Il Territorio e politico nelle fila della fu Alleanza Nazionale, è stato giudicato colpevole di molteplici reati soprattutto in materia economico finanziaria – tra i quali una bancarotta fraudolenta aggravata dalla rilevanza del danno patrimoniale arrecato – sui quali indagarono a lungo le Fiamme Gialle della Guardia di Finanza.
Al termine delle formalità di rito, Sciarretta è stato associato presso la Casa Circondariale di Roma – Rebibbia.
L’ultimo rinvio a giudizio per Sciarretta, è avvenuto a febbraio scorso, quando gli venne contestata la bancarotta relativa alla vicenda della Life Hospital, con sede a Cori in via Umberto I nella qualità di amministratore unico dal novembre del 2004 della società dichiarata fallita nel 2008 dal Tribunale di Latina. Secondo l’accusa, l’imprenditore occultava o distruggeva le scritture contabili per non rendere possibile la ricostruzione dei redditi e del volume degli affari.
L’AVVENTURA NEL LATINA CALCIO – L’AS Latina venne dichiarata fallita dal Tribunale del capoluogo pontino il 12 febbraio 2009. Secondo l’accusa, Sciarretta aveva nascosto o comunque distratto beni della società, per un valore di circa 24.800 euro, e distrutto libri e documenti contabili, impedendo la ricostruzione degli affari della spa. L’imprenditore fu poi accusato di aver evaso le imposte sul reddito e sull’Iva, e di non aver presentato le dichiarazioni ai fini delle imposte dirette e Iva per il 2007, evadendo per 95.512 euro l’imposta sulle società. I sindaci furono invece accusati di aver sottratto e distrutto i documenti del collegio sindacale e soprattutto di aver aggravato il dissesto della società, non chiedendo, tra il 2005 e il 2006, visto lo stato di insolvenza in cui versava l’AS Latina, al Tribunale di dichiararla fallita.