Anni 2000, conclusa l’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia tra Santi Cosma e Damiano e Castelforte: udienza preliminare fissata ad ottobre
L’udienza fissata dal Gup del Tribunale di Roma Valerio Savio è prevista per l’11 ottobre ottobre 2021. A chiedere il giudizio per i componenti dei clan Antinozzi e Mendico è il sostituto procuratore della DDA romana Corrado Fasanelli.
Gli arresti, come noto, sono scattati a gennaio scorso e ad essere coinvolti gli appartenenti ai due nuclei, o clan, Antinozzi e Mendico, un tempo sodalizio affiatato, ora scisso e con affari ben distinti tra loro. Sebbene permanga un tacito rispetto.
L’organizzazione originariamente detta “Mendico-Riccardi-Antinozzi” si muove da anni tra le province di Latina, Frosinone e Caserta, sebbene la loro “casa” sia nei piccoli comuni del territorio aurunco come Santi Cosma e Damiano e Castelforte. I due comuni più al sud della provincia di Latina. La sentenza “Anni 90” – inchiesta e poi processo progenitrici di Anni 2000 – fu ragguardevole ma i due sodalizi famigliari facenti capo a Ettore Mendico, detto “Bertoldo”, e Antonio Antinozzi, detto Trippetta, hanno continuato a gestire i traffici, il territorio e l’omertà pervasiva.
È contestata dalla DDA capitolina l’associazione mafiosa a “Bertoldo” Antinozzi, già condannato per l’omicidio del meccanico Andrea Di Marco avvenuto nel lontano 1997, e ai suoi affiliati: Agostino Di Franco, Antonio Reale, Vincenzo De Martino, Marika Messore e il figlio Decoroso Antinozzi.
L’associazione mafiosa avrebbe praticato peraltro diverse estorsioni ai danni di ditte locali e atti d’intimidazioni. Un clima di vero e proprio assoggettamento del territorio, con collegamenti e interlocuzioni riferibili a clan campani e non solo nonostante diverse pronunce del Riesame, per singoli appartenenti ai due gruppi, abbiano, nei mesi, in parte ridotto la portata dell’accusa.
Oltre a ciò, vengono contestate ben due associazioni per delinquere dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’una facente capo sempre ad Antinozzi e i suoi affiliati: il figlio Decoroso, Vincenzo De Martino, Agostino Di Franco, Adolfo Pandolfo, Marika Messore e Antonio Reale.
L’altra, invece, gestita da Ettore Mendico, l’uomo che alla fine degli anni novanta avrebbe voluto prendersi il mercato delle estorsioni nel capoluogo pontino (fu respinto dal Clan Ciarelli), e dai suoi sodali: Maurizio e Pierluigi Mendico, Ciro Bonifacio, Fabio Buonamano i due “cileni” Eduardo e Francisco Parente.
Indagine conclusa anche per gli altri indagati Armando Puotì, Gianluigi Mendico, Sergio Canzolino, Ciro Casaburi, Salvatore Di Franco, Giancarlo Di Meo, Alessandro Forcina, Luigi Parente, Giuseppe Sola, Carla Tomao e Marco Viccaro.