In una città come Latina dove la cultura e la creatività non trovano mai voce nell’agenda giornalistica locale, esistono delle menti e degli spazi sconosciuti. Nessun comunicato, nessuna velina inviata dai prezzemolini grotteschi della politica cittadina a ragguagliare sullo stato dell’arte che, a giudicare dal Teatro bloccato nelle pastoie burocratiche dei permessi, risulta convalescente se non moribondo (vedi pure la storia della Casa della Musica raccontata da Latina Tu).
A parlare per queste menti sconosciute che animano la città sono le loro tracce sui muri – esclusi ovviamente gli obbrobri grafici, le bestialità o le volgarità – che lasciano su Latina, la quale offre un panorama graffittaro di tutto rispetto che solo da noi è misconosciuto. Altrove sarebbe valorizzato e integrato col cemento di una città spolpata della speculazione edilizia. Ossia, si farebbe di necessità virtù.
Nella storia che si può vedere nella gallery è rappresentata una storia astratta con messaggi semplici e diretti (Escape from reality, Don’t Try this at home ecc.): l‘emarginazione, l’umanità, l’etica, la saggezza popolare. In pochi segni pittorici i muralisti/writers raccontano una storia universale che riguarda Latina ma che potrebbe rivolgersi a qualsiasi centro urbano del mondo. I muri nella gallery dove si sviluppa la storia sono quelli di uno stabile vicino l’acquedotto vecchio (Largo dell’Acquedotto), dietro il Palazzetto dello Sport di Via dei Mille.
Accanto al racconto artistico, c’è però la realtà di tutti i giorni. Come biasimare chi ha cancellato parte del murales (come si vede nelle foto)? In realtà colui o coloro che hanno disegnato quel racconto in forma di immagini graffitare non potevano farlo e il legittimo proprietario dello stabile ha pensato bene di cancellare.
La responsabilità è del Comune di Latina che dovrebbe fare, come in molti Comuni d’Italia (vedi questi due esempi di regolamento sulla street art di San Benedetto del Tronto e Firenze), un regolamento per i muralisti/writers in modo da predisporre spazi pubblici idonei. Non permessi estemporanei come ne sono stati concessi già a partire dai primi anni ’90 quando l’arte da strada conosceva la sua gloria (sebbene le sue origini risalgono agli anni settanta), con gli echi che provenivano dagli Stati Uniti: tra tutti, il genio di Jean-Michel Basquiat, precocemente venuto a mancare ad appena 28 anni nel 1988.
A marzo 2018, a Latina, furono cancellati tutti i murales dell’evento grafico chiamato Muralia, organizzato a fine anni Novanta (per tre edizioni) dal Comune pontino e sviluppato sulle pareti del campo Cos che, ad oggi, risultano ripitturate e intonacate.
Ne fu lasciato, come noto, solo uno, dedicato a un giovane di Latina, Giorgio Valenza, morto a 19 anni, con lo sfondo blu, un ragazzo seduto sull’erba e la scritta: “Non ci sono né parole da dire, né gesti da fare, né comportamenti da avere. Ma rimane il ricordo che è la più grande dimostrazione d’affetto”.
Una storia struggente poiché Giorgio morì sulla strada Litoranea mentre tornava a casa dopo una serata in discoteca, al Dada, insieme ad altri amici che furono più fortunati di lui e si salvarono.
Gli amici incaricarono un writer per realizzare un ricordo imperituro del giovane scomparso. Il murale, che si vede sulla parete accanto al moncherino del palazzo Key, fu un tributo alla sua memoria.
È un vero peccato e un’inutile mancanza che nel capoluogo di provincia, dove il talento è spesso seppellito da una coltre di indifferenza in favore di dibattiti sterili e provocati dai soliti noti del comunicato a mezza stampa, non ci sia un regolamento snello, serio ed efficace che tuteli gli stabili e il decoro urbano ma che, al contempo, consenta ai giovani di esprimersi nell’arte da strada che per antonomasia è l’arte dei giovani.
In fondo, in Consiglio Comunale a Latina, si discuterà il prossimo 12 marzo una mozione dal titolo “Il Comune al servizio dei cittadini“, dove c’è scritto che si deve “ricevere i cittadini con un sorriso con parole ed atteggiamenti accoglienti, ringraziare sempre i cittadini che fanno segnalazioni o che rappresentano un disservizio o una criticità, rispondere al telefono con la formula “Buongiorno Comune di Latina, come posso aiutarla?”, chiedere formalmente scusa quando si prova un disagio e un disservizio ad un cittadino“.
Se c’è tempo per parlare del galateo dei dipendenti di Piazza del Popolo, siamo sicuri che lo troveranno anche per la street art: un problema marginale ma quantomeno vicino a quei giovani che si dice di voler valorizzare ma che, invece, sono lasciati da soli. E da sempre.
Chissà mai se nell’Agro, non nasca un Bansky italiano.