FILLEA CGIL ROMA E LAZIO: ELETTO PICCOLI COME SEGRETARIO

Diego Piccoli è il nuovo segretario generale della Fillea Cgil di Roma e Lazio. Al termine dell’assemblea degli edili Cgil, che si è tenuta presso la sede di Libera a Roma alla presenza del Segretario generale nazionale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco e il Segretario della Cgil di Roma e Lazio, Natale Di Cola e di Don Luigi Ciotti. Diego Piccoli prende il posto di Benedetto Truppa, che andrà a ricoprire un incarico di rilievo nella Fillea Cgil nazionale. 

La guida della Fillea Cgil di Roma e Lazio di Diego Piccoli all’insegna di cinque parole d’ordine: Legalità, Sicurezza, Contrattazione, Bilateralità, Territorio.

Prima del voto dell’assemblea generale, Piccoli ha spiegato alla platea le linee programmatiche alla base del suo mandato. «Ringrazio i Centri Regolatori per aver individuato nel mio nome la proposta di sintesi per la guida della Fillea CGIL di Roma Lazio. Mi emoziona molto e contemporaneamente mi fa sentire il peso della responsabilità. Non un nome ma la sintesi di una squadra, di un collettivo, che in questi anni, è cresciuta molto». E, poi, il monito: «La scelta della sede di Libera non è solo un elemento simbolico ma il primo impegno programmatico. Lotta contro le mafie, per la legalità, per liberare i tanti lavoratori dalle catene del caporalato e dall’intermediazione di manodopera e perché le opere in questo Paese, in questa Regione e in questa città siano per il bene comune e non opportunità di guadagno e riciclaggio per le organizzazioni del malaffare e che la filiera dei materiali non sia una lavatrice per gli sporchi affari». 

Nel suo discorso di presentazione Piccoli ha tracciato i caposaldi della sua segreteria confermando che per affrontare le prossime sfide servirà un sindacato unito e forte. «Siamo tutti consapevoli del buon stato di salute della nostra federazione, degli impegni straordinari dei prossimi mesi a partire dalla campagna referendaria insieme al lancio delle sfide che ci vedranno in campo: vertenzialità, contrattazione e proselitismo. Svolgiamo questa Assemblea, quasi, all’indomani del rinnovo del contratto nazionale dell’edilizia che è una gran bella notizia per le lavoratrici e i lavoratori del settore perché portiamo a casa un risultato tangibile: il salario. 180 euro al primo livello e 210 euro al secondo livello. Un aumento del 18% dei minimi contrattuali. Mai raggiunto un risultato del genere. Rinnovo del contratto si traduce in salario, semplificazione e denuncia unica e inclusione. Il salario riconsegna il potere di acquisto ai lavoratori e alle loro famiglie. La semplificazione delle procedure, la denuncia unica, aumentano la funzione pubblicista delle Casse edili e le ripara dagli attacchi esterni. L’inclusione è la denuncia degli impiegati nelle casse edili, attraverso la denuncia/versamento dell’Evr, gli impiegati rappresentano ormai un sesto del settore. Inclusione sono, anche, la formazione e sicurezza, a partire dai lavoratori migranti. Anche in questo modo si afferma una idea di mondo più giusta. Ricordo a tutti noi, a me in primis, che gli attacchi che in questi mesi stanno portando avanti al sistema bilaterale e a noi sindacati principalmente, improvvisate associazioni datoriali e sindacati di comodo, non sono altro che la richiesta degli attori più spregiudicati del settore di scappare dalle regole e dalla legalità del contratto. Quel che è ancora più pericoloso è che questo Governo sta sostenendo questi soggetti al fine di indebolire il sindacato, Cgil in testa, che insieme alla Uil, ne è l’unica forza di opposizione agli sciagurati attacchi a lavoratori e pensionati di questo paese». 

Piccoli porta con sé una vasta esperienza acquisita nel mondo sindacale e nella Fillea che sottolinea la sua capacità di stimolare e cogliere la crescita del settore in evoluzione e la sfida, per il sindacato è «Fare molto e molto di più. Quel “di più” che abbiamo conquistato con la contrattazione lo dobbiamo praticare effettivamente. Ci aspetta una scelta coraggiosa: cambiare il nostro modello organizzativo sul proselitismo. Proprio per questo motivo stiamo aprendo delle sedi. Dopo quella di Frosinone e la buona esperienza dello spazio a Latina “Lestrella Pop” che devono diventare sempre di più luoghi di conflitto e presidio sindacale, apriremo la sede nel quadrante di piazza Don Bosco a Roma Spoc e stiamo per finalizzare l’acquisto di una nuova sede a Tor Bella Monaca che dovrà essere un riferimento per le esigenze dei lavoratori migranti: il 55% dei lavoratori edili, infatti, sono di cittadinanza straniera, tantissimi extra UE. Ora, dobbiamo continuare, insieme alla Confederazione investire di più sulle reali esigenze dei lavoratori e sugli strumenti di tutela e difesa. La Fillea ci sarà per programmare insieme progetti mirati e per rafforzare il sistema dei servizi e delle tutele: migranti, malattie professionali, accesso alla previdenza. Le difficoltà di accesso al fondo prepensionamento, ad esempio, in questa regione devono essere superate anche in un rapporto diverso con il patronato Inca. Se “andare in pensione prima” non è uno slogan ma un atto di civiltà, anche noi dobbiamo essere più efficienti ed efficaci».

Richiama, poi, l’azione politica che deve avere al centro il cantiere, la fabbrica e il presidio del territorio. «La politica dei quadri come benzina per raggiungere i nostri risultati con l’ambizione di arrivare al prossimo, ormai, vicino, congresso con una struttura vera di lavoratrici e lavoratori, proseguendo gli investimenti fatti sui giovani ma con la priorità già condivisa di una vera ed efficace politica dei quadri che investa sulle donne. Vogliamo andare oltre le percentuali garantite dal nostro Statuto sulla presenza di genere e il mio impegno è di investire sulle esperienze e le competenze delle compagne». 

Esorta l’assemblea a «Mettere in campo una retorica “superiore” perché il lavoro è superiore alla precarietà. Perché la sicurezza è superiore alla insicurezza. Perché la pace è superiore alla guerra. E per volere la pace, i diritti e un lavoro di qualità ci vuole un grande coraggio!». 

Il cambio di guardia nella Fillea Cgil di Roma e Lazio arriva all’inizio del Giubileo, Piccoli richiama sulla preparazione che «ha segnato un momento molto alto per la nostra azione di contrattazione con le stazioni appaltanti pubbliche a partire dal Comune di Roma, ha condizionato la nostra azione quotidiana e anche i tavoli di trattativa dei contratti integrativi provinciali». 

E, segnerà una delle azioni dei prossimi mesi «l’obiettivo è tramutare i Protocolli giubilari in contrattazione strutturale che ci faccia conquistare strumenti fondamentali nella salvaguardia dei lavoratori e per far emergere il grigio del settore. Il badge nei cantieri pubblici a Roma. Ma il Giubileo ha anche un valore profondo: ricominciare. Immaginate cosa potrebbe rappresentare in termini di tracciamento delle maestranze, per la lotta al caporalato, alla legalità, sugli orari di lavoro e sulle figure presenti in cantiere e sui contratti applicati. Potrà essere un’arma in più nella difesa dei lavoratori dei beni culturali. Con il badge di cantiere potremmo, definitivamente, aprire una vertenza per e con questi lavoratori e lavoratrici nella capitale mondiale del restauro e dell’archeologia».

L’azione sindacale degli ultimi anni ha riguardato gli impianti fissi del settore e, su questi insiste Piccoli «i materiali devono avere un’attenzione diversa. Non possiamo fare solo un ragionamento di opportunità, di rappresentatività e di risorse. Dobbiamo rilanciare i coordinamenti degli iscritti e dei delegati. Assicurare la giusta formazione a questi. Costruire una banca dati di iscritti e accordi. In questi anni si è ricominciato a contrattare e ad eleggere RSU. Non basta. Se penso alle cave del travertino di Guidonia ma anche a quelle di Basalto a Monte Compatri -afferma-, dobbiamo avere una strategia che ci permetta di tutelare lavoratori e territorio. E allo stesso tempo, immagino il basalto, anche cominciare con coraggio ad immaginare un futuro diverso a quei territori, a quei lavoratori e a quelle lavorazioni. È bastata una pronuncia al Consiglio di Stato per chiudere uno stabilimento con 135 dipendenti a Monte Compatri. È bastata una seduta a colpi di maggioranza in Consiglio regionale per interrompere un confronto con amministrazioni, datoriali e sindacati sulla legge sulle cave. La legge dobbiamo pretenderla ma dobbiamo, anche, avere la capacità di convincere il territorio e le istituzioni».

Secondo Piccoli «La pandemia sembrava, nella sua drammaticità, l’opportunità di un nuovo pensiero della sinistra mondiale. E, invece, si è persa la più grande occasione: rilegittimare la democrazia che è prima di tutto inclusione e redistribuzione delle ricchezze. Con un esecutivo che va avanti a colpi di condoni, di politiche securitari, di provvedimenti contro pensionati e lavoratori, che tradisce gli impegni elettorali: le pensioni su tutto è aggravato anche dal contesto internazionale. Ambiente, guerra, pace, lavoro rappresentano crisi drammatiche in tutto il pianeta che non ci lasciano indifferenti». 

Piccoli torna sulle questioni locali affermando che «Dobbiamo avere la capacità di condizionare gli investimenti. Il Comune dovrà ascoltarci rispetto alla priorità di ricucire i fili sociali delle periferie con il centro, la Regione dovrà cominciare a dimostrare amministrare per costruire una regione più giusta. Tutti gli indicatori -sottolinea- evidenziano impoverimento e difficoltà di accesso allo stato sociale.) e per RICOSTRUIRE! Sì, ricostruire. È una vergogna che dal terremoto del 2016, nel cratere, la ricostruzione non sia ancora effettivamente partita. C’è da dare risposte concrete a quelle popolazioni, c’è da dare una risposta di sistema alle aree interne della nostra regione. Ci sono tante risorse destinate ma non ci sono politiche strutturali lungimiranti. Aprire, come abbiamo fatto nelle ore precedenti a questa assemblea, il confronto con la Regione perché ci sono infrastrutture che non possono essere rinviate: nei prossimi giorni si riaprirà in Regione la discussione sulla bretella cisterna Valmontone e sulla Roma Latina».

La sicurezza sul lavoro «è per noi l’altro grande tema. Purtroppo nel Lazio i numeri sono impietosi. Ogni anno abbiamo registrato nuovi drammatici record. È una vera e propria strage quotidiana., con  il “modello giubileo” abbiamo affermato che si può fare, anche in tempi celeri, portando a zero le vittime, tanto va ancora fatto. Le recenti tragedie nei nostri cantieri ci chiedono un maggiore controllo e una governance più forte, sia nelle opere pubbliche che in quelle private. È divenuta oramai una necessità gettare le basi per il funzionamento di una Procura Nazionale che si possa occupare dei reati in materia di salute e sicurezza. Il sogno degli zero infortuni forse è irrealizzabile, ma il miglioramento delle leggi e delle norme, come il loro rispetto, non lo sono affatto. Resta ancora molto da fare. La sicurezza sul lavoro deve essere vista come una battaglia di civiltà e giustizia sociale. 

Formazione e sicurezza per aprire una nuova stagione unitaria delle federazioni dell’edilizia «Nonostante le vittorie e le opportunità, in questi anni le divisioni che hanno indebolito i levorotatori sono state, in alcuni casi, insuperabili. Nel Lazio abbiamo provato, come Fillea, sempre a non spezzare e strappare il filo che ci ha mantenuto uniti. Ma non basta. Rimettere al centro della nostra azione come prioritarie salute e sicurezza significa, anche dopo la sottoscrizione del patto di Roma, provare, nel merito, a riavvicinare le posizioni delle tre federazioni. Anche con Feneal e Filca, se si è uniti si rafforzano le posizioni dei lavoratori e se ne migliorano le condizioni. Sono cresciuto con l’idea che l’unità sindacale sia precondizione di forza dei lavoratori. Il mio impegno perché tale unità possa essere un obiettivo raggiungibile sarà straordinario. Ripartiremo dai nostri delegati e dalle nostre delegate -continua- quindi nel territorio, nella nostra prossimità». 

«Don Mattia, in una delle iniziative del percorso che la Fillea ha fatto con l’UNICEF, ci ricordava che la burocrazia è improntata per rendere impossibile l’iter di ottenimento della cittadinanza o del permesso di soggiorno, a chi vede il nostro Paese come un’opportunità». 

Una verità confutata dalla realtà: «Mercoledì mattina eravamo fuori la Questura di Roma, davanti l’ufficio immigrazione dove, il giorno prima, è morto un uomo in attesa di poter essere ricevuto per il suo permesso. Roma ha un solo ufficio immigrazione. Siamo arrabbiati e ci vergogniamo. La vita è una sola per ogni abitante di questo pianeta. Ognuno ha il diritto di poterla vivere nel miglior modo e dignitoso possibile. Per noi, la cittadinanza, insieme al lavoro e alla pace, è un valore sul quale costruire inclusione e, quindi, sicurezza. Una idea di Sicurezza in antitesi con quella di Meloni, Salvini e Piantedosi. Metteremo in campo delle azioni per accogliere, veramente, come insegnare la lingua italiana a questi lavoratori sarà una delle iniziative che metteremo in campo fin da subito. Con l’Auser avvieremo le prime classi di italiano per stranieri già da questa primavera. La condizione di questi lavoratori, spesso, rappresenta le sofferenze del mondo, storie di conflitti, di finte tregue e di desiderio di pace. Lo dicevo prima: la nostra azione di prossimità, nel territorio per affermare una nuova giustizia sociale». «L’integrazione è sicurezza e la formazione nel nostro settore deve essere l’emblema dell’integrazione. La formazione protegge la vita dei lavoratori ma è l’affermazione di un’idea di mondo diverso. La prossima presidenza Fillea della Pslc dovrà essere una vera missione». 

Piccoli, in continuità con il lavoro fino ad oggi fatto nei territori rinnova l’alleanza con le realtà di quartiere come quella di Quarticciolo con la quale si portano avanti iniziative per rigenerare e riqualificare la zona confermando che «Il primo marzo saremo al loro fianco. La vertenza Quarticciolo va oltre i confini territoriali di quella periferia. Quarticciolo è Roma. Quarticciolo rappresenta la vertenza sulla casa in questa città e sullo stato di salute del patrimonio pubblico. Quarticciolo rappresenta, così come declinato nel documento della Fillea nazionale, un’idea differente di rigenerazione che diventa sociale. Affermare un’idea di sicurezza anni luce lontana dal modello Caivano, che parta dalle priorità e dai bisogni di chi il territorio lo vive”.

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