Quando lo arrestarono nell’aprile 2018, Monir da Borgo Grappa aveva ventotto anni. Fu un blitz al Palazzo che richiama il nome del famoso scrittore di Latina (ma non c’è parentela): lo storico (almeno alle latitudini latinensi) grattacielo Pennacchi, diventato, anche per la vicinanza con la movida latinense, un centro strategico per lo spaccio di droga.
Lui è Monir Dridi, citato ieri nell’ordinanza del gip di Latina (operazione Masterchef), che finì in manette con Aurelio Silvestrini: nell’appartamento al 17° piano, i cani antidroga fiutarono lo stupefacente occultato all’interno del cassetto di un comodino di una camera da letto. Un chilo di hashish suddiviso in panetti e altri 500 grammi di cocaina, parte della quale già suddiviso in dosi pronte per la vendita al dettaglio. A non mancare anche la mannite, 200 grammi, la sostanza “magica” che serve a far acquistare volume alla coca la quale, sopratutto quando arriva nelle piazze da spaccio, è ben lontana dall’essere pura come quella del Sudamerica da dove arriva. Più soldi e più lucro, ecco come si traduce l’uso di questa sostanza.
Ad ottobre, i due ragazzi furono condannati dal Tribunale di Latina: più di 5 anni per Silvestrini, 4 per Monir.
Dentro il carcere di Via Aspromonte, Monir Dridi assume una mansione così come spetta ai detenuti che vogliano rendersi utile. Diventa addetto alla spesa, da qui in gergo carcerario “spesino“, un lavoro che gli serve per avere più leva e libertà per poter far entrare in carcere la droga – in realtà, come spiegano gli investigatori non riuscirà mai a spacciare la droga dentro Via Aspromonte perché tutte le dosi gli sono state sempre sequestrate prima. E oltre al danno per i suoi propositi da spacciatore, anche la beffa di vedere, da ieri, finiti nei guai, i suoi affetti più cari, tutti di Borgo Grappa, che lo rifornivano di droga portandogliela dentro, senza immaginare di essere monitorati da Carabinieri e Polizia Penitenziaria che nel frattempo indagavano.
La madre, Stefania Mirocevic, 55 anni, i fratelli Jamel Dridi, 33 anni, e Thomas Di Prospero, 22, e, infine, la ragazza Chiara Barillari, accusati, a vario titolo, di prendere contatto con gli spacciatori di fuori, passare la droga a Monir oppure, come nel caso di Chiara, di fare da tramite per le richieste del detenuto.
Tutti quanti, i due fratelli e la ragazza di Monir, avranno l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria per apporre la loro firma ora che sono indagati. Persino gli arresti domiciliari per la madre 55enne.
Un mondo probabilmente più grande, dove a sguazzare come pesci nel mare non sono di certo loro, ma quelli che col crimine hanno sancito da tempo un giuramento di fedeltà, come gli unici due indagati a piede libero dell’operazione Masterchef: Roberto Ciarelli, il rampollo dell’unione Ciarelli/Di Silvio, e Gianfranco Mastracci, il ras di Latina Scalo legato ai clan sinti e da tempo in pista nei circuiti della mala pontina.