DUNE BIS, CADONO LE ACCUSE PER DIVERSI INDAGATI: “SOLO” 9 I RINVIATI A GIUDIZIO, IN 5 PROSCIOLTI PER ABOLIZINE DELL’ABUSO D’UFFICIO

Inchiesta Dune, secondo filone del procedimento che tre anni fa ha terremotato l’amministrazione Gervasi

Nove rinvii a giudizio e un patteggiamento su ventisei indagati che rischiavano il processo. Si ridimensiona il procedimento penale “Dune bis”, il secondo filone dell’imponente inchiesta dei Carabinieri che, a febbraio 2022, portò all’arresto dell’allora sindaco di Sabaudia, Giada Gervasi, con la conseguente caduta dell’amministrazione.

Per l’effetto dell’estinzione dell’abuso d’ufficio, un reato che non è più previsto dalla legge per volere del Governo Meloni, escono fuori definitivamente dal processo in cinque: l’ex sindaca Giada Gervasi, l’ex direttore del Parco del Circeo, Paolo Cassola, Diego Degli Stefani, Massimiliano Stefanini e l’attuale assessore di Pontinia, Giovanni Bottoni. Estinto il reato di abuso d’ufficio anche per Quirino Alessi. Definitivo il patteggiamento di Fabio Minotti a 5 mesi, con la non menzione nel casellario giudiziario: doveva rispondere di turbativa d’asta.

Nove i rinvii i giudizi: il medesimo Quirino Alessi per altre contestazioni, Mario Bartolotti, Carlo e Laura Capuzzo Dolcetta, Mario Ganci, Riccardo Guglielimi, Pietro Lapertosa e i Carabinieri Forestali, Angelo Mazzeo e Gianni Polidoro. Il processo per i rinviati a giudizio inizierà il prossimo 1 ottobre davanti al terzo collegio del Tribunale di Latina. Gli imputati dovranno rispondere, a vario titolo, per i capi 1, 5, 9, 12, 14 e 15. Si tratta di reati quali turbativa d’asta, corruzione, peculato e falsità ideologica.

Prosciolti gli altri indagati, ragione per cui non dovranno affrontare il processo: Rosalba Ambrosino, Federico Antonelli, Remo Bertani, Sandro Dapit, Pietro Vincenzo D’Arcangelo, Massimo Ferrini, Attilio Guglielmi, Stefano Malinconino, Luigi Palombi, Eduardo Piovesana e l’allora Comandante dei Carabinieri Forestali, Alessandro Rossi.

A decidere è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, che, nel primo pomeriggio, dopo una camera di consiglio di un paio d’ore, ha letto la sentenza.

Il pubblico ministero Valentina Giammaria, la scorsa settimana, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati nel procedimento penale, costola del procedimento penale denominato “Dune”.

Ad aprile scorso, lo stesso Gip Cortegiano aveva accolto la costituzione di parte civile di tre dei richiedenti: si tratta del Comune di Sabaudia, del dipendente comunale Antonio Vitelli e della Dea Costruzioni srl. Estromessa la costituzione di parte civile del Comitato Sabaudia 2020 nei confronti degli indagati Attilio Guglielmi e di Fabio Minotti.

L’udienza preliminare era a carico di 26 indagati coinvolti nello stralcio dell’inchiesta “Dune”, il cui processo principale è già incardinato presso il Tribunale di Latina dove sono imputati l’ex Sindaca Giada Gervasi, l’ex assessore all’urbanistica Innocenzo D’Erme, l’ex Direttore Generale del Comitato Sabaudia 2020 Luigi Manzo, l’ex consigliere comunale Sandro Dapit, l’ex responsabile Lavori Pubblici del Comune di Sabaudia ed attuale assessore a Pontinia, Giovanni Bottoni.

Tra gli indagati, anche i Carabinieri Forestali che, secondo gli inquirenti, In cambio della velocizzazione delle pratiche, di regola più lente poiché sottoposte ai vincoli dell’Ente Parco, affidavano i lavori di potatura alla ditta “Paesaggio Urbano”L’accusa ipotizza che, uno dei Forestali, Angelo Mazzeo, procacciava, l’altro, l’imprenditore Stefano Malinconico, eseguiva i lavori: il tutto, sottolineava l’ex Gip Castriota nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai Carabinieri a febbraio 2022, “grazie alla connivenza del Comandante della Stazione Forestale di Sabaudia“. Comandante che, come detto, è stato prosciolto.

La Procura di Latina contesta vari episodi avvenuti nell’espletamento delle gare d’appalto e degli affidamenti nell’ambito della Coppa del Mondo di Canottaggio 2020, tra cui l’impianto di cablaggio e il campo di regata. Contestate anche altre procedure pubbliche tra cui l’impianto di illuminazione e gli appalti all’Ente Parco e le irregolarità nei lidi. Nel corso dell’udienza preliminare di novembre 2024, i pubblici ministeri Antonio Sgarrella e Valentina Giammaria avevano modificato il capo d’imputazione per Mario Ganci.

Il collegio difensivo era composto oggi dagli avvocati Mariani, Nigro, Arichiadiacono, Lauretti, Calisi, La Macchia, Melegari, Mantella, Di Palma, Turriziani, Roccato, Coronella, Cardarello, De Gregorio, Giudetti, Forte, Argano, Volpe, Marzaduri, Ciccotti, Bonetti, Bianchi, Morgera, Teson e Davirro.

In precendenza, l’ex tecnico supervisore della Coppa del Mondo di Canottaggio, Erasmo Scinicariello, aveva chiesto e ottenuto il patteggiamento: 1 anno e 8 mesi di reclusione.

A conclusione dell’udienza, la difesa di Cassoli ha voluto rilasciare una nota. “In questi 1351 giorni dall’ordinanza restrittiva, l’ex direttore Cassola (assistito nella prima fase anche dall’avvocato Luigi Giuliano del Foro di Roma), difeso dall’avvocato Luca Giudetti, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura, ha sempre fornito, sin dal primo interrogatorio di garanzia, la massima disponibilità a collaborare e chiarire i fatti contestati, le norme e le motivazioni che lo portarono come Rup ad affidare motivatamente e legittimamente, nel giugno del 2019, 3 incarichi diretti e sotto soglia a ditte specializzate, tramite Mepa-Consip, che dovevano supportare il Parco e i suoi Comuni, prima nello studio/ideazione delle schede di finanziamento e poi nelle progettazioni esecutive.

Finalizzato tutto all’ottenimento di circa 3 milioni di euro (poi arrivati) del maxi fondo clima del ministero dell’ambiente (piste ciclabili, interventi su dune, bosco, antincendio e riconversione energetica degli edifici). Una scelta fatta, nel pieno rispetto dell’allora Codice degli appalti e motivata dallo scarso tempo concesso dal Ministero per la predisposizione delle procedure e degli atti necessari; dalla complessità del compito e dalla poi assoluta scarsità di personale a disposizione al Parco. Prima e durante questa scelta l’ex direttore fu sempre comunque coadiuvato dai propri collaboratori e dalla competenza specifica di un supporto giuridico amministrativo al Rup nominato ad hoc.

Un modo di operare corretto, scrupoloso ed efficace, ha sempre sostenuto la difesa, che ha prevalso, nella sua legittimità, sulle accuse contenute in quella Ordinanza e risultate poi infondate. Il Tribunale del Riesame di Roma riconosceva infatti già il 14 marzo 2022 – entrando nel merito tecnico – la piena legittimità della procedura di appalto posta in essere dal Cassola ed affermava: “sulla base delle più recenti pronunce della Suprema Corte, l’insussistenza del reato contestato nell’ipotesi di affidamento diretto c.d. “puro”, sconfessando così completamente l’intero impianto accusatorio sul quale il Cassola era stato arrestato”.

“Era il 21 febbraio 2022 quando nei confronti dell’ex-direttore del parco del Circeo, venivano disposti gli arresti domiciliari a causa, secondo il teorema degli inquirenti, di gravi indizi di colpevolezza basati di fatto “solo” sul consistente lavoro di polizia giudiziaria di oltre 18.000 ore di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, sequestro di atti e faldoni, e che portò ad ipotizzare il reato di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente” (art. 353 bis c.p.) “in concorso” (art.110 c.p.) con i titolari delle ditte interessate. Si trattava del terzo filone della più complessa indagine della procura di Latina titolata “Dune” che portò alla emissione di misure cautelari anche per l’allora sindaca di Sabaudia e altri tecnici e amministratori. L’ordinanza veniva firmata dalla gip dott.ssa Castriota, che un anno dopo finiva in manette (20 aprile 2023) e quindi rinviata a giudizio per i reati contestati a vario titolo: corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità”.

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