Avevano vinto e giustamente esultato con i ricorsi contro la Universiis per la gara dei servizi sociali e la Schiaffini Travel per il trasporto pubblico locale. Oggi, non si capisce bene per quale motivo, Coletta, la sua giunta, la sua maggioranza, la sua squadra e i vertici di ABC (con in testa la vicepresidente del cda Linda Faiola, ex Ecoambiente) continuino ad esultare dopo una sentenza molto preoccupante per il futuro della gestione dei rifiuti di Latina; e peraltro, a latere, dopo che le (non) scelte politiche di LBC hanno condannato la città, in seguito al fallimento di Latina Ambiente, a non aver più sostanzialmente voce in capitolo per la discarica di Borgo Montello, tornata di nuovo al centro degli interessi dei privati, con la seria possibilità di un impianto per compost da realizzare a Via Monfalcone per espressa richiesta di Ecoambiente nell’ultima conferenza dei servizi datata 14 febbraio (da ricordare che Latina deteneva la quota di maggioranza in Ecoambiente, ora invece finita nelle mani del gruppo Cerroni in seguito all’asta fallimentare della Latina Ambiente nel marzo del 2018).
Dunque, sia il Comune di Latina che i vertici dell’azienda speciale ABC dimostrano, almeno a parole, una certa sicurezza anche dopo la succitata sentenza del Consiglio di Stato, datata 14 marzo, con cui i magistrati amministrativi hanno accolto il ricorso della De Vizia Transfer spa in merito all’annosa vicenda della gara d’appalto europea per i rifiuti cittadini annullata dall’amministrazione ellebiccina nel 2017, in ragione della costituzione dell’Azienda dei Beni Comuni che si occupa della gestione della “monnezza” nel capoluogo pontino.
Ha avuto gioco facile il Comune di Latina che, appena resa pubblica la sentenza, ha rilasciato un comunicato sicuramente opportuno quanto evasivo. Centro di esso è la frase: “La sentenza odierna non entra nel merito delle scelte politiche operate da questa Amministrazione né sull’operato dell’Azienda Speciale. L’Amministrazione ha già dato mandato ai Servizi competenti di mettere in atto tutti gli adempimenti necessari all’esecuzione del pronunciamento“.
Iniziamo col dire che, per forza di cose, il Consiglio di Stato non entra nel merito delle scelte politiche. Ci mancherebbe, ABC poteva essere costituita, ma il comunicato del Comune si rivela, in quella parte, pleonastico: De Vizia non contesta dal punto di vista politico la delibera n. 70 dell’8 agosto 2017 del Consiglio comunale con la quale si faceva nascere l’azienda speciale, bensì è dal punto di vista della continuità amministrativa che quella delibera agostana viene richiamata nel ricorso poiché l’atto ne seguiva un altro: la determina tombale del dirigente responsabile del Servizio Gare e Contratti dell’ente, la n. 1142 adottata il 13 luglio 2017, con cui si annullava, in via di autotutela, una precedente determina, disposta dal Commissario Giacomo Barbato (chiamato a sostituire, alla guida dell’amministrazione, la Giunta Di Giorgi e Maiettopoli), quando ancora Latina Bene Comune non era entrata nell’amministrazione comunale: la n. 779 del 23 maggio 2016, avente ad oggetto “affidamento del servizio igiene urbana, approvazione atti di gara”.
Pertanto, non è compito del Consiglio di Stato dire ad LBC se ha fatto bene o male ad aver costituito ABC. Ciò che è certo è che LBC può costituire ABC come tutte le aziende speciali che ritiene. Può fare tutto, è la politica. Il problema è quando costituisci un’azienda speciale, senza mettere in conto che intanto c’è una gara ad evidenza pubblica per lo stesso servizio per cui stai costituendo l’azienda speciale, e senza considerare che c’è una precedente azienda partecipata che gestiva il servizio, la Latina Ambiente, che già a dicembre 2017, a Giunta Coletta insediata, era fallita. E per la quale ti limiti ad attendere gli eventi.
E non è stato compito del Consiglio di Stato indicare la strada da percorrere al Comune di Latina da oggi in poi. Ecco perché sulla seconda parte della frase del comunicato del Comune di Latina pubblicato il 14 marzo – “L’Amministrazione ha già dato mandato ai Servizi competenti di mettere in atto tutti gli adempimenti necessari all’esecuzione del pronunciamento – si gioca buona parte del futuro dei rifiuti di Latina, poiché a prescindere da cosa faranno i Servizi, ma sopratutto la parte politica (Sindaco e Giunta in primis), è in ballo il destino dell’igiene pubblica del capoluogo di provincia già messo a dura prova da una delle peggiori raccolte differenziate dell’intera Regione. Se non funziona la raccolta, come noto, non ingrana neanche il decoro di una città e, sopratutto, si spendono irrimediabilmente più soldi, tramite i famigerati aumenti in bolletta, poiché sei costretto a conferire di più in indifferenziato.
Indipendentemente dalle dichiarazioni di Latina Bene Comune sembrate un po’ come “tutto va ben, Madama la Marchesa”, ora possiamo prevedere che il Comune chiamerà De Vizia Transfer – sarebbe folle non farlo – avendo davanti a sé tre probabili scenari.
Il primo è quello in cui il Comune ammette di aver sbagliato ad annullare in autotutela una gara ad evidenza pubblica, limitandosi a dare un mero avviso dell’avvio del nuovo procedimento a De Vizia che, nel 2017, sperava di ottenere un appalto notevole di oltre 18 milioni di euro l’anno per sette anni. La sentenza, su questo punto, parla chiaro poiché le azioni dell’ente di Piazza del Popolo “denotano senza alcun dubbio l’esistenza di un potere discrezionale dell’amministrazione all’adozione dell’atto di autotutela di natura per nulla vincolata, che richiedeva certamente un raffronto tra l´interesse pubblico e quello privato sacrificato (ndr: De Vizia)”. Il Comune, nel caso di questo primo scenario, prova a mettere su una transazione stragiudiziale per cavarsela con una cifra contenuta. Una scelta che difficilmente sarà compiuta ma che, ad ora, appare quella più ragionevole e sicura.
Il secondo e il terzo scenario, in realtà, sono derivanti da agenti esterni che il Comune, purtroppo per i cittadini, non può controllare.
Questo perché, forte della sentenza, la De Vizia, una società con una certa esperienza, e molto agguerrita e per niente sprovveduta, potrebbe chiedere conto al Comune di un indennizzo o, addirittura, di un danno subito.
Nel primo caso, è probabile una causa che tornerà al Tar di Latina (che in prima istanza aveva dato ragione al Comune) con la De Vizia che prova a ottenere un indennizzo dall’ente di Piazza del Popolo per l’impossibilità di aver potuto interloquire quando l’ente soffocava la gara europea.
Nel secondo caso, la De Vizia, giudicandosi fortemente sminuita, invoca un risarcimento al Tribunale civile qualora dalla procedura amministrativa si fosse generato un danno da fatto illecito: hanno interrotto indebitamente una procedura senza far partecipare coloro che erano parte della procedura. Uno scenario, quest’ultimo, da brividi con una richiesta milionaria sul groppone del Comune.
Sia nel secondo che nel terzo scenario, è molto probabile che non accada a breve nulla di significativo per il Comune. Il problema è che si genererebbe ciò che, da quando è stata eletta LBC, gli amministratori attuali imputano a “quelli che c’erano prima” (una perifrasi, ormai, entrata a pieno diritto nei trend topic del colettismo). Ossia un contenzioso milionario che dovrà passare per più gradi di giudizio – sia che si prenda la strada del ricorso al Tar per l’indennizzo, sia se si scelga il risarcimento in sede civile – e che si protrarrà per anni. Un po’ come quel contenzioso milionario che Latina si porta sul groppone a causa dello scellerato project financing della metro leggera dell’era Zaccheo. Solo che in quest’ultimo caso a correre in aiuto delle eventuali amministrazioni c’è un’inchiesta penale a carico di chi perseguì la stramberia chiamata metro, mentre per ABC è difficile, alla luce del Consiglio di Stato, scovare qualche buon motivo che non veda il Comune soccombere in cattiva ragione di quella scelta avventata, e venata vagamente di ideologia, che è stata ABC.
Sarebbe bello se chiunque venisse in un Comune importante come Latina potesse portare le proprie idee astraendosi dal reale. Ma per LBC, e in particolare per l’assessore Roberto Lessio e Damiano Coletta, l’astrazione, nel momento della scelta su chi dovesse gestire la raccolta dei rifiuti, fu come un quadro di Kandinskij.
E oggi, da legge del contrappasso, “quelli che c’erano prima” potrebbero diventare loro, LBC, perché chiunque li seguirà nell’amministrazione comunale potrà utilizzare come scusa, persino ragionevole, che sulla raccolta dei rifiuti e sulla città sporca non può fare molto. Prima si devono aggiustare i danni di “quelli che c’erano prima”.
Un gioco dell’oca mortale per il capoluogo di provincia.