Minacce al Sindaco di Lenola e danneggiamento seguito da incendio: prosegue il processo con l’esame dei due testimoni
Prosegue il processo derivante dall’inchiesta che ha portato agli arresti di Vincenzo Zizzo e Pasquale Spirito, il primo accusato di essere il mandante dell’attentato di fuoco ai danni dell’auto del sindaco di Lenola, Fernando Magnafico. Il primo cittadino verrà ascoltato come testimone il prossimo 9 dicembre. Alla base della ritorsione ci sarebbe l’assegnazione di un chiosco.
Imputati nel processo, dinanzi al primo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, sono Vincenzo Zizzo (42 anni, di Fondi), accusato di essere il mandante dell’attentato incendiario, Pasquale Spirito, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti, e il 37enne albanese Riza Muco, che deve rispondere di reati di spaccio di sostanze stupefacenti. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giulio Mastrobattista, Atena Agresti e Fabio Bucci. Costituito come parte civile anche il Comune di Lenola, assistito dall’avvocato Walter Marrocco.
Leggi anche:
ATTENTATO DI FUOCO ALL’AUTO DEL SINDACO DI LENOLA: ACQUISITO IL VIDEO DI ZIZZO
Zizzo, come noto, è accusato di aver dato mandato a un esecutore, rimasto ignoto, di dare fuoco all’auto del sindaco. L’accusa è rappresentata dal pubblico ministero Valentina Giammaria che ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati, ottenendola a marzo scorso in sede di udienza preliminare.
In particolare, il 42enne di Fondi, Vincenzo Zizzo, è accusato di violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti e, insieme a Pasquale Spirito, anche di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti (hashish e cocaina), estorsione (quali forme di recupero credito connesse alle cessioni di narcotico), detenzione e porto illegale di armi.
Dopo gli arresti, il 42enne, così come Spirito, si era avvalso della facoltà di non rispondere per quanto riguarda i capi di imputazione inerenti allo spaccio di droga, ma aveva risposto sull’attentato nei confronti di Magnafico. Zizzo si era dichiarato innocente, negando di essere stato il mandante dell’incendio ai danni dell’auto del primo cittadino di Lenola. Peraltro, il 42enne aveva spiegato che le frasi che gli vengono attribuite e intercettate dai Carabinieri non erano riferibili all’attentato di Magnafico, ma si trattava semplicemente di critiche politiche ancorché aspre. In sostanza, Zizzo aveva giustificato le affermazioni contro Magnifico, poiché non condivideva le sue scelte amministrative. “Erano giudizi politici e personali che non possono essere indizi di colpevolezza”, aveva ribadito al Gip Molfese.
Oggi, 28 novembre, sono stati ascoltati alcuni testimoni, tra cui un conoscente del sindaco Fernando Magnafico che incontrò il primo cittadino in località Colle il quale gli raccomandò attenzione nei confronti di un altro uomo, Matte Carmelo, che sarà ascoltato come testimone a sua volta a dicembre. Il sindaco sarebbe stato preoccupato per Matteo Carmelo perché lo vedeva sbandato. In quell’occasione si palesò anche Vincenzo Zizzo, di cui il testimone, appassionato di segugi, è amico e condivide la passione per la caccia: “Lo chiamai proprio io Vincenzo dopo che avevo parlato con il Sindaco”. Ci fu un dialogo tra il sindaco e Zizzo che parlarono dell’uomo di cui era preoccupato il primo cittadino. Qualche settimana dopo, nel 2023, Matteo Carmelo fu arrestato per reati afferenti alla droga. A sommarie informazioni, il testimone aveva detto che con Zizzo parlarono dell’incendio dell’auto (“Non gli interessava dell’episodio”), mentre oggi, in aula, ha spiegato che a Zizzo dispiaceva di ciò che era accaduto al primo cittadino.
Dopo che il testimone fu ascoltato dagli inquirenti, fu lo stesso Zizzo a chiedergli cosa fosse successo nell’interrogatorio. Inoltre, Zizzo avrebbe saputo di altre persone chiamate dalla Procura in riferimento ai fatti incendiari.
A seguire è stato ascoltato un uomo che si trovava in auto con Zizzo e Spirito nell’auto e che disse al medesimo Zizzo di un’altra auto incendiata, ossia la prima che prese fuoco rispetto all’attentato incendiario andato a segno successivamente. “L’ho saputo al bar che l’auto incendiata era di una ragazza, poi parlando con Vincenzo Zizzo mi disse di chi era l’auto”. A sommarie informazioni, l’uomo aveva dichiarato che dopo l’auto incendiata “sbagliata”, Zizzo la telefono avrebbe detto: “‘Sti mongoloidi”.
Come ultimo testimone di giornata è stata la volta del comandante dei carabinieri della stazione di Lenola, Biagio Di Iorio. Il luogotenente intervenne a Valle Bernardo, sia per il primo incendio ai danni dell’auto di una donna, sia per il secondo incendio ai danni dell’auto del sindaco Magnafico. Dopo l’incendio dell’auto, i Carabinieri, come ha spiegato il luogotenente, fu dato avvio all’indagine con perquisizione a casa di Matteo Carmelo, trovato con quantitativi di droga (successivamente condannato con sentenza irrevocabile per tali fatti), e altra attività investigativa.
Lungo e articolato è stato il contro-esame svolto dall’avvocato Mastrobattista che ha scandagliato gli aspetti dell’inchiesta e il contesto amministrativo e cittadino del paese di Lenola.
L’INCHIESTA – Il caso, come noto, è quello che ha riguardato le minacce a Fernando Magnafico, che avrebbe denunciato i due imprenditori – Zizzo e Spirito – per spaccio di sostanze stupefacenti, e questi, di rimando, non solo gli avrebbero fatto bruciare l’auto, ma avrebbero progettato persino di mettere in scena un investimento accidentale, senza contare di avere in serbo un rogo al centro polivalente della città di Lenola. Sono questi i contorni inquietanti che hanno portato il sostituto procuratore di Latina, Valentina Giammaria, a chiedere e ottenere l’arresto per i due imprenditori. Arresti decisi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese.
Supportati da un elicottero del Nucleo di Pratica di Mare e da unità cinofile del Nucleo di Roma-Ponte Galeria, i militari della Compagna Carabinieri di Terracina, guidati dal Maggiore Saverio Loiacono, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due cittadini lenolani, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di minaccia aggravata e danneggiamento seguito da incendio ai danni del Sindaco del comune di Lenola, Fernando Magnafico, 60 anni, agente della polizia provinciale. Si tratta, per l’appunto, del 42enne Vincenzo Zizzo, già gravato da precedenti per spaccio di droga e imprenditore nel settore del pellet, e del 49enne Pasquale Spirito, incensurato, gestore di una carrozzeria e noto in città per essere stato Presidente della Procalcio Lenola. Coinvolto anche il 36enne albanese Riza Muco, narcotrafficante di stanza a Roma (secondo gli inquirenti capace di commerciare chili e chili di droga al mese) e che sarebbe stato in affari con Zizzo e Spirito, i quali avrebbero avuto questo canale di approvvigionamento della droga, ben distinto da quello del gruppo di Alessio Ferri e Andrea Pannone, i due uomini arrestati lo scorso aprile e considerati dai Carabinieri “leader” del sodalizio egemone per il traffico di sostanze stupefacente a Fondi e zone limitrofe.
Le indagini, condotte da militari del N.O.R. – Aliquota Operativa della Compagnia di Terracina e della Stazione Carabinieri di Lenola, guidati dal comandante Biagio Iorio, ed avviate il 19 settembre 2023, dopo l’incendio dell’auto del Sindaco del comune di Lenola, hanno permesso di identificare il presunto mandante dell’attentato incendiario, vale a dire Zizzo, e ricondurre il movente allo scopo di condizionare l’operato amministrativo del primo cittadino. In particolare, Zizzo non avrebbe visto di buon occhio l’ampliamento del cimitero di Lenola, perché la realizzazione avrebbe previsto un futuribile esproprio per un terreno di sua proprietà confinante con il camposanto. Tuttavia, Zizzo, che nelle intercettazioni si definisce “delinquente di professione”, avrebbe avuto motivi di risentimento con il Sindaco perché quest’ultimo aveva chiesto ai Carabinieri Forestali un controllo su un terreno di proprietà comunale da cui era stata rubata la legna. Ad essere denunciato per il furto fu lo stesso Zizzo.
Significativo, al riguardo, appare un passaggio del provvedimento cautelare in cui il G.I.P. Molfese ha definito Zizzo come dotato di una “spregiudicata indole delinquenziale”, “principale organizzatore dello spaccio di sostanza stupefacente nelle zone di Fondi e Lenola”, “del tutto incurante dei valori imposti dall’ordinamento, anche allorquando acquisisce la consapevolezza di essere indagato ed attenzionato dalle forze dell’ordine” nonché “personaggio disinvolto con effettive capacità intimidatorie, adoperate per riscuotere i crediti maturati dalla vendita dello stupefacente”. In una intercettazione riportata negli atti d’indagine, Zizzo minaccia un consumatore di cocaina indietro di 1000 euro con i pagamenti della droga: se l’uomo non gli avesse portato subito 3000 euro (la cifra era lievitata arbitrariamente), avrebbe dovuto parcheggiare la sua auto in punto indicato dallo stesso Zizzo. Il mezzo gli sarebbe stato restituito solo a pagamento ricevuto.
Nel corso delle indagini, sarebbe stata documentata la progettazione, ideata dall’uomo, con la diretta complicità del suo complice, di un ulteriore attentato ai danni del Sindaco di Lenola, mediante la simulazione di un investimento pedonale, azione non andata a buon fine per l’immediata attivazione di idonee misure di protezione verso il primo cittadino.
Gli indagati avrebbero anche progettato di incendiare il centro ricreativo “Pietro Ingrao” del comune di Lenola dove, verso le fine del novembre 2023, si sarebbe svolto un evento musicale, azione non andata a buon fine per la massiccia vigilanza dinamica da parte di più pattuglie della Compagnia di Terracina.
Nel corso delle investigazioni è stato anche identificato il canale di rifornimento della droga, ossia quello legato all’albanese Riza Muco. Sono stati sequestrati complessivamente 335 grammi di sostanze stupefacenti, arrestate 4 persone per detenzione ai fini di spaccio, e denunciate, in stato di libertà, altre due.
Leggi anche:
ATTENTATI A SERMONETA, LA SENTENZA
I FATTI – Lo scorso settembre 2023, era andata a fuoco, intorno alle 3 di notte, la Citroen C3 di colore grigio insieme a un’auto identica, ma di colore bianco, che si trovava in un parcheggio, in località Valle Bernardo, a Lenola. La Citroen grigia, per l’appunto, apparteneva al sindaco di Lenola, Fernando Magnafico.
Da subito erano scattate le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Terracina, insieme al Nucleo Investigativo di Latina, per comprendere la natura dell’incendio che, senza grandi dubbi, si presentava di natura dolosa anche perché era stato trovato l’innesco, piuttosto rudimentale, da cui era partito il rogo.
Magnafico, eletto nuovamente come sindaco a Lenola e presentatosi come unico candidato, vive nella frazione di Valle Bernardo. La natura dolosa dell’incendio, in un weekend che aveva visto presentarsi a Lenola parecchie persone per la festa di Madonna del Colle venerdì 15 settembre, destava sicuramente più di un’apprensione, nonostante che il primo cittadino avesse provato a non ingigantire l’episodio.
Il primo rogo si era sviluppato tra venerdì e sabato, mentre l’incendio che ha reso inagibile l’auto di Magnafico risale alla notte tra lunedì e martedì. Un fatto che ha significato molto semplicemente che l’autore degli incendi aveva confuso l’auto molto simile che appartiene ad una donna, con l’auto del primo cittadino. Ecco perché il responsabile si sarebbe ripresentato nella stessa via a Valle Bernardo per colpire stavolta il bersaglio giusto. A farlo presente è lo stesso Zizzo che, passando nella via dove viveva il Sindaco, viene intercettato con Spirito e un’altra persona e commenta l’attentato non andato ancora a segno. Le frasi pronunciate – di questo sono convinti gli inquirenti – sarebbero la prova del ruolo di mandante, oltreché a quella molto violenta profferita sempre a Spirito e in riferimento a Magnafico a distanza di qualche mese (gennaio 2024) dagli attentati: “È diventato un randagio e i cani randagi vanno abbattuti“.
L’esecutore materiale non è stato ancora identificato, sebbene un parente di Maganfico, quella notte del 19 settembre, vide un uomo scappare con un motorino, dopo aver sentito l’esplosione che causò il rogo dell’auto. Come non bastasse, secondo i Carabinieri, Zizzo, nel corso delle indagini, avrebbe provato a intimidire persone ascoltate a sommarie informazioni dalla Procura e persino un consigliere comunale.
