Ieri mattina i volontari di Legambiente Sud Pontino hanno portato il ghiaccio per conservare il delfino morto e spiaggiato sabato 7 settembre al Lido Sirene presso Scauri nel Comune di Minturno. La carcassa sarà presa in carico dall’Istituto Zooprofilattico di Roma per i necessari accertamenti. Il sospetto, come ha dichiarato il Presidente di Legambiente Sud Pontino Eduardo Zonfrillo, è la piaga che sta affliggendo la specie nel Mediterraneo: morbillo. Sopravvalutata la ferita sul corpo del delfino provocata probabilmente dall’elica di un motore che, in un primo momento, sembrava potesse essere la vera causa del trauma letale.
Il fenomeno dei delfini morti per morbillovirus è iniziato tra la Toscana e la Liguria ma, il 18 agosto, ad Ostia fu ritrovato morto sulla costa un esemplare tra il porto e Fiumara Grande e da subito le cause furono individuate con tutta probabilità nella malattia.
La moria preoccupa sempre di più. Per il caso di Ostia, la preoccupazione fu doppia perché, come dichiarò la onlus Oceanomare Delphis, il delfino spiaggiato avrebbe potuto essere uno dei “Delfini Capitolini”, dal nome del progetto di ricerca e monitoraggio dei cetacei del litorale romano, tra Ostia, Fiumicino e Torvaianica condotto dal 2011. Tra le concause del morbillovirus che attacca i delfini, gli esperti hanno indicato anche l’inquinamento del mare causato dalle attività dell’uomo.
“L’autopsia del delfino presso l’Istituto Zooprofilattico di Roma servirà a escludere l’ipotesi peggiore che il tursiope abbia contratto una virosi simile al morbillo trasmesso dall’uomo – ha scritto ieri sul suo profilo social Eduardo Zonfrillo – Questa mattina (ndr: ieri) i volontari del Circolo Legambiente hanno provveduto a prelevare presso un ingrosso di prodotti ittici a Formia il ghiaccio necessario alla conservazione del delfino spiaggiato ieri sera presso il Lido Sirene a Scauri. Momentaneamente custodito presso una struttura del Comune di Minturno grazie all’interessamento del Comando della Polizia Comunale e in attesa di essere prelevato dall’Istituto Zooprofilattico di Roma per essere sottoposto ad accertamenti in grado di risalire alla causa certa della morte. Hanno cooperato anche gli operai del Comune di Minturno che si sono resi disponibili nonostante il giorno festivo. È ancora presto per esserne certi ma con molta probabilità la modesta ferita riscontrata sul cetaceo non è la causa del decesso e ne può aver contribuito. Si può pensare ad un ingestione di plastica, un trauma ma gli accertamenti sono mirati a vedere se siamo difronte ad una nuova epidemia di Morbillo la stessa malattia esantematica prima delle vaccinazioni diffusa tra gli umani e che ora, essendo i delfini dei mammiferi, si è trasmessa dall’uomo attraverso corsi d’acqua e scarichi a mare. In questi giorni sono stati riscontrati numerosi casi tra la Toscana e il Lazio. Speriamo che ora l’epidemia non sia diffusa tra la comunità dei delfini del basso Lazio ed isole pontine. Potremmo trovarci di fronte ad una altra tragedia provocata dall’uomo. Saperlo è necessario per vedere se è possibile rimediare”.
I delfini che vivono nelle acque italiane sono sempre più colpiti da malattie infettive ‘umane’, come morbillo, herpes, toxoplasmosi e salmonella, che rappresentano la principale causa di spiaggiamento lungo le nostre coste.
Non si tratta degli stessi ceppi che colpisce l’uomo, ma sono specifici per i cetacei, come il morbillivirus che recentemente potrebbe aver sterminano decine di megattere (Megaptera novaeangliae) e balene franche (Eubalaena glacialis) nell’Oceano Atlantico. Pur non trattandosi di agenti patogeni in comune con l’essere umano, la maggior parte di essi infetta questi animali proprio a causa dei fattori antropici, come l’inquinamento, che abbatte le difese immunitarie esponendo i cetacei a virus, batteri e altri microorganismi marini e terrestri. Le alluvioni possono infatti trascinare a largo agenti patogeni estremamente pericolosi per i mammiferi marini, che una volta ammalati non riescono più ad orientarsi e spesso muoiono sulle spiagge.