APRILIA. RSA DI APRILIA, TRA TIMORI E CAUTELA. TERRA: “STIAMO CERCANDO DI LIMITARE I DANNI”

San Michele Hospital
San Michele Hospital

Il sindaco Antonio Terra fa il punto della situazione con un focus sulla struttura di cui si dibatte di più nelle ultime ore: l’Rsa del San Michele Hospital

Il primo vero focolaio di un Rsa in provincia è al San Michele Hospital di Aprilia, che fino all’estate scorsa è stata gestita dalla Sistel srl dichiarata fallita a luglio 2019. Dopo il fallimento, la casa di cura è nelle mani della società San Michele Hospital Srl con sede in Via Isarco 1, Aprilia.
Dalla serata di ieri, si è avuta la conferma che nella struttura ci sono 9 persone positive al Coronavirus-Covid-19 e l’apprensione è cresciuta esponenzialmente.

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Come ha ricordato il sindaco Terra, durante la diretta Facebook sulla pagina ufficiale del Comune di Aprilia, due settimane fa tre dipendenti del San Michele furono trovate positive, tra cui un uomo del capoluogo di provincia.

Passati quindici giorni, una volta trovati positivi, gli anziani sono stati trasferiti, ieri sera, al Santa Maria Goretti di Latina, l’hub Covid della provincia. Pur non riscontrando una sintomatologia aggressiva, lo si è fatto, per decisione dell’Asl, in modo tale da non mettere in pericolo gli altri anziani e assistiti della Rsa, in totale una novantina di persone.

È un Terra, quello del video Facebook (luogo virtuale da cui i sindaci d’Italia ormai cercano di avvalorare il loro ruolo sminuito da un’emergenza che mette le Istituzioni locali all’angolo) che cerca di sopire e tranquillizzare, come molti suoi colleghi in provincia, ma non può non ammettere che la situazione è monitorata e quello che si sta facendo, dopo la scoperta del focolaio al San Michele Hospital di Via Monticello 6, è “cercare di limitare i danni“. La cautela, d’altronde, è d’obbligo.

Le Rsa, ossia residenze sanitarie assistenziali, sono quelle strutture non ospedaliere che ospitano per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato persone non autosufficienti, in molti casi quindi la parte più debole della catena della società. Molti di loro necessitano già di cure specifiche portandosi in carico patologie molto delicate.

Ma quello che suggerisce prudenza a Terra, uomo che di certo non ha mai fatto dell’impeto la sua caratteristica politica, è che le Rsa in Italia e nel mondo sono sulla bocca dell’opinione pubblica: migliaia di morti, controlli laschi, in mano a grandi gruppi imprenditoriali e con tante inchieste sul groppone derivanti da come sono state gestite durante l’emergenza Covid-19.

Svariate Procure d’Italia, sopratutto al nord – Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, ma anche ne Le Marche – hanno messo sotto la loro lente quello che senza mezzi termini Ranieri Guerra dell’Oms, il massimo organismo sanitario del Pianeta, ha definito un massacro.

Ecco perché ogni slancio è proibito, anche in ragione del fatto che proprio ieri, con la nota diffusa dall’Assessore alla Sanità regionale D’Amato, si è venuto a conoscenza che l’Asl di Latina, dopo diversi controlli nelle strutture sanitarie della provincia, ha trasmesso gli atti a quattro comuni della provincia, tra cui Aprilia, e ai Carabinieri Nas. Che sia l’inizio di qualche indagine nelle Rsa del territorio? Lo capiremo a breve anche perché le attività investigative, come dimostrato in altre parti d’Italia, sono vieppiù accelerate e concentrate alla verifica della correttezza gestionale delle strutture le quali, ad ora, con il Covid-19 in corso, sono le più a rischio in Italia e nel mondo.

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