Terzo appuntamento tra vertici e sindacati per la crisi nello stabilimento di Sermoneta, Corden Pharma: nessun accordo e licenziamenti confermati
Dopo il secondo incontro avvenuto lo scorso 16 dicembre, l’azienda Corden Pharma Spa Latina, le organizzazioni sindacali e la rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) dello stabilimento di Sermoneta si sono riuniti nuovamente presso la sede di Unindustria nel capoluogo.
Ospitati dai rappresentanti di Unindustria – Andrea Segnanini, Vespasiano Di Spirito e Claudia Pellecchia – le parti hanno esaminato la procedura di riduzione di personale in corso che, all’inizio (a novembre), prevedeva 125 esuberi, scesi a 122 solo perché, nel frattempo, c’è stata una risoluzione di 3 rapporti di lavoro. Una procedura di licenziamenti, questa in atto alla Corden, mossa dalla precisa intenzione del management di allineare il costo del lavoro ai fatturati previsti dal piano industriale, che invece sono calati rispetto a quelli conseguiti fino al 2018.
Corden Pharma era oggi al tavolo con la dottoressa Angela Palombi e l’avvocato Rosario Salonia, mentre i sindacati – FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILTEC/UIL e UGL Chimici – erano schierati insieme alla R.S.U. dei lavoratori dell’azienda.
L’incontro ha ribadito le posizioni dei vertici dell’azienda: stallo sulla Cassa Integrazione Straordinaria e conferma dei 122 esuberi, con una piccola quanto poco rilevante proroga degli incentivi agli esodi (spostata al 24 gennaio 2020).
I vertici hanno riaffermato che, nonostante la drastica riduzione del fatturato, passato dagli 86 milioni di euro del 2015 ai 50 milioni del 2019 (-42% circa), i livelli occupazionali sono sovradimensionati rispetto al fatturato del 2019 e di quello inferiore previsto per il 2020, nonostante che l’azienda, secondo il management, abbia cercato di ridimensionare le eccedenze attraverso il ricorso agli incentivi all’esodo.
Non è sfuggito, inoltre, il riferimento a quanto sostenuto, nei due precedenti incontri, dall’amministratore delegato di Corden Pharma, l’ingegner Alessandro Zucconi, il quale ha fatto presente che la BMS Bristol Myers, contrariamente agli impegni presi nell’aprile 2019, posti a base del Piano concordatario, non ha assegnato gli ordinativi previsti per il 2019, oltre che a non accompagnare la Corden nella riconversione alla produzione di prodotti oncologici, annullando, a partire dal 2022, i volumi relativi ai prodotti antibiotici. Ecco perché, secondo Zucconi, esiste la necessità di concludere al meglio la trattativa in corso per l’affitto e la successiva cessione della Piattaforma ecologica che potrebbe consentire, da Piano concordatario, di recuperare 10 lavoratori dichiarati in esubero.
Le organizzazioni sindacali hanno contestato l’azienda richiedendo di revocare la procedura di riduzione di personale, oltre che a prorogare il temine, scaduto il 30 novembre 2019, per la prosecuzione del piano di incentivi all’esodo. Ma il punto più spinoso è quello già sollevato dai sindacati, ossia gli investimenti, le esternalizzazioni e le ricollocazioni presso altre società del Gruppo Corden, previsti nel piano di gestione degli esuberi concordato il 17 gennaio 2019.
I rappresentati di Corden hanno fatto presente che è “oggettivamente impossibile” revocare la procedura di esuberi, ormai non più prorogabile né modificabile anche nel numero dei 122 licenziamenti considerati “lavoratori in eccedenza di cui hanno fornito informazioni in ordine alla relativa collocazione aziendale, ai criteri di scelta del personale da licenziare ed alle relative modalità di applicazione“. Il numero da 122 potrebbe scendere a 102, salvando 20 unità solo a fronte del consolidamento dell’attuale costo del lavoro. Ipotesi che, però, l’azienda ha già dimostrato di ritenere improbabile.
Ci sarebbe ancora un piano di investimenti da 35 milioni di euro sul piatto per il quinquennio 2020-2024, con la condizione pretesa da Corden che vada in porto l’omologazione del Concordato e che l’azienda sia supportata da un aiuto pubblico quale quello del Ministero Sviluppo Economico, della Regione Lazio e di tutte le altre Istituzioni competenti a livello territoriale.
L’azienda ha aperto solo uno spiraglio per le esternalizzazioni negli ambiti dei servizi relativi alle manutenzioni, alla validazione, alla contabilità generale, alla fatturazione ed al payroll affidando a terzi i lavoratori, ma spiegano, nel verbale che Latina Tu ha potuto visionare, che “non è possibile esternalizzare il magazzino” e “riguardo al possibile recupero” dei lavoratori che vi lavorano e che “rientrano negli esuberi già dichiarati“, tutto sarà affidato alla volontà dei soggetti terzi i quali “nel corso di appositi colloqui individuali“, valuteranno “la rispondenza dei relativi profili professionali alle loro esigenze ed ai trattamenti economici e normativi dai medesimi applicati ai propri dipendenti“. Tradotto: i lavoratori in esubero saranno ancora competitivi sul mercato?
Tuttavia, è sulla Cassa Integrazioni Guadagni Straordinaria (CIGS) che lo scontro si è reso evidente tra le due parti. I sindacati hanno chiesto di prorogarla successivamente alla scadenza del 3 febbraio 2020, per ricercare, durante tale ulteriore periodo, le misure alternative ai preannunciati licenziamenti e “in ragione dello slittamento della data dell’adunanza dei creditori e dell’ipotizzato affitto/cessione della Piattaforma Ecologica che potrebbe ridurre il numero degli esuberi“. Niente da fare, per i rappresentanti della Corden Pharma l’attuale situazione aziendale non permette il ricorso ad una proroga della CIGS a causa dell’aggravio di costi che essa comporta e “per alcune situazioni di conflittualità venutesi a creare in quei casi in cui non è stato possibile attuare la rotazione dei lavoratori“. Una tesi, quest’ultima, respinta al mittente da parte dei sindacati presenti, cosicché, alla fine dell’incontro, le parti, considerata la distanza su esuberi e Cigs, non hanno potuto che dichiarare chiuso l’incontro senza un accordo.
Ora, e pare di essere tornati a più di anno fa, come un interminabile gioco dell’oca, tocca alla politica in una vicenda che sembra sempre più essere di una durata temporale al momento incalcolabile.