Presi con 7,5 kg di droga a Latina, scenario inaspettato durante gli interrogatori di garanzia: il 31enne ciociaro ha liberato dalle accuse il coetaneo di Sezze
Stamane sono stati ascoltati Ennio Reffe, 31 anni di Patrica piccolo comune vicino Ceccano, e Stefano Cerilli di Sezze. I due sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Latina, secondo quando deciso dal pm Giuseppe Miliano, lo scorso venerdì 17 aprile poiché ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di detenzione di droga. Al momento dell’arresto, su un’auto di grossa cilindrata, i poliziotti hanno scoperto dentro il veicolo un “sistema” consistente in un vano occulto, apribile attraverso un pistone idraulico, e al cui interno erano custoditi circa 2,4 kg di cocaina e poco più di 4 kg di hashish.
Successivamente, durante le perquisizioni domiciliari, è stato sequestrato altro quantitativo di droga per un totale complessivo di 3 kg e 350 grammi di cocaina e 4 kg e 176 grammi di hashish, più contati, in casa di Cerilli, per 60mila euro (43mila euro in un a cassaforte e 17mila euro in un mobile della camera da letto). Oltre alla sostanza stupefacente, gli Agenti di polizia hanno perquisito anche la casa di congiunti dei due, tra cui il suocero di Cerilli, Angelo Di Veroli originario di Priverno, a cui sono stati trovate armi.
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Oggi, però, nell’interrogatorio di garanzia, ascoltati dal giudice delle indagini preliminari Giorgia Castriota, i due che sono incensurati e cosiddetti insospettabili hanno optato per una formula abbastanza usuale: si sono avvalsi della facoltà di non rispondere pur rilasciando spontanee dichiarazioni.
Infatti, mentre Cerilli, difeso dall’avvocato Giancarlo Vitelli, ha negato di sapere che dentro l’auto ci fosse hashish e cocaina, di quantità non indifferente, Reffe, difeso dall’avvocato Marco Maietta, ha spiegato che il residente a Sezze non aveva nulla a che fare con la droga, confermando la tesi dell’amico.
Ad ogni modo, il gip Castriota ha rigettato l’istanza di scarcerazione dei legali, e ha convalidato la custodia cautelare in carcere per entrambi.
Anche il terzo arrestato nell’operazione della Squadra Mobile Angelo Di Veroli, secondo quanto disposto dal gip Castriota, rimane in carcere. Il 46enne, difeso dall’avvocato Angelo Fiore, ha provato a spiegare che l’arsenale di armi rinvenuto in casa sua fosse parte eredità del nonno e parte frutto di un ritrovamento in un campo di periferia dentro un borsone. Spiegazioni che, però, non gli sono valse la liberazione dal carcere.
Secondo la Questura di Latina, considerato il volume di droga sequestrato, le armi e i profili dei tre arrestati – tutti incensurati, insospettabili e liberi di muoversi per la provincia – vi sarebbe la concreta possibilità di essere in presenza di un temibile gruppo criminale, molto ben organizzato, strutturato e all’occorrenza anche pronto ad aprire il fuoco.
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