OMICIDIO GROSSI, CARROCCIA E QUINTO NON NEGANO IL PESTAGGIO DELL’UOMO. PER LA DIFESA LE BOTTE NON HANNO CAUSATO LA MORTE

Arrestati due uomini gravemente indiziati dell’omicidio di un uomo di 63 anni a Fondi, l’operazione è stata condotta dai Carabinieri

Si sono svolti in carcere gli interrogatori di garanzia dei due uomini arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Terracina, guidati dal Maggiore Saverio Loiacono, e accusati di aver malmenato brutalmente il 63enne di Fondi, Antonio Grossi, morto sei giorni dopo l’aggressione in data 9 giugno 2024.

A finire in manette il 42enne Nico Carroccia e il 25enne Matteo Quinto, entrambi difesi dall’avvocato Giancarlo Vitelli. Sia Carroccia che Quinto hanno scelto di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nessuno dei due ha negato di aver picchiato Grossi al bar Centrovalle di Lenola, tuttavia la difesa contesta che quelle botte per quanto brutali abbiano determinato il decesso dell’uomo accaduto sei giorni dopo.

Carroccia, infatti, sarebbe accusato di aver spinto via dalla panca fuori dal bar il 63enne Grossi, mentre Quinto ha minimizzato i colpi inferti all’uomo il quale, secondo la ricostruzione degli inquirenti, stava importunando i baristi e alcuni clienti. Inoltre, secondo la difesa, il referto del pronto soccorso del San Giovanni di Dio di Fondi non accenna a problema alla milza dopo il pestaggio, così come sottolineato dall’esame autoptico eseguito dal medico legale Maria Cristina Setacci. I sanitari del pronto soccorso avrebbero solo evidenziato un trauma al polso. Altro aspetto da chiarire, così come sollevato dalla difesa, è che nove giorni dopo la morte di Grossi, la sua casa, dove fu rinvenuto il cadavere dal fratello, fu violata sebbene ci fossero i sigilli disposti dal sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione, che ha firmato le indagini.

Carroccia e Quinto rimangono gravemente indiziati dell’omicidio preterintenzionale aggravato di Antonio Grossi. Le preliminari risultanze della morte dell’uomo, secondo gli inquirenti, apparvero incongruenti con una morte per cause naturali, motivo per cui, il sostituto procuratore, Martina Taglione, dispose l’esame autoptico sulla salma, permettendo di accertare che la morte era conseguenza di una doppia lesione alla milza, compatibile con un pestaggio avvenuto nei giorni precedenti.

Le indagini avviate dai militari, anche di natura tecnica, hanno consentito di ricostruire come l’evento si fosse verificato il precedente 3 giugno, all’esterno di un bar di Lenola, ad opera dei due uomini, chiamati sul posto dal proprietario dell’esercizio, per liberarsi della presenza, fastidiosa, ma non pericolosa, del 63enne fondano.

Grossi, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei Carabinieri, spesso, si presentava palesemente ubriaco, come nell’occasioneNella circostanza, i due aggressori hanno colpito selvaggiamente la vittima, anche con alcune sedie reperite all’esterno del bar, come ripreso da una telecamera esterna dell’impianto di video-sorveglianza.

Nel corso delle investigazioni è stato documentato un clima di diffusa omertà, caratterizzato da atteggiamenti reticenti di varie persone informate sui fatti, probabilmente per la paura nei confronti dei due indagati, di cui uno, Carroccia, pluri-pregiudicato, temuto per l’indole aggressiva. Carroccia è, infatti, un habitue delle cronache giudiziarie: coinvolto nella maxi operazione anti-droga “San Magno”, il 42enne ha svariati precedenti, tra cui una condanna definitiva per aver crivellato di colpi l’auto di un ispettore di Polizia e un’altra condanna passata in giudicato per l’estorsione nei confronti di un allevatore di Monte San Biagio.

I due arrestati sono stati condotti presso la casa Circondariale di Latina, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, a cui dovranno rispondere delle gravi accuse di omicidio preterintenzionale aggravato.

Sulla morte di Antonio Grossi, di professione giardiniere, la Procura della Repubblica aveva aperto sin da subito un’inchiesta tanto da disporre l’autopsia eseguita lo scorso 10 giugno. Il suo cadavere è stato trovato in casa in via Giovanni Tribuzio, in località San Magno, a Fondi, domenica 9 giugno. Non è stata esclusa la pista sin dall’inizio la pista dell’aggressione.

Dopo il ritrovamento del cadavere, sul posto è giunto il personale sanitario chiamato dal fratello. I sanitari hanno tentato di rianimare l’uomo, ma ogni tentativo di salvargli la vita si è rivelato purtroppo inutile. Sulla salma, sono state notate alcune piccole lesioni. Inoltre, la settimana precedente alla sua morte, Grossi sarebbe andato al pronto soccorso, spiegando ai medici di essere caduto da un albero, per sottoporsi ad altri accertamenti sanitari, ma rifiutando il ricovero.

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