Piano integrato di Sperlonga: oggi si celebrava l’udienza del noto processo che vede imputati per lottizzazione abusiva il sindaco Armando Cusani, l’ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale Antonio Faiola e il progettista Luca Conte. Ad essere ascoltato di nuovo il comandante della Stazione di Sperlonga Salvatore Capasso
Un’udienza interlocutoria quella conclusa nel tardo pomeriggio del 4 novembre di fronte al giudice del Tribunale di Latina Maria Assunta Fosso.
Non per la prima volta, ad essere escusso c’era Salvatore Capasso, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Sperlonga autori della importante relazione sul Piano Integrato di Sperlonga in cui venivano ripercorse tutte le vicende e gli intrecci del noto progetto urbanistico in seno alla Perla del Tirreno.
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Per averne pubblicato un approfondimento su Latina Tu (leggi il link su), l’autore dell’articolo subì una richiesta di 20mila euro da un architetto citato nella relazione e, come alcuni giornali, una delibera della Giunta Cusani in cui si incaricava un avvocato di intentare causa civile (oltre a un’altra contestazione per alcuni commenti dell’autore nella trasmissione televisiva Monitor su Lazio Tv).
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Al di là dei rischi del mestiere di scrivere e informare – ricordati solo per far comprendere quanta delicata sia la storia del piano integrato di Sperlonga e difficile il ruolo di coloro che vogliono raccontarla – l’udienza odierna non ha portato nulla di particolarmente nuovo se non il fatto che l’escussione del Comandante Capasso non è ancora finita e continuerà alla prossima udienza fissata per il 23 dicembre alle ore 9,30.
Il maresciallo Capasso è stato pungolato, nel contro-esame del collegio difensivo di Cusani e gli altri, sempre con le medesime domande su come abbia accertato le rilevazioni inerenti al piano urbanistico e, in particolare, sulla destinazione dei terreni di Giovannina Sabella, madre defunta di Armando Cusani. Per l’accusa, i terreni sarebbero stati fuori dallo zoning del programma integrato di intervento, trovandosi in zona agricola, pertanto avrebbero dovuto seguire la procedura ordinaria di variante al Piano Regolatore. In generale, l’accusa da sempre contesta il fatto che il suddetto programma integrato di intervento sarebbe stato fatto in difetto dell’interesse pubblico.
Capasso ha riferito per quanto di sua competenza, rimandando gli aspetti tecnici al consulente della Procura e dei Carabinieri: l’architetto Micheloni che dovrà essere escusso.
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Un processo che, per quanto complesso, non riesce ancora a trovare un inquadramento preciso. E intanto la prescrizione corre incurante di tempi e giustizia.
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