Omicidio di Borgo Montello: sarà interrogato oggi 4 novembre Singh Jiwan, il 38enne commerciante di Borgo Bainsizza accusato del delitto del connazionale Singh Jaseer
Si fa sempre più strada l’ipotesi di un regolamento di conti all’interno della comunità indiana dove un gruppo di capi ha deciso di dare una punizione esemplare ad alcune persone che non ne volevano sapere di sottostare a leggi dal vago rimando ancestrale. Sì perché, come già rivelato in precedente articolo, la vicenda agghiacciante avvenuta all’ex podere “Pichiacchia” in Via Monfalcone, a due passi dalla quarta discarica d’Italia, è la punta di un iceberg che vede indiani sottomessi da connazionali.
Come raccontatoci da persone presenti alla festa dell’orrore dove, alla fine, Singh Jaseer è stato ucciso a bastonate dentro il casolare, è sufficiente che uno della comunità compri un’auto nuova o persino uno smartphone per dover fare poi i conti con una banda di persone che controlla tutto. Una sorta di mano nera indiana che condanna le persone a dove chiedere permesso: così sarebbe avvenuto il giorno del delitto. È quando gli amici che festeggiavano a Borgo Montello hanno pubblicato le proprie immagini sui social che è partito il raid punitivo. Una spedizione che ha raccolto indiani che risiedono in tutto l’Agro Pontino. Da lì è storia, macabra.
Una condizione che ha tanto il sapore della divisione di casta e che per un giovane indiano, che vive in un mondo occidentale, diventa insopportabile. Da qui, è probabile che si sia originato lo scontro che ha portato alla mattanza di sabato 30 ottobre quando una sera di festa si è trasformata in orrore.
Al momento, oltreché a Jiwan che sarà interrogato oggi dal Gip Giuseppe Cario, ci sarebbero diversi indagati: una ventina in tutto, facenti parte del commando del raid che ha messo fine alla vita di un giovane di 29 anni che festeggiava la nascita del suo bambino in India.
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