Corruzione in Tribunale: si è svolta la prima parte dell’udienza preliminare per l’ex giudice di Latina, Giorgia Castriota
L’ex giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota (attualmente sospesa dal Csm), chiede di patteggiare la sua pena a 3 anni. La stessa richiesta è stata fatta anche dagli altri due indagati Silvano Ferraro e Stefania Vitto. L’unico a chiedere i lavori socialmente utili è il quarto indagato, Stefano Evangelista. È questo l’esito della prima parte dell’udienza preliminare incardinata presso il Tribunale di Perugia. Alla richiesta di patteggiamento, è stato dato parere favorevole da parte del pubblico ministero Gennaro Iannarone, titolare dell’indagine insieme al Procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone. Il giudice per l’udienza preliminare del del Tribunale di Perugia, Valerio D’Andria, ha rinviato al prossimo 7 febbraio quando, molto probabilmente, verrà sciolta la riserva sull’accoglimento del patteggiamento richiesto dagli indagati. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Leone e Paolo Zeppieri, Gianluca Tognozzi, Giuseppe Valentino e Giulio Liscio.
Ad ottobre, ad apertura dell’udienza preliminare, c’è stata la presentazione delle richieste di costituzione di parte civile. A chiedere di costituirsi contro l’ex giudice pontino e gli altri indagati, l’imprenditore di Nettuno e grande accusatore del sistema Castriota, Fabrizio Coscione. Hanno fatto richiesta di essere parte civile del processo anche le società riconducibile a Coscione, come la ISP LOGISTICA s.r.l. e la ISP SERVIZI s.r.l. Da ultimo, hanno presentato l’atto di costituzione di parte civile, tramite l’avvocatura dello Stato, anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia.
Nei mesi scorsi, il sostituto procuratore di Perugia, Gennaro Iannarone, aveva chiuso l’inchiesta che, ad aprile 2023, arrivò a un punto di svolta per via di un’ordinanza di custodia cautelare che dispose il carcere per l’ex Gip del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota. Tra le parti offese indicate dalla Procura perugina risultano il Ministero della Giustizia, l’Agenzia delle Entrate e l’imprenditore da cui è partita la denuncia a carico del magistrato, Fabrizio Coscione. Tra i reati contestati, oltreché alla corruzione e all’induzione indebita, anche un’omessa denuncia per furto, a carico di Castriota, nell’ambito di un’amministrazione giudiziaria di una società posta sotto sequestro.
Ad agosto 2023, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia, Natalina Giubilei, che ad aprile dello stesso anno aveva firmato l’ordinanza di arresti per Giorgia Castriota e Silvano Ferraro, collaboratore nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria ed ex compagno della giudice all’epoca dei fatti, aveva deciso di concedere la libertà a entrambi.
Non più arresti domiciliari dove erano ristretti dopo la decisione del Riesame di Roma dello scorso maggio 2023 che aveva tolto loro la misura più dura del carcere. Castriota e Ferraro erano stati liberati per il venir meno delle esigenze cautelari.
Tutti e due, come noto, erano finiti in carcere nell’ambito dell’indagine della Procura di Perugia nella quale sono stati contestati a vario titolo i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità. Ai domiciliari, invece, finì l’amica del giudice, Stefania Vitto che, a luglio 2023, aveva ottenuto la revoca della misura restrittiva ed era tornata in libertà.
Castriota, ex gip-gup del Tribunale di Latina sospesa dal Csm, e Silvano Ferraro, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, avevano ribadito che i gioielli o l’orologio di lusso erano regali fatti da Ferraro a Castriota nell’ambito della loro relazione sentimentale e che non c’era mai stato accordo corruttivo né tangenti in cambio degli incarichi nelle società sequestrate all’imprenditore di Nettuno, Fabrizio Coscione, da cui sono partite le denunce a carico di Castriota, poi sfociate nell’inchiesta coordinata dal Procurato Capo di Perugia, Raffaele Cantone.
Le indagini avviate dalla Procura di Perugia sono state delegate ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Perugia ed erano in corso, da parecchi mesi, già nel 2022, nel massimo riserbo.
Il procedimento penale trae origine dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società (Fabrizio Coscione), tutte riconducibili al medesimo gruppo operante nel settore della logistica, sottoposte a sequestro nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari, presso la Procura della Repubblica di Latina. Nello specifico, l’imprenditore, Fabrizio Coscione di Nettuno, lamentava irregolarità e condotte non trasparenti che vi sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto da lui prospettato, sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari.
Secondo quanto emerso dalle investigazioni, il conferimento degli incarichi nelle società sequestrate a Vitto e Ferraro (compagno-amante di Castriota) sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con il decreto legislativo n. 159/2011, il quale stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi net tempo e connotato da reciproca confidenza, nonche il rapporto di frequentazione tra commensali abituali“.
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