Nella mattinata del 10 dicembre, l’indagine “Certificato pazzo” ha portato all’arresto di 11 persone e alla denuncia a piede libero di circa 70 indagati su tutto il territorio provinciale. I reati contestati si sostanziano in numerose truffe ai danni dell’INPS per falsi certificati di invalidità (in alcuni casi stilati per arrivare a percepire anche l’indennità di accompagnamento), certificati mendaci di idoneità per il porto d’armi e certificazioni per uscire temporaneamente dal carcere e dai domiciliari. Ad orchestrare il tutto un medico psichiatra operante nel Centro di Salute Mentale di Fondi, il dott. Antonio Francesco Maria Quadrino, psichiatra nato a Gaeta ma da sempre residente nel comune fondano.
La rete di contatti del medico che dispensava certificati falsi si estendeva fino ad Itri, incontrando in Mary Lombardozzi una proficua procacciatrice di persone in cerca di false certificazioni. Il peregrinaggio a Fondi era costituito per lo più da itrani che volevano ottenere la pensione d’invalidità senza neanche farsi visitare, facendo risultare su certificati falsi patologie mentali inesistenti, inventando depressioni maggiori o ritardi mentali gravi. Ma guai a toccare la capacità di guidare la macchina: il dottore lo sapeva e faceva sempre in modo di trovare quella patologia che, però, non inficiasse sull’autonomia di guidare la propria autovettura.
Sull’ordinanza firmata dal Giudice per le Indagini Preliminari Giuseppe Cario si legge: “Altra compartecipe e collettore seriale di interessati al rilascio di false attestazioni l’indagata Lombardozzi. È responsabile del patronato ACAI (Associazione Cattolica Artigiani Italiani) sito in Itri (LT) in via della Repubblica nr 24“. Un’altra donna finita in carcere per l’indagine “Certificato pazzo” è Fausta Mancini, nata ad Itri, residente a Latina e socia nell’ambito assicurativo di una persona estranea alle indagini, la quale è responsabile della sede di Fondi del Patronato ACAI.
Il giudice Cario continua scrivendo che Mary Lombardozzi “invia interessati al Dr. Quadrino per il rilascio di certificazioni psichiatriche attestanti inesistenti malattie e/o patologie più gravi di quelle reali“. Mary Lombardozzi non si è mai recata dal dottor Quadrino per accompagnare le persone reclutate o, almeno, non lo ha fatto nei pochi mesi di indagine. Era solita segnalare l’arrivo di un nuovo “paziente” allo studio di Quadrino presso il Centro di Salute Mentale di Fondi con una telefonata.
“Ha ditt Mary mi fai sparagna’ qualcosa“, dice Torquato Riccardi, uno dei 70 indagati di una vicenda che, a parere degli inquirenti, sembra essere solo la punta di un iceberg. La tariffa del dottor Quadrino per le false certificazioni utili a percepire la pensione di invalidità era sempre di € 100, ma Riccardi è l’unico che riesce a farsi fare un piccolo sconto a fronte di un certificato fornito senza anamnesi e senza una vera e propria visita. Anzi, nel caso di Pasqualina Speranza, al suo posto si è presentata la figlia così che il medico registrato da due telecamere nascoste disse: “Vabbè, faccio tutto io“, diagnosi a gusto suo. Il tempo di uscire a pagare il ticket, la figlia della finta paziente rientra nella stanza ed il certificato è già pronto: “Allora, io ho già preparato tutto“, senza visita, senza neanche un colloquio.
Alba Conti (indagata) è un’altra persona mandata allo studio di Quadrino (che lavora solo nel pubblico e, quindi, non ha uno studio privato) da “Mary del Patronato“. Anche lei, come molti altri, chiede una certificazione medica che non comporti la revoca della patente di guida. “Non ci anda’ così vistita perché se no te chiedono i soldi a te, hai capito? Tutta curata così non ci andare“. Altri € 100 euro. Il Quadrino ci tiene a precisare che la fattura lui non la può fare per la cifra intascata, anche perché fatturare la corruzione sarebbe il massimo del grottesco.
A conclusione della conferenza stampa di ieri presso il Comando dei Carabinieri di Latina, viene ribadito che tutti coloro che hanno fatto ricorso al dottor Quadrino per false certificazioni avrebbero commesso reati di abuso di atto falso e corruzione. Dato che tutte le certificazioni prodotte dal suddetto medico nel tempo (e non solo quelle analizzate durante le indagini) saranno inviate all’INPS per controlli e visto anche l’utilizzo delle telecamere nascoste durante le indagini (cosa che rende assai difficile l’invalidazione delle accuse), chiunque abbia utilizzato questi metodi per ricevere illecitamente un qualsiasi beneficio non dovuto, dovrebbe considerare l’ipotesi di presentarsi spontaneamente presso i Carabinieri.
La nuova legislazione in materia di corruzione, infatti, dilata i tempi della prescrizione fino a 15 anni. Insomma, tutto il tempo necessario per un processo fino all’ultimo grado di giudizio per chi non ha valutato ora la possibilità di ricorrere alle attenuanti riservate a chi si dichiara reo confesso.