Voto di scambio politico-mafioso: alle battute finali il processo che vede alla sbarra Emanuele Forzan e Raffaele Del Prete
È ripreso oggi, 27 novembre, il processo per voto di scambio politico-mafioso con il clan Di Silvio di Latina che vede sul banco degli imputati i pontini Raffaele Del Prete e Emanuele Forzan. Co-imputato e già condannato a 3 mesi di reclusione il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo. A rappresentare l’accusa il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Francesco Gualtieri. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Michele Scognamiglio, Massimo Frisetti, Pietro Parente e Gaetano Marino. Il collegio è il terzo del Tribunale di Latina composto dai giudici La Rosa-Zani-Romano.
Oggi, dopo l’udienza dei primi del mese, sono state ascoltate di nuovo in aula le intercettazioni finiti al centro di una disputa da accusa e difesa.
A fine udienza, infatti, il pubblico ministero Gualtieri aveva fatto presente che vi erano diverse discrasie tra la perizia trascrittiva delle intercettazioni e le intercettazioni della Polizia: in alcuni passaggi, il perito riteneva incomprensibili interi periodi, laddove gli investigatori della Squadra Mobile avevano riportato frasi di senso compiuto. Ecco perché il pubblico ministero aveva chiesto la testimonianza dell’agente di polizia giudiziaria che aveva ascoltato le intercettazioni, oltreché a una nuova perizia per la trascrizione delle intercettazioni giudicate contraddittorie. Una richiesta a cui la difesa si era fermamente opposta: era stato l’avvocato difensore Scognamiglio a parlare di tardività (in quanto la Procura avrebbe potuto nominare un consulente di parte per presenziare alle operazioni peritali, come ha fatto la difesa) e, persino, di disonestà intellettuale. Ad opporsi anche gli avvocati Marino e Frisetti.
Dopo una breve di camera di consiglio, il Tribunale aveva sì rigettato le richieste del pubblico ministero, disponendo, però, l’audizione del perito che ha realizzato le trascrizioni all’audizione di oggi, 27 novembre, quando, in origine, sarebbe stata prevista la discussione delle parti: la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe difensive. Accusa e difesa, entro queste settimane, hanno indicato al collegio le trascrizioni delle intercettazioni da ascoltare di nuovo in aula, considerata la discrasia tra versione del perito e della polizia giudiziaria. La relazione disposta dalla Procura che ha filtrato di nuovo le intercettazioni è stata depositata lo scorso 25 ottobre. In ragione di quest’ultima circostanza, sono state riascoltate in aula, oggi, 27 novembre, alcune parti di intercettazioni.
In apertura di udienza l’avvocato Scognamiglio ha eccepito sulla richiesta del pubblico ministero per genericità e avendo indicato 15 progressivi di intercettazioni (circa 75 minuti di conversazioni), senza specificare quali siano i passaggi controversi per i quali si chiede il riascolto. L’avvocato ha rilevato anche che la richiesta del pm non tiene conto della decisione del Tribunale sulla valutazione dell’elaborato peritale a firma della dottoressa Nadia Fratarcangeli. Anche l’avvocato Frisetti ha chiesto il rigetto integrale dell’istanza del pm, spiegando che la difesa ha indicato un solo progressivo dove sarebbe stata rilevata una discrasia, mentre l’accusa, indicando 15 progressivi, punterebbe a una nuova perizia trascrittiva.
Il pubblico ministero Gualtieri ha ribadito di aver indicato i progressivi delle intercettazioni, dal momento che il Tribunale non ha indicato nessun numero limite di intercettazioni da riascoltare e l’obiettivo è di ascoltare solo le parti in cui si ritiene sussista una discrasia rilevante tra la perizia trascrittiva e i brogliacci della polizia giudiziaria.
Il Tribunale ha disposto, alla fine, che si proceda solo al riascolto delle parti in questioni, disponendo che il pubblico ministero indichi il minuto del progressivi con i frammenti delle intercettazioni “incriminate”. La prima intercettazione da riascoltare è stata captata il primo giugno 2016 tra Raffaele Del Prete e Agostino Riccardo in cui parlano dei manifesti attaccati. Il riascolto in aula è complicato, con un audio molto disturbato: difficile stabilire in un passaggio se Agostino Riccardo dica “Prima del gong” o “Io mi vergogno”. Solo un esempio, in quanto in altri passaggi gli audio riferibili ad ulteriori intercettazioni vengono interpretati differentemente da accusa e difesa e anche dallo stesso Tribunale che – ha precisato – riascolterà le intercettazioni anche in sede di camere di consiglio quando sarà chiamato a decidere.
In un’altra intercettazione, si sente Riccardo che dice: “A chi gliele devo da’, la circoscrizione in Via Po”. In ulteriore intercettazione, Riccardo nomina il seggio di “Via Helsinki”. In altro passaggio, come evidenziato dal pm Gualtieri, sulla base della nuova verifica della Squadra Mobile, ci sarebbero alcune frasi proprio non riportate nella trascrizione. Una udienza di due ore e mezza che ha passato in rassegna, quindi, tutte le parti d’intercettazioni ritenute da pm e Squadra Mobile difformi da quanto trascritto dal perito.
La discussione delle parti – requisitoria e arringhe difensive – è fissata al prossimo 18 dicembre. In quella data è prevista la sentenza, sebbene l’istruttoria non è stata chiusa dal Tribunale (entro il 9 dicembre le parti potranno depositare altra documentazione). Il pubblico ministero ha depositato la sentenza che condanna a 3 anni e 2 mesi Raffaele Del Prete nell’ambito del patteggiamento nel procedimento penale “Touchdown”. Anche la difesa di Del Prete ha depositato documentazione per il suo assistito, tra cui screenshot di messaggi di testo; così anche la difesa di Forzan ha depositato l’elenco di sezioni elettorale e altro materiale riferibile alle elezioni comunali di Latina (come l’elenco de tabelloni elettorali), tra cui una messaggistica di Agostino Riccardo che si offre per l’attacchinaggio dei manifesti a Stefano Cardillo, attuale coordinatore comunale di Forza Italia a Latina e all’epoca candidato consigliere comunale nella lista Tiero (Cardillo ricevette un messaggio da Riccardo). Una circostanza che prova, secondo la difesa, di come Riccardo si offrisse a diversi candidati al Consiglio Comunale di Latina nella primavera del 2016.
Alla fine il Tribunale ha acquisito tutta la documentazione delle difese, eccetto lo screenshot Cardillo/Riccardo, in quanto l’allora consigliere comunale avrebbe potuto essere citato dalle medesime difese.
IL PROCESSO – Sul banco degli imputati di questo processo ci sono, come detto, l’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete e l’ex collaboratore della Lega in Regione Lazio, nonché responsabile elettorale per la lista “Noi con Salvini” alle elezioni comunali di Latina nel 2016, Emanuele Forzan, collaboratore al momento, in Regione, del consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Tripodi.
I due imputati, Forzan e Del Prete, oggi come sempre presenti in Aula, furono arrestati il 13 luglio 2021 nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla contestazione del voto politico-mafioso riferibile alla campagna elettorale del 2016 a Latina (Comunali). L’imprenditore Raffaele Del Prete è accusato di aver dato soldi ad Agostino Riccardo, ex affiliato al Clan Di Silvio, oggi collaboratore di giustizia, in cambio di voti, attacchinaggio e visualizzazione dei manifesti elettorali in favore di Matteo Adinolfi (della lista “Noi con Salvini”), ex europarlamentare della Lega (fu eletto nel 2019) e, nel 2016, in corsa per diventare consigliere comunale. Carica che, alla fine, raggiunse con 449 voti. La posizione di Adinolfi, però, è stata archiviata definitivamente a ottobre 2022 per decisione della sezione Gip/Gup del Tribunale di Roma, su richiesta della stessa Procura/DDA di Roma.
Per l’accusa, Del Prete avrebbe dato a Riccardo circa 45mila euro. A costituire, secondo inquirenti e investigatori, il ruolo di collettore anche Emanuele Forzan. L’inchiesta fu portata a compimento da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Squadra Mobile di Latina.
