SPOSA BAMBINA DAI DI SILVIO, IL COMUNE DI LATINA SARÀ PARTE CIVILE NEL PROCESSO

La casa Di Silvio/De Rosa in via Coriolano, a Campo Boario (Latina)
La casa Di Silvio/De Rosa in via Coriolano, a Campo Boario (Latina)

Sposa bambina, il sindaco Matilde Celentano: “Il Comune sarà parte civile al processo penale”

“Sono rimasta particolarmente scossa da quanto emerso dall’inchiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano per violenza sessuale aggravata ai danni di una minorenne. Una bambina di 12 anni costretta, pochi anni fa, a contrarre matrimonio con rito rom con un ragazzo anche lui minorenne e poi costretta ad abortire.

Una storia inaccettabile scoperta nell’ambito di indagini per traffico di stupefacenti e confluita nei gravissimi reati ai danni di una bambina, a tutt’oggi ancora minorenne, e che il mese scorso ha portato all’arresto di due dei quattro indagati. Come Sindaco sento la responsabilità di intervenire formalmente,  avendo l’intera vicenda colpito l’attenzione pubblica, oltre che quella dell’amministrazione nota per l’impegno a favore della tutela e garanzia dei diritti umani, in generale, e del rispetto della legislazione vigente in materia di matrimonio e alla prevenzione di fenomeni di violenza e sfruttamento nei confronti dei minori.

Oggi, infatti, ho chiesto all’Avvocatura comunale di predisporre ogni utile atto e proposta di delibera ritenuti necessari per la costituzione di parte civile del Comune nel futuro giudizio penale a carico dei presunti responsabili”.

È quanto dichiarato oggi dal sindaco di Latina Matilde Celentano.

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La vicenda giudiziaria è quella della bambina, tra i 12 e i 13 anni, che rimase incinta due volte sotto la casa di Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” o “Zagaglia” e Laura De Rosa detta “Puccia”. Come noto, l’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Procura di Latina aveva messo in luce questo scenario nell’ambito di una indagine anti-droga.

Proprio perché a conoscenza dei rapporti tra il figlio (all’inizio della relazione neanche maggiorenne) e la giovanissima, risultano indagati “Gianni” Di Silvio, la moglie Laura “Puccia” De Rosa e i due genitori della minore. Una storia difficile, evidentemente delicata, che ha provato molto la ragazzina, rimasta due volte incinta a dodici e tredici anni e la prima volta portata ad abortire in una clinica in Campania, a Castellamare di Stabia.

Sposata con rito zingaro (matrimonio non consacrato) al figlio di “Gianni”, la ragazzina, che oggi ha sedici anni, risulta, a differenza di quanto dichiarato dai coniugi Di Silvio, vivere in un casa famiglia. È merso nell’incidente probatorio tenutosi a febbraio.

È una storia che ha messo in luce la rappresentazione plastica degli usi e dei costumi della cultura Sinti (almeno quella che viene fuori in questo caso) che vuole la donna, ancorché bambina, essere sottomessa al “maschio” (in questo caso un ragazzino di 17 anni, oggi maggiorenne) e praticamente costretta a mettere al mondo figli senza soluzione di continuità. La ragazzina, infatti, dopo il primo aborto (un parto indotto per via del fatto che il feto era morto), rimane di nuovo incinta, nonostante il medico di Latina avesse sconsigliato una nuova gravidanza. Eppure alla famiglia Di Silvio-De Rosa, secondo gli inquirenti, non interessa: è per tale ragione che “Gianni” Di Silvio e Laura De Rosa, oltreché alla misura cautelare dovuta alla droga, sono finiti in carcere per il pericolo di reiterazione del reato sul lato della violenza sessuale aggravata. Successivamente, Laura De Rosa è stata scarcerata dal Tribunale del Riesame di Roma.

La situazione tra le due famiglie si incrina nel momento in cui i genitori della ragazzina chiedono di riportarla a casa, causando le ire di Laura De Rosa. Sarebbe la stessa ragazzina a far presente di non voler più tornare a Campo Boario. Ad essere indagati per il reato di violenza sessuale aggravata, come detto, tutti e quattro gli adulti i quali, ben consapevoli del quadro che si era formato, non avrebbero fatto niente per impedire la relazione tra i due giovanissimi, sebbene la madre della dodicenne si fosse lamentata più volte del fatto che la figlia dovesse sottomettersi alle logiche della famiglia Di Silvio-De Rosa, con tanto di tipico vestiario zingaro. Uno dei particolari più innocenti se si considera il resto della storia.

Sul caso, proprio perché l’aborto è avvenuto a Castellamare di Stabia, ha messo gli occhi anche la Procura territorialmente competente, quella di Torre Annunziata. Il fatto messo all’attenzione dalla Procura campano è quello avvenuto nel mese di novembre 2021 poiché la ragazzina di 12 anni, dopo una visita medica, portava in grembo un feto morto. La minore era alla 22° settimana di gravidanza e doveva essere indotto il parto.

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