Arsenale di armi in auto: ieri i due principali indagati, entrambi di Latina, sono stati scarcerati e hanno ottenuto gli arresti domiciliari
Si tratta dei due latinensi Pietro Finocchiaro, 40 anni, e Stefano Carocci, 38 anni. I due latinensi furono arrestati la sera del 14 giugno 2020 quando a bordo di un auto furono fermati dai militari della sezione Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Latina, all’altezza di Viale Europa nel capoluogo.
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I due furono sorpresi a trasportare tre pistole cariche, di cui due munite di silenziatore e una di esse con il colpo in canna. Arrestata la stessa sera anche un’incensurata di Velletri, la 29enne Fabiola Fiore, che si trovava in auto con Carocci e Finocchiaro. La posizione della ragazza fin da subito considerata diversa dagli inquirenti poiché A differenza dei due uomini, la 29enne è stata liberata dal gip poiché, tre giorni dopo l’arresto e il trasferimento a Rebibbia, ha sostenuto di non sapere cosa celasse la busta trovata in mezzo alle gambe di Finocchiaro. Il gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario ne aveva disposto la scarcerazione.
Carocci e Finocchiaro rispondono, in concorso, di porto illegale di armi comuni da sparo e ricettazione secondo quanto prospettato dal sostituto procuratore della Procura di Latina Valerio De Luca.
Ieri era in programma, per entrambi, l’udienza preliminare davanti al giudice Pierpaolo Bortone che però l’ha inviata al 19 febbraio prossimo, disponendo la scarcerazione per i due latinensi e sottoponendoli alla misura più lieve degli arresti domiciliari. I due sarebbero intenzionati a farsi giudicare col rito abbreviato.
Carocci e Finocchiaro, al momento dell’arresto avvenuto a giugno, avevano provato a spiegare che il mini-arsenale che i militari avevano trovato con loro in auto non era altro che un ritrovamento. Finocchiaro aveva dichiarato di aver per caso rinvenuto in giro le pistole due giorni prima dell’arresto e di averle portate con sé in casa, con l’obiettivo di buttarle via quanto prima. In più, il 40enne aveva tentato di sollevare da ogni responsabilità Carocci confermando la versione di quest’ultimo, ossia che non ne sapeva niente delle pericolose armi che quella sera stava portando dentro la sua auto.
Versione ritenuta non credibile, anche per via di un messaggio eloquente arrivato da Finocchiaro a Carocci su Whatsapp: “Ma tutte e tre?“. Un numero che corrisponde esattamente a quello delle armi sequestrate dai Carabinieri.
Di particolare interesse, la figura di Finocchiaro che viene citata dai due pentiti di Alba Pontina, Agostino Riccardo e Renato Pugliese.
Fu quando i due ex affiliati al Clan Di Silvio si recarono nel quartiere romano di Tor Bella Monaca alla ricerca di Franco Moccia, dell’omonimo clan napoletano trapiantato nella Capitale da decenni.
I due si sarebbero sentiti dire da Yuri Luparelli, il pugile romano ritenuto il capo piazza di Torbella: “Scusa– rivolto ai due pontini – mi ci avete infinocchiato su Latina per venire a servire a Roma”. Pugliese disse: “No, ma ci stanno dei problemi…”. E ancora, dal verbale reso agli investigatori da Riccardo: “Yuri aggiunse che c’erano altre persone per rifornirci tra cui Finocchiaro Piero detto “Il Roscetto“.
Titolare di attività commerciali, Finocchiaro, inoltre, fu fermato sempre in auto e trovato in possesso di circa 130mila euro in contanti che non seppe giustificare. Era il febbraio 2019.