La politica locale ha tradito i cittadini del residence e lo ha fatto in più occasioni. Nel febbraio del 2019 Giada Gervasi visita il residence insieme ai vigili urbani e consiglieri dell’opposizione, all’interno di quello che è a tutti gli effetti un ghetto dove c’è di tutto: rifiuti abbandonati, sporcizia, condizioni igieniche insufficienti e spaccio (leggi qui e qui la storia dell’attentato esplosivo ai danni dell’auto di una cittadina del Comitato dei residenti di Bella Farnia).
Dopo la visita, nulla è cambiato e i cittadini continuano a vivere senza servizi primari come l’acqua potabile. La seconda promessa è stata quella di un impianto di video-sorveglianza ma anch’essa, come abbiamo potuto appurare dalle ultime dichiarazioni della sindaca, non è stata considerata una priorità e i residenti dovranno attendere prima di vedere quanto mantenuto.
Il Ministro dell’Agricoltura del Governo Conte II, Teresa Bellanova, ha recentemente dichiarato che abbiamo bisogno di immigrati per far sì che i prodotti non marciscano nei campi: per quanto riguarda Bella Farnia e le campagne della zona non c’è niente di più falso. Nelle aziende agricole locali lavorano spalla a spalla indiani ed italiani, che sono costretti a subire le vessazioni da parte di padroni senza scrupoli il cui unico fine è il profitto a tutti costi, senza guardare in faccia nessuno.
Come riportato da Il Manifesto, l’avidità dei caporali li ha spinti ad iniziare con i licenziamenti di indiani (che si organizzano per chiedere diritti) per sostituirli con immigrati africani, i quali accettano “stipendi” più bassi e sono molto più mansueti.
Per capirci: mediamente un indiano guadagna tra i 4,5 e i 5 euro all’ora, lavorando 8/10 ore al giorno, in un settore in cui il minimo sindacale dovrebbe essere 9 euro l’ora.
Capito cosa intendeva la Bellanova? I latifondisti hanno bisogno di manodopera a basso costo che tenga in vita il comparto agricolo, proprio come hanno fatto i poveri braccianti indiani dell’Agro Pontino.
Ma gli indiani non sono tutti santi, tra di loro c’è chi spalleggia i caporali per avere una fetta di torta e chi, capito l’andazzo, si è organizzato per imbastire un traffico di stupefacenti nella zona, e ci è riuscito.
Cocaina, eroina e oppio sono le droghe maggiormente diffuse nella comunità indiana. Le usano i braccianti per sentire meno la fatica e riuscire a lavorare con maggiore efficienza, oppure semplicemente per distruggersi la mente dopo una giornata di terribile lavoro sotto il sole.
Insomma, il Ministro dell’Agricoltura ha ragione: abbiamo bisogno di loro, poi se vivono senza alcuna dignità poco importa. I prodotti non devono marcire nei campi.