A SEZZE LA STATUA DI SAN LIDANO RILEVA GLI INTRECCI TRA POLITICA E CHIESA. E SPUNTANO VECCHIE CONOSCENZE

Cantiere dei lavori sospesi al Belvedere di Santa Maria (Piazza del Duomo)

Mentre l’Amministrazione di Sezze lavora speditamente per acquisire al patrimonio la statua di San Lidano di proprietà di Don Massimiliano Di Pastina, è arrivata la convocazione del Consiglio straordinario da parte del Presidente Enzo Eramo per mercoledì 12 giugno (1° seduta) e venerdì 14 giugno (2° seduta). Come richiesto dai 3 consiglieri di Biancoleone e dalle 2 consigliere di Sezze Bene Comune (SBC) l’ordine del giorno avrà come punto, oltre alla diffida e messa in mora da parte della Regione nei confronti del Comune per le forniture idriche, il Belvedere di Santa Maria.

NESSUNA AUTORIZZAZIONE AI LAVORI

Quella scultura in bronzo installata a Piazza Duomo per volere di un privato la consigliera dello Scalo di SBC, nonché capogruppo alla Provincia delle “civiche”, Rita Palombi proprio non riesce a tollerarla. Dalle sue parole si evince che il procedimento amministrativo, che ha portato al cantiere all’altezza della Canonica, di regolare non ha nulla. Architetto di professione afferma con cognizione di causa: “La delibera parla di statua di proprietà del privato e il nulla osta, rilasciato ad un privato, è finalizzato solo ai fini paesaggistici e non autorizza in alcun modo la realizzazione dell’intervento”.

Rita Palombi, consigliera comunale dal 2017 e da quest’anno capogruppo delle “civiche” alla Provincia.

DON MASSIMILIANO E IL SANTO

Per meglio comprendere le dichiarazioni della Palombi è necessario tornare alla primavera di un anno fa. Don Massimiliano Di Pastina, parroco a Borgo a Grappa dal 2001 e Direttore dell’Archivio Capitolare della Cattedrale e del Museo di Arte Sacra di Sezze, oltre a ricoprire un elevato numero di cariche all’interno della Diocesi (si legga La statua di San Lidano e quei delicati rapporti tra Comune di Sezze e Diocesi), ha deciso di commissionare a proprie spese la costruzione di una statua di San Lidano d’Antena e desidera farla installare a pochi metri dalla balaustra del Belvedere.

GLI MURO DE LA TÈRA E SANTA MARIA DIMENTICATI

Le ragioni possono essere di due ordini: il 2 luglio 2018 ricorrono i 900 anni dal dies natalis (o morte) del benedettino e nel 2019 ricorrono i 25 anni dall’ordinazione sacerdotale di Don Massimiliano. A queste se ne potrebbe aggiungere una terza da ricercare nelle cattive condizioni in cui versa Piazza Duomo, ormai divenuta un parcheggio abusivo di automobili che stride con la tutela del patrimonio storico-artistico e la promozione del turismo. Don Massimiliano, e non è così sbagliato supporre che in lui si rifletta la posizione della Diocesi, è fermamente determinato a spingere verso un primo passo per la riqualificazione.

Il cantiere in Piazza Duomo a pochi metri dall’edificio della Canonica. Le automobili sono parcheggiate davanti al Belvedere.

NEGLIGENZA LAICA

Avessimo un’amministrazione “rossa” sì, ma capace di ben preservare la storia della Chiesa, allora la Diocesi eviterebbe ogni ingerenza, ma il recente passato muove tutto in altra direzione. Nel 2011 la Diocesi di Latina, Terracina, Priverno e Sezze aveva autorizzato l’utilizzo da parte della Chiesa ortodossa rumena di Madonna della Pace e il risultato quale è stato? Chiesa ancora chiusa per mancanza del certificato di collaudo. Tra il 2015 e il 2016 l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero attraverso un apposito protocollo d’intesa con il Comune aveva accettato di alienare lo spazio adiacente alla stessa Madonna della Pace e il parco di S. Isidoro a Sezze Scalo per 36mila euro. Il Comune molto poco correttamente non ha neppure versato alla Diocesi l’ultima delle 3 rate della somma complessiva e nel gennaio di quest’anno avrebbe raso al suolo tutti gli alberi del parchetto.

PROCEDURE PARALLELE

Si può allora provare ad ipotizzare che la Diocesi, almeno per quanto riguarda la piazza su cui si affaccia Santa Maria, che è ciò che veramente le interessa, abbia a un certo punto deciso di far valere il proprio ruolo e magari qualche credito morale. Già prima del 12 aprile 2018, data in cui Don Massimiliano ha richiesto al Sindaco Sergio Di Raimo l’autorizzazione per la realizzazione del monumento di San Lidano, sono state avviate le procedure per il rilascio del nulla-osta da parte della Soprintendenza di Frosinone, Latina e Rieti.

Facciata della basilica e concattedrale della Diocesi di Santa Maria

PARERE PAESAGGISTICO IN SUB-DELEGA

Il 14 aprile il Dirigente del Settore Patrimonio del Comune dott.ssa Maria Coluzzi ha già acquisito tutta la documentazione relativa al progetto e la trasmette alla Soprintendenza tre giorni dopo per la richiesta di parere. Nel frattempo il Settore Urbanistico ha chiesto un parere paesaggistico in sub-delega all’architetto Maria Palombi e la risposta arriva con esito positivo il 19 aprile. Proprio su questo parere si sofferma la sua omonima consigliera d’opposizione Rita Palombi.

VISUALI DA E VERSO CENTRI ANTICHI

Il Piano Paesistico Territoriale della Regione Lazio del 2007 all’art. 29 (“paesaggio dei centri e nuclei storici con relativa fascia di rispetto”) comma 7 prevede che La tutela è volta alla valorizzazione dell’identità culturale e alla tutela dell’integrità fisica attraverso la conservazione del patrimonio e dei tessuti storici, nonché delle visuali da e verso i centri antichi e mediante l’inibizione di trasformazioni pregiudizievoli alla salvaguardia. Secondo la consigliera il parere in sub-delega acquisito dal Comune il 19 aprile non sembra tenere conto di questi principi. Ne deriva una valutazione contestabile.

URBANIZZAZIONE PRIMARIA

La consigliera vicina a Damiano Coletta sottolinea come sempre nell’autorizzazione paesaggistica l’intervento venga classificato come “manutenzione e nell’adeguamento funzionale delle opere di urbanizzazione primaria esistenti ai sensi dell’art.3 3 lett. e.2 del DPR N.380/2001″. Il richiamo normativo è contenuto specificatamente nella “Breve valutazione in ordine alla compatibilità dell’intervento”. Per Rita Palombi si tratterebbe di un’ ulteriore incongruenza dal momento che le urbanizzazioni primarie si riferiscono ai sottoservizi (impianti idrici, fognari ed altro), non al posizionamento di statue.

Basilica e Concattedrale della Diocesi di Santa Maria con la sua peculiare struttura. L’abside è dalla parte della facciata.

ALESSANDRO CATANI IL DELFINO MAI DIVENUTO RE

Al parere dell’architetto Maria Palombi segue la determina del 23 aprile del Settore V – Servizio Edilizia Privata del Comune in cui si stabilisce che la presente autorizzazione è rilasciata ai soli fini paesaggistici. Gli atti passano quindi alla Soprintendenza che il 26 aprile ha già dato il proprio placet. A mettere la firma sul parere favorevole non è il Direttore generale, ma il delegato e responsabile del procedimento l’architetto Alessandro Catani. Sì proprio quel Catani cresciuto nell’oratorio salesiano Don Bosco, che nel 1985 era divenuto segretario della Democrazia Cristiana a Latina e che a cavallo degli anni ’80-’90 era ritenuto da tutti il successore naturale dell’allora sindaco Delio Redi al Comune di Latina.

LA SECONDA VITA POLITICA

La “Tangentopoli pontina” finì per travolgere anche l’astro nascente della DC. Il procedimento a suo carico terminò anni dopo con una prescrizione e nel 2007 per Catani fu possibile tornare nell’agone politico. Candidato sindaco con la lista “Per Latina” con una campagna elettorale alle spalle di tipo faraonico, riuscì comunque a tornare a Piazza del Popolo da consigliere. Quella tornata elettorale viene ricordata dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo impegnato allora nell’attività di attacchinaggio in favore dello stesso Catani (si legga Voto di scambio a Latina: tutto il centrodestra trema). Prima in maggioranza a sostegno del sindaco Vincenzo Zaccheo e poi nella successiva consiliatura in appoggio a Giovanni Di Giorgi, l’architetto latinense terminerà il suo impegno politico nel 2016 non venendo rieletto.

QUER PASTICCIACCIO BRUTTO

Tornando al procedimento amministrativo, al parere della Soprintendenza segue lo stesso giorno la determina n. 159 del dirigente del settore urbanistico del Comune Maurizio Panfilio con cui si autorizza Don Di Pastina ad installare la statua nella Piazza. Il primo giugno il progetto di collocazione della scultura arriva in Giunta e con la delibera n.92, come da progetto tecnico redatto dall’architetto prescelto da Don Massimiliano (Ferruccio Pantalfini), l’Ente prende atto della donazione del proprietario. Appena una settimana dopo la Giunta si riunisce nuovamente revocando la delibera precedente e disponendo che il direttore dell’Archivio capitolare della Cattedrale rimarrà unico proprietario del monumento (delibera n.95).

Il cantiere in Piazza Duomo a pochi metri dall’edificio della Canonica.

BENE E PROGETTO PRIVATI SU SUOLO PUBBLICO

A riguardo Rita Palombi ricorda in primo luogo come una Giunta possa adottare un atto programmatico, ma non possa mai autorizzare l’avvio dei lavori. Questo spetterebbe semmai in seconda battuta all’ufficio tecnico con l’emanazione di un bando di gara per i lavori pubblici. Ancor più bizzarra la vicenda se poi la Giunta autorizza i lavori da parte di una ditta individuata da un progettista scelto da un privato. Il tutto per installare un monumento di proprietà dello stesso privato su suolo pubblico. Insomma un concentrato di errori e di colpe.

OPERA PUBBLICA PER VOLERE PRIVATO

Il progetto include un primo lotto, dedicato all’installazione del basamento, della statua e allo spazio delimitato dalle 3 sedute, e un secondo lotto, dedicato alla più vasta opera di riqualificazione di Piazza del Duomo. Rita Palombi ci tiene a precisare che quest’ultimo lotto rientri nella casistica di opera pubblica e un privato cittadino non può assolutamente commissionare il progetto di una Piazza.

ITER DA AZZERARE

L’11 settembre il parroco di S. Giuseppe presenta la Comunicazione Inizio Lavori Asseverata, ma per l’esponente di SBC un CILA non può essere presentata per un lavoro pubblico: “…In sostanza non si è mai definito il rapporto tra pubblico e privato e quest’ultimo non può essere titolare di un’opera pubblica. Ad ora l’opera non è di fatto autorizzata e anche se si volesse acquisire la statua al patrimonio dell’ente, bisognerebbe ricominciare l’iter daccapo”.

L’avvocato Pietro Ceccano, Assessore dal 2017 agli Affari generali, cultura, patrimonio e attività produttive. Come l’Assessore alle politiche sociali Vincenzo Lucarini, non ha mai nascosto la sua ferma fede cattolica

IL COMITATO PER IL DIES NATALIS

Al di fuori del procedimento si cerca di comprendere chi più di altri abbia voluto l’installazione della scultura. La risposta può risiedere in quel Comitato che fu costituito lo scorso anno per commemorare il 2 luglio l’ascesa al cielo del Santo. In esso troviamo i nomi non solo del consigliere di maggioranza Ernesto Carlo Di Pastina, fratello di Don Massimiliano, e di Ferruccio Pantalfini, ma anche dell’assessore agli Affari generali, cultura e patrimonio Pietro Ceccano. Ceccano però non avrebbe mai potuto promuovere il procedimento senza il consenso del Sindaco Di Raimo, che ha già pubblicamente espresso il suo favore verso il progetto, dell’Assessore all’urbanistica l’ing. Sabrina Pecorilli, di diretta emanazione del primo cittadino, e soprattutto dell’Assessore ai lavori pubblici nonché Vicesindaco Antonio Di Prospero.

PADRI SPIRITUALI

Possibile poi che il Prof. Luigi Zaccheo, già direttore dell’Antiquarium comunale dal 1969 al 1996 nonché consigliere e assessore ai beni culturali  fino al ’94, non sia stato minimamente consultato? Difficile pensarlo dato che sulle questioni storico-artistiche gode della massima fiducia da parte non solo di Titta Giorgi, ma di un paese intero. Se una pietra nel centro storico si muovesse contro il volere di Zaccheo e Giorgi, allora significherebbe che Sezze ha perduto i propri padri spirituali.

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