NECROPOLI ETRUSCA DI TARQUINIA, PATRIMONIO DELL’UMANITÀ SENZA CARTA PER LA STAMPANTE

Cartina dei visitatori che si recano al sito di Tarquinia

Tra i 24 patrimoni mondiali dell’Umanità riconosciuti e preservati dall’Unesco nel Lazio, che fanno parte della lista di 54 presenti in Italia, detentrice del primato nella classifica mondiale, c’è n’è uno che per collocazione storica, tipologia e conservazione è da ritenersi certamente una straordinaria rarità in giro per il globo: ovvero la Necropoli dei Monterozzi, meglio conosciuta come la Necropoli etrusca di Tarquinia, tra i più straordinari esempi di cultura etrusca intatta nonostante i suoi 3mila anni di età. Si tratta di uno splendido complesso archeologico funerario tra i meglio conservati e più complessi del Lazio, dell’Etruria, del centro Italia e forse del mondo intero (insieme a Cerveteri, Orvieto e pochi altri luoghi). Una fulgida testimonianza di quella che può essere considerata la nascita della pittura italiana, come affermò il padre degli etruscologi Massimo Pallottino. Insomma un patrimonio culturale impareggiabile su scala mondiale.

Si tratta di uno di quei siti nei quali ci si aspetta di trovare i servizi più avanzati offerti dal sistema nazionale per i beni archeologici, da quelli essenziali come la toilette e le guide turistiche, che siano in persona, audioguida o pure cartacea, da quelli, diciamo, di livello superiore come la sicurezza (il sito è stato più volte vandalizzato, depredato e persino utilizzato in passato come luogo per riti magici e ritrovo di sette massoniche). E invece niente di tutto questo. Già all’ingresso non c’è personale che parli altra lingua se non l’italiano e per un’area dove è possibile offrire anche biglietti integrati con la vicina necropoli di Cerveteri o con i musei di Tarquinia e Cerveteri, può essere controproducente e antieconomico, se, come in effetti accade, bisogna relazionarsi con il visitatore-cliente.

La toilette è, o è stata certamente fino a qualche giorno fa quando l’abbiamo visitata, fuori uso, e ci è stato proposto di “andare in camporella”, o meglio espletare le proprie funzioni fisiologiche per prati. Di guide per comprendere e approfondire la straordinaria storia che ha da raccontare il sito, per ogni visitatore che lo desideri e a prescindere dalla sua provenienza dall’umanità in nome della quale questo è protetto, non se ne parla proprio. Nè di persona e nemmeno in versione audioguida. Ci sono solo dei pannelli posizionati all’ingresso delle tombe. Addirittura un foglio di carta A4 con la cartina del sito che suggerisce come orientarsi e cosa vedere è stampato su un foglio già stampato e alla biglietteria ci chiedono di restituirlo alla fine della visita, perchè come si può ben capire non c’è più carta per stampare nulla e quella cartina va data al prossimo visitatore. “L’ordine per la carta – ci dicono – lo abbiamo fatto a gennaio e non è che possiamo sempre comprare la carta per la stampante con i soldi nostri”.

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