AL KARAMA, LBC E PD CRITICI SUL COMMISSARIO: “ANTISTORICO STANZIARE FONDI PER UN NUOVO CAMPO ROM”

Il padiglione all'ex Rossi Sud dove si trovano i nomadi di Al Karama

Al Karama, gli esponenti di Latina Bene Comune e del Partito Democratico: “Antistorico pensare a un nuovo campo rom”

“Negli scorsi giorni abbiamo proceduto, dopo varie sollecitazioni, ad una visita informale presso l’Ex Rossi Sud dove, come noto, sono ormai da settimane presenti quasi 90 persone a seguito dell’incendio che ha minato e danneggiato il campo Al Karama durante l’ultima stagione estiva. 

Al netto di ciò che spesso si legge sui giornali, con narrazioni spesso fuorvianti e parziali, e di alcuni comunicati che sono stati diffusi nelle ultime settimane, la situazione, che monitoravamo da tempo, e che si è mostrata ai nostri occhi ci preoccupa e non poco. 

Il centro di Al Karama su Strada Monfalcone in fiamme
Il centro di Al Karama su Strada Monfalcone in fiamme

Sono infatti vari i disagi presenti nell’attuale sistemazione, ne elenchiamo giusto qualcuno (per quanto il quadro sarebbe ben più complesso) senza pretese di completezza: vi sono le docce calde che non consentono, se non a distanza di ore ed a blocchi di 3 persone per volta, il loro uso continuo e che dunque producono non pochi problemi per chi al mattino deve recarsi al lavoro, anche molto presto, quando vi sono ancora persone che dalla notte precedente attendono il loro turno; il servizio scuolabus non è ancora partito (a breve, apprendiamo, tornerà regolarmente in servizio) e per i bambini non è stato dunque possibile recarsi a scuola in queste prime settimane dalla loro riapertura, non una delle migliori situazioni per dei bambini che scontano sulla loro pelle un notevole gap formativo rispetto ai loro coetanei, che impatta ulteriormente sul già difficile processo di inclusione rispetto alla società che li circonda. C’è poi la totale mancanza di spazi privati, che rende sempre più complessa la convivenza di quasi 90 persone in un unico grande spazio aperto e che infatti sta causando non pochi conflitti tra i vari membri, discussioni, problemi di varia natura igienica, intima e sociale. Ricordiamo inoltre che molti non risultano vaccinati e come manchi l’assistenza sanitaria primaria (medici di base e pediatra)

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La quasi totalità delle famiglie, inoltre, spinge per un ripristino della situazione antecedente all’incendio del campo, insistendo su un celere ritorno nei vecchi moduli abitativi, oggi in zona interdetta a seguito dell’incendio (ricordiamo che molti lavorano nei campi antistanti, così i bambini che vanno a scuola): varie famiglie sono già tornate, negli scorsi giorni, più volte nel vecchio campo. Inutile elencarne i rischi a livello sociosanitario. Ad oggi, poi, non risultano chiari i tempi di attesa per i nuovi moduli abitativi oggetto dell’ultimo stanziamento di risorse, che vedrebbero la loro presenza affianco al vecchio campo (c’è chi parla ancora di qualche mese, chi di qualche settimana: nel frattempo, tuttavia, sull’Ex Rossi Sud gravano le parole e le missive della Provincia che spinge per la liberazione di quello spazio, non sappiamo definire con certezza dunque cosa accadrà nelle prossime settimane e quale – eventuale – soluzione alternativa si presenterebbe per queste persone).

Risulta quindi dirimente – e funge da elemento aggravante – l’assenza di una prospettiva certa per circa 90 persone che da più di tre mesi vivono senza sicurezza del domani ma soprattutto al centro di un dibattito che, quando esistente, spesso vede protagonista un generale qualunquismo macchiato da pregiudizi etnici, polemiche strumentali, narrazioni fuorvianti e tendenze de-personalizzanti. Ciò che infatti ci preme, in ultimo, sottolineare è che, come già richiamato e denunciato da varie associazioni, fondazioni, diocesi, la scelta (già operata) di stanziare oggi nuovi fondi per la realizzazione di un nuovo campo rom appare in ogni caso come antistorica: i campi rom andrebbero superati, nell’ottica di percorsi di co-progettazione con gli abitanti dei campi, interventi di sostegno mirati lungo le direttrici della scuola, dell’abitazione, del lavoro e della codeterminazione. È evidente poi che anche il protocollo firmato tra Prefettura, Regione Lazio e Comune nel 2019 prima dell’emergenza covid avesse come obiettivo la nascita di una nuova struttura: un centro temporaneo dove le famiglie potessero vivere ognuna con un proprio alloggio, proprie utenze mantenendo – per chi ne avesse avuta la volontà – la scelta di una comunità in cammino.

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Le difficoltà operative dovrebbero essere superate da motivi superiori legati alle esigenze sopra dette. Auspichiamo interventi rapidi con il superamento di eventuali problemi burocratici che, proprio per le questioni insite nel nome Al Karama che vuol dire Dignità, andrebbero affrontate e risolte con provvedimenti urgenti ed indifferibili superando le difficoltà sorte in passato per la gestione degli appalti di sistemazione dell’area e di fornitura dei moduli abitativi. Così come poche sono ancora le informazioni sulla bonifica delle aree interessate, annunciata da tempo.

AL KARAMA, il campo rom di Borgo Bainsizza a Latina
AL KARAMA, il campo rom di Borgo Bainsizza a Latina

Quanto, in breve e sicuramente mancando di più di qualche elemento, è ciò che chiedono, e per cui lavorano da anni, decine e decine di volontari e liberi cittadini, associazioni come già richiamato, anche di caratura nazionale (come l’Associazione 21 Luglio, che ha prodotto negli anni un’amplissima documentazione in merito al superamento dei campi, best practices e percorsi virtuosi dove ciò è già avvenuto) e che nelle scorse settimane si sono messe a disposizione di questa gestione commissariale della città, rendendosi disponibili non solo ad un dialogo ma ad un contributo concreto e specifico sulla situazione del campo Al Karama. 

Questo è ciò che la politica – anche di questa città – deve avere il coraggio di dire, fare e perseguire, facendo un passo in avanti, colmando il suo ritardo e le sue responsabilità di anni ed uscendo da un dibattito sterile e non benefico per nessuno. Su queste basi intendiamo muoverci ed attuare tutte le iniziative che riterremo opportune”. 

Lo spiegano, in una nota, gli ex consiglieri comunali di Latina, Leonardo Majocchi, Valeria Campagna, Francesco Pannone, Floriana Coletta, Dario Bellini, Daniela Fiore, Gianmarco Proietti, Emilio Ranieri e l’indipendente Nazzareno Ranaldi.

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