Il gip del Tribunale dei minorenni Federico Falzone ha ascoltato il quarto “protagonista” della ronda violenta compiuta a Latina nella serata del 4 giugno scorso
A differenza degli altri 3 – Annoni, Toma e Zara – il 17enne, il cui nome puntato è E.S. (è un minore, ecco per cui non scriviamo il nome per esteso), non ha respinto in toto le accuse facendo alcune parziali ammissioni.
Non ha negato, il 17enne, tanto per cominciare, il raid partito dalle ore 19 del 4 giugno – come si evince dalle telecamere di sorveglianza in Via Emanuele Filiberto – insieme agli altri tre bulli, ma ha dato una diversa cornice all’altro reato per cui sono accusati: la rapina ai danni dei passanti aggrediti.
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Interrogato dal gip del Tribunale dei minori, a differenza degli altri tre ascoltati dal gip di Latina in quanto maggiorenni, E.S. ha parlato, ad esempio, del contesto per cui ha sottratto la bicicletta durante l’aggressione nei confronti di due giovani malcapitati in Viale Mazzini, in prossimità del Liceo Classico “Dante Alighieri”: un luogo che di sera, sopratutto, nel weekend, è frequentato dagli adolescenti.
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È lì che era stata segnalata alla Sala Operativa della Questura, un’aggressione da parte di quattro giovani che, dopo essersi impossessati di una bicicletta appoggiata ad un muretto, alla richiesta da parte del giovane proprietario della restituzione, lo avevano colpito al volto anche con la cinghia dei pantaloni, costringendolo a fuggire per evitare conseguenze ben peggiori. Il 17enne ha però spiegato di aver lasciato la bici dopo 20 metri dal luogo dell’aggressione, rubata temporaneamente solo per darsi alla fuga.
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Un particolare che, al di là dell’episodio, e fuori dal contesto giudiziario, non è del tutto peregrino. Considerata la meccanica delle aggressioni, che si ripetono, come abbiamo più volte scritto, da decadi, con la stessa sintassi, spesso la ruberia non è paragonabile a un furto e una rapina ma, in realtà, a un modo di attestare la presenza di ha appena commesso la prepotenza. I giovani bulli, oggi come ieri, sottraggono materiale agli aggrediti come una sorta di accrescimento del loro gesto, quasi a segnare il territorio.
Il che è ancora più grave socialmente parlando: è così che si crea quell’assoggettamento il quale, al di là dello spessore mafioso assente per quanto riguarda i 4 bulli di Latina, è talune volte l’abbrivo alla nascita di un gruppo che incute timore sul territorio.
E che, in certi casi, può crescere e diventare anche mafia: il caso di Alba Pontina, dove si possono trovare indagati e condannati che hanno iniziato così, tramite prepotenze per la strada, docet.
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