A 74 ANNI DIVENTA SORVEGLIATO SPECIALE IL CASALESE DI APRILIA: “SIN DA MAGGIORENNE HA COMMESSO REATI”

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Una vita di crimini per il 74enne di Aprilia, Giuseppe Corvino: per l’uomo scatta la misura della sorveglianza speciale

Oggi, 11 giugno, i Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Latina, diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise, hanno notificato un decreto di applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, emesso dalla Sezione III Penale, Sezione specializzata – misure di prevenzione del Tribunale Civile e Penale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Latina, nei confronti del 74enne di Aprilia, Giuseppe Corvino.

L’uomo è ritenuto pericoloso in quanto persona che vive abitualmente con i proventi di attività delittuosa e dedito alla commissione di reati che pongono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica.

L’attività di indagine, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, sotto la direzione della Procura pontina, ha consentito di dimostrare come il 74enne, sin da quando era poco più che maggiorenne, quasi senza soluzione di continuità, sia stata una persona dedita ad attività delittuosa quali reati di estorsione, contro la persona, in materia di armi e di stupefacenti. Nel lontano 1974, gli fu contestata l’associazione per delinquere e la rapina. Tra i reati contestati negli anni a seguire anche estorsione e tentato omicidio.

Il provvedimento obbligherà l’uomo, per i prossimi 3 anni, a non allontanarsi dal comune di residenza o abituale dimora, a non uscire dalla propria abitazione nell’arco orario compreso dalle 21.00 alle 06.30, a darsi immediatamente alla ricerca di un lavoro ed a non associarsi a persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione.

L’ultimo degli episodi che ha visto coinvolto dal punto di vista penale il 74enne Corvino risale all’anno scorso, nell’ambito di una operazione anti-droga degli stessi Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina. Una indagine nata dal doppio omicidio di Erik D’Arienzo, figlio del noto Ermanno D’Arienzo detto “Topolino”, e di Fabrizio Moretto, per la cui uccisione, come noto, è stato arrestato il medesimo “Topolino”.

I Carabinieri, a novembre 2023, diedero esecuzione all’ordinanza dispositiva di misura cautelare personale emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, su richiesta dei sostituti procuratori di Latina, Andrea D’Angeli e Martina Taglione, nei confronti di 2 personaggi ritenuti responsabili del reato di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di Antonio Arena (75 anni), originario di Palermo e cugino della moglie di D’Arienzo, e, per l’appunto, di Giuseppe Corvino (73 anni), originario di Casal Di Principe, destinatari della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (obblighi di firma).

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Giuseppe Corvino, gestore di un autosalone, non è un nome nuovo alle cronache giudiziarie. Recentemente è finito anche nei verbali resi alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma da parte del collaboratore di giustizia, ex affiliato al clan Ciarelli, Andre Pradissitto. Il genero di Ferdinando “Furt” Ciarelli, numero due dell’omonimo clan, ne ha parlato anche in riferimento della guerra criminale pontina del 2010 (tra i clan rom e la malavita latinense): “Riguardo a Fabrizio Marchetto (nda: personaggio di Latina che, secondo gli inquirenti, faceva parte della fazione contro i clan rom) né io né mio suocero avevamo all’epoca disponibilità di armi, per cui andammo da Peppe Corvino a casa sua e mio suocero fece la richiesta di trovare più armi disponibili di ogni genere. Dopo un paio di giorni Peppe richiamò mio suocero e a casa sua Corvino mi consegnò quattro pistole, una 38 special argentata, una 7,65 bifilare argentata, una 9 per 21 Glock di colore nero, e una 9 per 19 Glocher, complete di munizionamento. La casa di Peppe Corvino era sulla Nettunense dietro la sua concessionaria. Io portai a casa mia le pistole e poi infatti la polizia me le trovò”. 

E il nome di Corvino spunta nei verbali di Pradissitto anche quando il genero di “Furt” parla delle riunioni in cui i clan rom Ciarelli e Di Silvio pianificavano la vendetta contro Massimiliano Moro, ritenuto il mandante dei sette colpi di pistola che colpirono, non uccidendolo, Carmine Ciarelli detto “Porchettone”, il boss del clan Ciarelli. In quelle fasi, qualcuno, in particolare “Furt”, ipotizzò che a sparare contro “Porchettone” fosse stato un uomo inviato dai Casalesi con cui c’erano stati contrasti proprio per Corvino. Fu “Furt” Ciarelli a intervenire in difesa di Corvino, vessato dai Casalesi trapiantati tra Cisterna e Nettuno – tra cui la figlia del pentito Carmine Schiavone e il marito di questa, Pasquale Noviello.

Ognuno disse la sua ma le due opinioni di maggiore peso erano quelle di mio suocero, Furte e del nipote Macù – dichiara a verbale Pradissitto – Mio suocero era dell’opinione che l’attacco arrivasse dall’esterno ad opera di una cellula dei casalesi che si era stanziata a Nettuno, facente capo a Pasquale Noviello, marito di Maria Rosaria Schiavone figlia di Carmine; questa famiglia faceva estorsioni sul territorio di Nettuno e dintorni e poi è andata a toccare un uomo di mio suocero, Peppe Corvino di Casal di Principe. Lui era proprietario di una concessionaria ma era sotto usura di mio suocero. I casalesi cui ho fatto riferimento avevano incendiato varie macchine di Peppe Corvino e lui aveva chiesto a mio suocero di intervenire. Mio suocero disse a Peppe Corvino di organizzare un incontro tra lui e Pasquale Noviello che se non ricordo male era latitante all’epoca. Mio suocero ribadì a Noviello che la concessionaria era di sua proprietà e che potevano fare ciò che volevano sul territorio ma non dovevano toccare i suoi interessi. Quindi Noviello reagì male dicendo che lui sarebbe andato avanti fino ad estendersi a Latina e tutto l’agro pontino“.

La figura di Giuseppe Corvino è ritenuta dai Carabinieri essere quella del fornitore della droga di Arena. Ci sarebbe perfino un libro “di Peppino” dove veniva riportata la contabilità della droga fornita da Corvino stesso ad Arena. E Corvino, secondo i Carabinieri, si prodigherebbe anche in attività di spaccio. I passaggi di droga tra Corvino e Arena sarebbero avvenuti anche presso il parcheggio della concessionaria gestita dal primo.

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