LA CAMORRA A SPERLONGA È “UNA PERCEZIONE EPIDERMICA”. LO DICE LA DIFESA DI CUSANI

Armando Cusani e Sperlonga
Il sindaco Armando Cusani e un'immagine di Sperlonga
Nulla di fatto. Per conoscere il destino dell’informativa dei Carabinieri sul Piano integrato a Sperlonga si dovrà attendere ancora un po’. Nel processo per abuso edilizio che vede sul banco degli imputati il sindaco di Sperlonga Armando Cusani, l’ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale Antonio Faiola e il progettista del Piano, l’architetto Luca Conte, oggi pomeriggio si è discusso in Aula del Tribunale di Latina e l’attesa era tutta sull’ammissibilità agli atti del processo (o meno) dell’informativa dei Carabinieri della stazione di Sperlonga. Il giudice si è riservato di decidere alla prossima udienza del 12 giugno, all’esito del completamento dell’esame del luogotenente Salvatore Capasso e in ragione della richiesta del Pm dott. Giuseppe Miliano di sentire in Aula il colonnello Paolo Befera, firmatario dell’informativa.
L’informativa, che sviscerava gli investimenti indiretti o diretti nei lotti nel Piano Integrato di persone legate a clan di camorra, era stata oggetto di un articolo pubblicato su Latina Tu e dai giornali locali e nazionali, compresa l’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto che aveva condiviso proprio lo stesso articolo di Latina Tu (peraltro l’associazione è parte civile nel processo per abuso edilizio che si discuteva oggi).
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Il comandante dei Carabinieri della stazione di Sperlonga, Salvatore Capasso (foto da H24)

Oggi pomeriggio, sotto torchio del collegio difensivo, c’era il comandante dei Carabinieri della stazione di Sperlonga Salvatore Capasso, autore dell’informativa scaturita dagli esposti dei consiglieri comunali di Sperlonga Benito Di Fazio e Alfredo Rossi e ascoltato come teste. In Aula erano presenti, oltre a Latina Tu, i giornalisti in rappresentanza delle testate destinatarie della delibera della Giunta sperlongana minacciante risarcimenti civili, oltre al sindaco e vicesindaco del Comune di Sperlonga Armando Cusani e Francescantonio Faiola.

In breve, si è ripercorsa la storia dell’informativa dei Carabinieri e alle domande degli avvocati del collegio difensivo, tese a depotenziare la testimonianza del comandante dei Carabinieri, alcune risposte di Capasso sono state ancora di più efficaci rispetto al contesto del Piano Integrato. Eppure, secondo la difesa di Cusani, l’informativa è sostanzialmente copiata da un atto di Di Fazio allegato a una delibera del consiglio comunale del 2009, oltreché, come indizio di una presunta scarsa attendibilità, lo stesso Di Fazio indicò il comandante Capasso e il consulente dei Carabinieri Micheloni in una causa civile con protagonisti il defunto consigliere comunale sperlongano e l’architetto Luca Conte.
Secondo il comandante Capasso, ad ogni modo, pungolato dalle domande di Pm e collegio difensivo, il Piano integrato sarebbe dovuto essere di interesse pubblico per gli sperlongani meno abbienti in modo da scoraggiare lo spopolamento della città, ma in realtà ciò sarebbe stato sovvertito da un’operazione che è risultata aver favorito i più ricchi. Il comparto abitativo del Piano Integrato di Sperlonga sarebbe diventato, in sostanza, un buen retiro per ricchi in vacanza se è vero, come dice Capasso, che un appartamento da 50-60 mq, comprato da un suo conoscente, è stato pagato la bellezza di 257mila euro. Tutt’altro che bruscolini e non proprio un prezzo da edilizia agevolata. Senza contare il riferimento che il comandante rimarca rispetto al trasbordo di cubature da Valle delle Vespe al piano integrato che agevolarono la madre di Armando Cusani o il lotto 41 dove sarebbe dovuto sorgere un parcheggio pubblico.
Non sono mancati, nell’udienza di oggi pomeriggio, i rimandi, ben marcati nell’informativa, alla presenza inquietante di investitori o imprenditori in rapporti diretti o indiretti con gruppi criminali di camorra – dai Belforte ai Moccia – che hanno sia costruito, tramite imprese referenziate, che comprato. “Hanno fatto un po’ di tutto…l‘avrebbe capito anche mio figlio di 10 anni” – puntualizza Capasso di fronte ai magistrati e agli avvocati.
Salvatore La Penna e Claudio Moscardelli
Il consigliere regionale del PD, Salvatore La Penna, e l’ex senatore Claudio Moscardelli

Il comandante, d’altra parte, proviene dai Ros dei Carabinieri e ha operato a Casal di Principe in provincia di Caserta, il che lo rende una fonte autorevole rispetto alla conoscenza dei clan che per un decennio ha visto spadroneggiare in quelle terre. Per tale motivo, Capasso ribadisce che a lavorare furono ditte del casertano e del napoletano (alcune delle quali gravanti di interdittive antimafia) invece di imprese locali e del relativo indotto, oltre al fatto che parte delle residenze dei lotti sono di persone che vengono solo per l’estate e, pertanto, non proprio bisognose di quello che ab origine avrebbe dovuto essere un piano di edilizia agevolata – questioni, queste ultime, aspramente contestate dall’avvocato Romolo Reboa, che difende Cusani nel processo per abuso edilizio ed è stato incaricato, nell’ormai famosa delibera contro i giornalisti, di fare causa agli organi d’informazione che hanno dato conto dell’informativa dei Carabinieri. Per Reboa, quelle del comandante Capasso rispetto alle presenze di ditte campane e camorristiche sono: “percezioni epidermiche, non fatti“.

A margine del processo di quest’oggi il sit-in dei giornalisti organizzato di fronte al Tribunale e una nota spiacevole che ha coinvolto Latina Tu, esclusa inspiegabilmente dal comunicato che l’associazione dei giornalisti di Stampa Romana (sezione di Latina) ha pubblicato poche ore prima dell’udienza a Piazza Buozzi. Un errore, ci dice, il fiduciario di Stampa Romana Gaetano Coppola. Pazienza.
A presenziare il sit-in dei giornalisti anche l’ex senatore della Repubblica e attuale segretario provinciale del PD Claudio Moscardelli la cui presenza sarebbe stata importante, se non fosse che in passato lui stesso non ha lesinato promesse di querele rispetto ad articoli scritti sul web. Il Partito Democratico, tuttavia, ha presentato quest’oggi un’interrogazione parlamentare firmata dai senatori Monica Cirinnà e Bruno Astorre e rivolta al Ministero degli Interni per chiarire rispetto ai risarcimenti civili che il Comune di Sperlonga intende chiedere a Latina Tu, all’Associazione Caponnetto e a tutte le altre testate coinvolte: Latina Oggi, Il Messaggero, Il Fatto e La Repubblica.
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