Formia, operazione “Bardellino”: inizierà il processo per uno dei personaggi perquisiti nel 2023, Giuseppe Favoccia. L’accusa è di detenzione di armi
Il settantenne Giuseppe Favoccia era oggi, 25 novembre, sul banco degli imputati per affrontare il processo che gli contesta la detenzione abusiva di arma da sparo. Il suo processo potrebbe essere l’unico rivolo penale rimasto dalla imponente perquisizione che fu realizzata dalle forze di polizia con il coordinamento di ben due Direzioni Distrettuali Antimafia nel 2023. Ad essere perquisiti furono i Bardellino e i loro sodali, laddove all’epoca si indagava anche sul tentato omicidio di Gustavo Bardellino, uno dei nipoti del fondatore del clan dei Casalesi, Antonio Bardellino. Recentemente, l’inchiesta sul tentato omicidio è stata archiviata, così da rimanere irrisolto uno degli episodi più inquietanti accaduti a Formia negli ultimi anni.
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Chi ha sparato a Gustavo Bardellino rimarrà uno dei tanti misteri del sud pontino; al contempo il settantenne Favoccia, colui che avrebbe asserito anche in televisione che Antonio Bardellino è ancora vivo (in quell’estate del 2023, a tenere banco fu il suo bunker formiano), dovrà rispondere dell’arma da sparo trovata nel corso di quelle perquisizione di fine luglio di due anni fa. Oggi, 25 novembre, l’udienza è rinviata al 3 marzo 2026 per ascoltare i testimoni del pubblico ministero: in tutto una dozzina. L’avvocato Michelangelo Fiorentino, difensore di Favoccia, ha chiesto una perizia sulla pistola. Il collegio del tribunale di Cassino si è riservato di decidere sul punto.
A settembre 2024, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, Alessandra Casinelli, ha rinviato a giudizio, per detenzione illegale di arma da sparo, Giuseppe Favoccia, considerato dagli inquirenti dell’Antimafia come sodale della famiglia Bardellino, in particolare di Ernesto Bardellino, fratello del fondatore del clan dei Casalesi, Antonio Bardellino. Un reato non proprio da prima pagina (l’imputato rischia una pena massima di 6 anni partendo da quella minima di 1 anno) ma che ha assunto una valenza particolare in quanto l’arma fu sequestrata nel corso della suddetta maxi operazione del luglio 2023 quando Polizia e Carabinieri, coordinati dalle DDA di Roma e Napoli, passarono al setaccio diverse case di parenti e amici della galassia dei Bardellino tra Formia, il sud pontino e il casertano.
Il processo per Favoccia sarebbe dovuto iniziare a febbraio 2025 davanti al giudice monocratico del Tribunale di Cassino, Martina Malvagni. In quella data, però, l’avvocato difensore fece notare che il reato era di competenza di un Tribunale a composizione collegiale. Ecco che, allora, il processo venne rinviato al 19 marzo, data nella quale subì un nuovo rinvio al 10 giugno, data nella quale si scoprì che il collegio era formato da due giudici togati e uno non togato, quest’ultimo non legittimato a giudicare sul tipo di reato contestato a Favoccia.
L’arma di Favoccia venne ritrovata nella mattinata del 26 luglio 2023 quando in vari Comuni, tra cui Formia, Minturno e Gaeta, vi furono numerose perquisizioni nell’ambito del tentato omicidio di Gustavo Bardellino avvenuto il 15 febbraio 2022 presso l’autosalone Buonerba a Formia.

Le operazioni eseguite dai militari del Nucleo Investigativo di Latina e del Comando Compagnia carabinieri di Formia, e da personale della Squadra Mobile di Latina e dal Commissariato di Gaeta, portarono, oltreché alla scoperta dell’ormai famigerato bunker di Antonio Bardellino, anche all’arresto di Giuseppe Favoccia, 74enne di Formia, trovato all’interno della sua abitazione in possesso di una pistola alterata (semiautomatica priva di matricola) con relativo munizionamento calibro 7,65 che tentava di occultare.
Una pistola comunque diversa da quella utilizzata per sparare a Gustavo Bardellino, figlio di Silvio Bardellino e nipote di “Zio Antonio”, il fondatore del clan che poi fu di Schiavone, Zagaria, Iovine e Bidognetti. L’arma che sparò a Gustavo Bardellino era una calibro 9.
Sempre durante la stessa operazione, fu denunciata una donna, Antonella Bardellino, sorella di Gustavo (l’uomo attinto dai colpi d’arma da fuoco a febbraio 2022) ritenuta responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti per essere stata trovata in possesso di 18 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, occultati all’interno della propria abitazione.
Favoccia, ad ogni modo, non è uno qualunque. Secondo ricostruzioni accertate, sarebbe stato proprio lui, Giuseppe Favoccia, a parlare agli agenti della Squadra Mobile di Latina rispetto alla presenza di Antonio Bardellino a Formia. Per la precisione, il 4 agosto 2015, l’uomo raccontò agli agenti della Polizia di Stato di aver incontrato Antonio Bardellino “presso lo scalo aeroportuale di New York”, dove aveva accompagnato la figlia di Ernesto Bardellino. Poi, nel 2017, Favoccia, agli agenti della Mobile, avrebbe raccontato che Bardellino si era spostato tra il Paraguay e l’Uruguay, per interessi nel settore ittico. Un racconto credibile visto che Favoccia aveva fatto un viaggio nella Grande Mela proprio nel 2010. Una circostanza verificata dagli investigatori.
Un personaggio sicuramente che non passa inosservato, tanto più che anni fa, tramite una associazione europea operatori polizia (Aeop), avrebbe voluto aprire, insieme ad Ernesto Bardellino (il padre di Calisto e Angelo Bardellino, nonché ex sindaco del partito socialista di San Cipriano d’Aversa, in rapporto con l’allora leader Bettino Craxi), una sede dell’associazione così da fornire un servizio di protezione civile al Comune di Formia.
Favoccia e Bardellino furono accusati di falso e usurpazione del titolo dell’associazione: un’accusa che fu archiviata dal Tribunale di Cassino nel 2019. A denunciare la vicenda, però, fu proprio la Questura di Latina che aveva segnalato l’esistenza di una sezione della A.E.O.P, ritenuta essere nella disponibilità di personaggi formiani legati alla malavita.
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