Abusi edilizi allo stabilimento balneare “Sombrero Beach Club” di Terracina: giudice dispone il rinvio a giudizio
Dovranno affrontare un processo per gli abusi edilizi nello stabilimento balneare di Terracina, Sombrero Bach Club, il dirigente del Comune di Terracina, Corrado Costantino, il geometra Giuseppe Zappone e il proprietario della struttura oggetto d’indagine, Ivano Perroni. A decidere per il rinvio a giudizio dopo l’udienza pre-dibattimentale è stato il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa. I tre imputati – coinvolti anche nella maxi indagine denominata “Free Beach” – sono difesi dagli avvocati Luca Giudetti, Giulio Mastrobattista e Pietro Iannitti.
La struttura del Sombrero, in Viale Circe, nel corso degli anni, ha subito anche due sequestri e altrettanti dissequestro in riferimento a questo indagine. I primi sigilli furono eseguiti a febbraio 2022 dalla Guardia Costiera, insieme ai Carabinieri della Compagnia di Terracina.
Il sequestro era stato disposto dal Giudice per le indagini preliminari dl Latina Pierpaolo Bortone, su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Il Gip aveva dato seguito all’indagine condotta dalla Polizia giudiziaria che si era concentrata su determinati interventi edilizi di ristrutturazione e riqualificazione della struttura, relativamente ad ampliamenti delle superfici, delle cubature e alla ridistribuzione degli spazi interni del medesimo complesso balneare.
Secondo gli inquirenti, sarebbero intercorsi, nelle more dei lavori, violazioni degli strumenti urbanistici generali, vieppiù in assenza dí specifiche disposizioni plano-volumetriche e in contrasto con il Piano di utilizzazione degli arenili del litorale dí Terracina.
Gli abusi sarebbero stati perpetrati all’interno della fascia di rispetto costiera dei 300 metri dalla battigia del mare e sottoposta a vincolo dí tutela paesaggistica.
Zappone è a processo anche per per lottizzazione abusiva in merito al complesso Pro Infantia. Nel 2019, il Servizio Attività Produttive del Comune di Terracina avevano rilasciato un parere contrario sul progetto presentato proprio da Zappone. Secondo il Suap, i nuovi interventi edilizi avrebbero alzato la struttura se confrontata con quella in essere e rispetto ai muri di parapetto del marciapiede pubblico. Le costruzioni, infatti, avrebbero limitato “la libera visuale del mare dagli spazi pubblici pedonali e carrabili del lungomare”. A concedere il via libera con varie prescrizioni (su tutte: lasciare libera la visuale) fu il Mibac e di seguito il Comune diede il permesso ai lavori, offrendo il lasciapassare, però, su prospettazioni fittizie di Zappone. Questo è almeno quanto sostenuto dall’indagine della Procura che, nella giornata di oggi, è sfociata nel rinvio a giudizio di tutte e tre i coinvolti.